Se non riguardasse anche temi estremamente seri come migliaia di posti di lavoro e miliardi dei contribuenti, sulla vicenda della vendita della Opel alla Magna si potrebbe anche fare un gioco: togliere il nome della casa automobilistica tedesca e al suo posto mettere quello dell’Alitalia.

Sembrerebbe di assistere a un film già visto non molto tempo fa e girato proprio qui da noi con il capo del governo che in televisione annuncia la scelta di un acquirente a lui più gradito rispetto a un altro. È quello che ha fatto in passato Silvio Berlusconi con l’ex compagnia di bandiera; è quello che ha fatto giovedì scorso la Cancelliera Angela Merkel con la filiale tedesca della General Motors.



In entrambi i casi la politica ha fatto da navigatore, ha guidato le scelte in due situazioni di profonda crisi industriale. Berlusconi era in campagna elettorale e voleva un campione nazionale, un gruppo di patrioti disposto ad aprire il portafogli per impedire il passaggio dell’Alitalia all’Air France. Lo ha avuto. Ma sarà questa la soluzione definitiva? Riuscirà la Cai di Roberto Colaninno ad avere successo? Sarà difficile, molto difficile, malgrado gli aiuti ottenuti dal governo, dall’antitrust, dalle banche.



Allo stesso modo la Cancelliera ha di fronte a sé l’appuntamento con le urne del 27 settembre e vuole un acquirente che garantisca un punto irrinunciabile: nessun posto di lavoro dovrà essere tagliato in Germania. Questa è anche la richiesta dei sindacati, dei socialdemocratici, il cui peso sarà determinante alle elezioni che vedono la Merkel in posizione non solidissima almeno nei sondaggi.

E questa garanzia l’ha ottenuta: gli acquirenti hanno assicurato che nessuno dei quattro impianti della Opel in Germania sarà chiuso, che nessuno dei 40 mila dipendenti tedeschi perderà il suo posto di lavoro. Il portavoce della Magna ha dichiarato che, caso mai, verrà chiuso l’impianto di Anversa. E tanto peggio per i belgi.



Come per il caso Alitalia-Cai, è fondato chiedersi se questa sarà la soluzione definitiva, se i canadesi della Magna (produttori di componenti per auto) e la banca russa Sberbank saranno davvero i partner industriali capaci di dare una prospettiva alla Opel una volta che questa sarà fuori dal perimetro e dal know how della General Motors. Non è detto.

D’altra parte gli stessi portavoce della Magna hanno dichiarato che l’operazione non è ancora stata perfezionata, che ci sono dei punti da precisare. Evidentemente vogliono che Berlino stacchi quell’assegno da 4,5 miliardi di euro in aiuti che ha promesso prima di mettere la loro firma definitiva. Meglio essere prudenti e prendere con le molle le promesse dei politici, anche se tedeschi.

Si vedrà come andrà finire. Il mercato europeo dell’auto soffre da tempo di un problema di eccesso di capacità produttiva. E questo problema si ripresenterà ancora aggravato fra un anno quando, finito l’effetto delle rottamazioni decise in vari Paesi, la domanda secondo le previsioni tornerà a contrarsi. Ma a quel punto le elezioni saranno alle spalle.