L’ad di Enel Fulvio Conti ha spiegato al Sussidiario le prossime sfide di Enel: dal nucleare alla Russia, fino alla collaborazione con i paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. Mentre dalla domanda di elettricità arrivano segnali di ripresa.
Il nostro paese, in questo momento, dipende dalle importazioni. L’84,6% dell’energia primaria consumata viene dall’estero e il mix di produzione è sbilanciato su gas e petrolio. Sembra necessario il nucleare. A che punto è l’Italia?
Negli anni scorsi Enel ha recuperato le tecnologie con investimenti mirati in Slovacchia, in Francia e in Spagna. Ora ha competenze specifiche nella tecnologia russa in Slovacchia, dove sta costruendo una nuova centrale nucleare; è poi in Spagna con impianti nucleari a tecnologia americana ed è stata invitata, insieme ad altri operatori, dal governo rumeno a partecipare allo sviluppo della nuova centrale in Romania a tecnologia canadese. Infine, sta costruendo insieme a Edf una nuova centrale nel nord della Francia a tecnologia Epr, nuova, evoluta e conveniente sia per le dimensioni di scala che per l’avanzata concezione nella gestione dei rifiuti. Oltre che per la durata di 60 anni. Per questi motivi la tecnologia francese rappresenta la soluzione più indicata per un paese come l’Italia che ha pochi siti disponibili.
Il ministro Scajola ha dichiarato che Enel poserà la prima pietra della prima centrale nucleare nel 2013: sarà rispettata questa scadenza?
Dal momento in cui è partito il processo, Enel non solo ha acquisito tecnologie, ma ha formato ingegneri usciti dai politecnici italiani che ora stanno acquisendo competenze sugli impianti esteri e che sono assistiti da quelli “anziani” che hanno recuperato il loro mestiere originario. Gli ingegneri di Enel stanno ora lavorando con i colleghi francesi alla pre-fattibilità in modo tale che, quando sarà disponibile il decreto del ministero dello Sviluppo economico che indica i criteri per la definizione dei siti, la pre-fattibilità verrà trasformata in uno studio di ingegneria di fattibilità e partirà il processo operativo. Entro la fine dell’anno i decreti attuativi del ministero dello Sviluppo economico dovrebbero essere approvati e a partire da quel momento ci saranno pochi mesi necessari per la formazione di tutte le autorità competenti di espressione ministeriale o indipendenti che dovranno sovraintendere alla gestione del nucleare. Se questi tempi verranno rispettati ci sarà la cantierizzazione del primo dei siti entro il 2013 per una conclusione dei lavori entro il 2018.
La crisi ha determinato un netto calo dei consumi di elettricità. Quali prospettive ci sono per la ripresa della domanda di elettricità nei principali mercati in cui opera Enel?
La domanda di energia è uno degli indicatori più solidi dello stato dell’economia e nei primi sei mesi dell’anno in Italia l’andamento dei consumi, che hanno accusato una riduzione dell’8%, ha giustificato la preoccupazione per l’economia reale. La caduta della domanda si è attenuata nel mese di luglio. Occorre ora aspettare settembre per vedere se questo rallentamento della caduta porta i segni di una ripresa e di una crescita.
E negli altri paesi?
In Spagna la situazione è diversa perché il peso del manifatturiero è molto inferiore all’Italia e si è ancora in uno scenario di debolezza dopo la crisi del settore immobiliare. Nell’est Europa c’è un fenomeno di arresto della caduta e segnali positivi vengono anche dalla Francia e dalla Germania. Soffre invece ancora la Gran Bretagna. Germania, Francia e Italia, essendo economie basata sul manifatturiero, possono sfruttare il traino di Cina e India che continuano a crescere.
Dopo il disastro della centrale idroelettrica russa di Sayano-Shushenskaya, si apriranno ulteriori spazi di collaborazione anche in quell’ambito?
Enel ha espresso le proprie condoglianze per il disastro e ha offerto la collaborazione dei propri ingegneri per ripristinare al più presto un impianto che è importane per l’economia del paese. La ragione per cui Enel investe in Russia è che il paese ha un disperato bisogno di investimenti: ha infrastrutture obsolete, specie in considerazione dello sviluppo economico avvenuto. Anni fa ebbi occasione di parlare con Putin in merito a questa necessità. Per lui è stata la prima volta che ha sentito uno straniero dire di essere disposto a investire nel paese per il paese. Ha dato a Enel e agli altri operatori garanzie sulla liberalizzazione e i prezzi e, per il momento, è stato di parola.
Come state operando in Russia?
Enel, oggi, ha 8500 MW in Russia e, grazie all’approccio non rapace, ha avuto accesso diretto al gas in collaborazione con Eni e Gazprom. Ha, inoltre, stretto rapporti importanti anche con l’ente russo preposto allo sviluppo del nucleare. L’idroelettrico è invece rimasto integralmente nelle mani del governo russo. Ora occorrerà vedere se il disastro del 17 agosto comporterà dei cambiamenti allo status quo e una maggiore apertura anche in questo settore.
Dopo i recenti sforzi per una maggiore collaborazione tra Italia e Libia, pensa che Enel potrebbe avere nello stato africano margini d’intervento? Sul solare per esempio…
La Libia è un paese che offre molte opportunità e ha bisogno di tecnologie. Per Enel però la Libia non è ancora un paese partner. Ultimamente ha espresso interesse a entrare nell’azionariato di Enel ma, poi, non sono stati fatti passi avanti anche se ovviamente, come per tutti gli azionisti, è sempre possibile comprare azioni sul mercato. In prospettiva occorre avere presente che la Libia è molto vicina e avendo risorse e materie prime c’è un interesse strategico, come c’è per paesi come Egitto, Algeria e Tunisia, a portare tecnologie adatte a quel territorio. La tecnologia del solare ad alta concentrazione può essere adatta a Libia, Nordafrica e Medio oriente.
Quali sono le prospettive di Enel Green Power?
Sono molto interessanti perché le rinnovabili sono parte integrante della soluzione al problema energetico. Dal lato della sostenibilità ambientale hanno un chiaro vantaggio, ma hanno un costo maggiore. Attualmente vanno incoraggiate con incentivi che rendano conveniente l’investimento. Questo sarà necessario finché la tecnologia non renderà comparabili i costi con i combustibili fossili. Il punto di forza di Enel Green Power è che solo una parte minima ha bisogno di sussidi, perché si fa ricorso per esempio anche all’idroelettrico, alla geotermia e alle biomasse. Ciò riduce il rischio di modifiche regolatorie.
Ad oggi,a quanto ammontano le sue emissioni energetiche?
Oggi Enel Green Power produce 17/18 teravattora di energia e serve clienti in 17 Paesi. Non bisogna disperdere questo patrimonio di competenze e soprattutto bisogna evitare di spezzettare per regione le rinnovabili. Enel può portare in borsa Enel Green Power per raccogliere fondi per sviluppare ulteriormente la capacità. È importante però mantenere integra la gestione e la maggioranza assoluta.