Sei milioni di euro in pasta, biscotti, cereali, sughi pronti e fette biscottate. E’ il valore dei prodotti donati in un anno al Banco alimentare dal quartier generale della Barilla a Parma. Ciascuno dei quali è utilizzato per sfamare le migliaia di famiglie che in Italia non possono permettersi un pasto dignitoso o altri beni di prima necessità. E quello di Parma è solo uno dei 54 stabilimenti della Barilla, ciascuno dei quali rifornisce il Banco alimentare che poi smista gli alimenti agli enti non profit. Un dato che la dice lunga sull’idea di impresa che muove chi gestisce la società presente sul mercato italiano dal 1877. E che in questi giorni a Milano ha presentato il suo nuovo Rapporto di sostenibilità. Come ha sottolineato Luca Virginio, direttore della comunicazione Barilla, al centro del rapporto c’è l’idea che mercato e responsabilità sociale non siano antagonisti, ma fattori che concorrono a migliorare insieme la società.
MERCATO E BENE COMUNE – «Il mercato è uno strumento potente per determinare quali sono i comportamenti giusti o sbagliati delle imprese – ha ricordato Virginio -. La gente, le famiglie, decidono chi deve rimanere sul mercato, premiando le aziende con una visione a lungo termine. Quelle cioè che producono ciò che ritengono sia un bene per l’intera società». Proprio per questo è fondamentale che imprese e non profit collaborino. «Con i nostri obiettivi di sostenibilità non intendiamo sostituirci né allo Stato né al terzo settore. Ma soprattutto con la globalizzazione le imprese hanno una responsabilità sempre maggiore, e devono quindi contribuire a risolvere i problemi. Il non profit deve però prendere coscienza del fatto che le aziende non sono l’origine dei problemi, ma un elemento per risolverli».
COLLABORARE COL NON PROFIT – A Parma, in particolare, Comune, Coni, scuole e Barilla hanno unito le forze, coinvolgendo 8mila bambini e offrendo loro dei corsi di educazione motoria e alimentare per combattere l’obesità. «Nessuno avrebbe potuto farlo da solo, si tratta di un’iniziativa che dimostra come imprese e non profit possano collaborare mano nella mano senza sostituirsi reciprocamente – spiega il direttore comunicazione -. Ottenendo risultati che sono stati riconosciuti anche dal governo». Il cui compito, sottolinea Virginio, è quello di «identificare le migliori competenze e valorizzarle, aiutandole a confrontarsi e mettendole a disposizione della società. Spesso le aziende sono molto disponibili a impegnarsi per le famiglie meno benestanti, ma da parte di politici e amministratori locali non trovano lo stesso interesse a un rapporto di collaborazione. E questo è uno spreco di risorse che lo Stato non si può permettere».
IL RAPPORTO DI SOSTENIBILITA’ – Il rapporto di sostenibilità di Barilla è proprio la documentazione del fatto che mercato e impegno per la società possono convivere. Il documento elaborato dal Gruppo di Parma si basa su tre pilastri: obiettivi di sostenibilità totalmente integrati nel piano strategico di business; l’intera compagnia impegnata nel processo; gli stakeholder impegnati fin dall’inizio. E la sostenibilità di Barilla è sviluppata grazie al supporto di tre team di lavoro: azionisti e amministratore delegato; il gruppo operativo; i dipendenti. La pubblicazione del rapporto è il frutto di un lungo cammino, iniziato con la radiografia del percorso di responsabilità sociale negli ultimi dieci anni. Quindi sono state avviate delle sessioni formative per il top management e delle consultazioni con gli stakeholder. A questo punto sono stati elaborati il modello di sostenibilità aziendale, il documento «Sfide, impegni e azioni per una crescita sostenibile» e, infine, la definizione degli obiettivi di sostenibilità per il 2014.
UN’IMPRESA FAMILIARE – Come evidenziato da Virginio, «il nostro rapporto di sostenibilità è unico al mondo per il modo con cui lo abbiamo approcciato, identificando le aree e le sfide. Barilla ha sempre legato il suo sviluppo al benessere delle persone e della comunità in cui opera, convinta che il profitto debba essere un mezzo e non un fine, perché la sostenibilità è parte del nostro patrimonio culturale e chiave delle strategie industriali». Virginio ha citato Guido Barilla, presidente del gruppo, che ha dichiarato: «Non ho mai concepito un’impresa non sostenibile. Non c’è un altro modo di fare impresa se non la sostenibilità». Anche perché, ricorda il direttore della comunicazione, «Barilla dal 1877 è un’azienda familiare e questo è un fattore distintivo, che speriamo di portarci dietro fino al 2077 e oltre. L’azienda non è quotata in Borsa né guidata da interessi finanziari, deve rendere conto solo a sé e al mercato. Nella nostra società è bandita la parola “consumer”: esistono solo famiglie o persone».
UN «ABUSO» DA ARGINARE – Nel corso del seminario, dal titolo «Il futuro della rendicontazione di sostenibilità nel settore food», organizzato da Barilla e da Fondaca, è stata anche presentata l’integrazione in italiano delle linee guida della Global reporting initiative (Gri) per il settore alimentare. Partner di Barilla nel percorso per la definizione del proprio modello di sostenibilità è stata Fondaca, la Fondazione per la cittadinanza attiva guidata da Giovanni Moro. «Il rapporto sulla responsabilità nel settore alimentare – ha precisato Moro – è una strategia importante per dare nuova forma al business e realizzare modelli di impresa sostenibili. Fondamentale per raggiungere questo scopo è il coinvolgimento degli stakeholder, interni ed esterni, da considerare soggetti in grado di influenzare la definizione delle strategie aziendali. Esiste un abuso del termine sostenibilità che ci obbliga a stabilire regole e linee guida per far sì che le aziende siano realmente impegnate in questo processo. Se nel passato prossimo con questo termine si intendeva l’insieme delle cose da non fare, oggi la sfida è individuare ciò che si deve fare per essere sostenibili».
L’IMPATTO SULLA SOCIETA’ – Infine nel suo intervento il lead consultant di Gri, Koen Boone, ha sottolineato: «Il concetto di sostenibilità per il Global reporting initiative consiste nell’impatto che le aziende producono nella società. A livello internazionale è indispensabile che la rendicontazione di sostenibilità sia integrata con i rapporti economico-finanziari. Siamo comunque ottimisti in quanto sono in aumento sia il numero delle aziende che rendicontano secondo gli standard Gri, sia gli interventi in questa direzione delle autorità governative».
(Pietro Vernizzi)