La maggior parte degli analisti prevede un ulteriore rallentamento nei prossimi mesi della ripresa già lenta sia in America sia in Europa, alcuni perfino una nuova recessione. In Italia, le previsioni del governo paiono confermare questo sentimento pessimistico stimando la crescita del Pil per il 2011 ancora stagnante. Da un lato, se uno proietta linearmente i dati correnti trova questo risultato grigio. Ma se un altro usa un diverso modello di analisi, in particolare capace di individuare i punti di svolta del mercato, trova che siamo vicini ad un’inversione positiva.



Il tema tecnico è di difficile semplificazione. Ed è ancor più difficile, nonché scivoloso, confrontare previsioni. Ma queste sono molto importanti in quanto le scelte di politica economica e monetaria del presente si basano sulla previsione a breve-medio termine (18 mesi). Inoltre, le previsioni creano attese nel mercato che tendono a dargli un orientamento conseguente.



In sintesi, oggi i più prevedono deflazione (continuazione della crisi) mentre io ed altri vediamo, con un diverso modello analitico, che è vicino il momento dove il rischio principale sarà quello dell’inflazione (inversione della crisi).

Il punto più delicato dell’analisi previsionale riguarda l’economia americana e l’effetto che ha su quella globale nonché, via andamenti del dollaro, sull’Eurozona. L’ultimo dato sulla fiducia dei consumatori e degli operatori del mercato è negativo. Al momento, infatti, l’economia cresce poco e per accelerarla via esportazioni e contenimento delle importazioni il dollaro viene svalutato, mettendo in trappola “de competitiva” l’Eurozona.



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Ma a ben guardare il mercato americano, pur in ripresa lenta, sta riparando i buchi lasciati dalla crisi. Il credito sta tornando a fluire. I consumatori stanno risparmiando per rientrare dai debiti precedenti, ma i consumi si stanno riprendendo annunciando una stagione natalizia con sorpresa positiva (infatti le grandi catene di negozi, da qualche giorno, stanno assumendo più personale stagionale). Il mercato immobiliare torna a dare segni di vita.

  

In sintesi, se verrà prolungato il taglio delle tasse che scade il 31 dicembre – cosa probabile perché nelle elezioni parlamentari del 2 novembre la maggioranza passerà dai democratici ai repubblicani e imbriglierà l’Amministrazione Obama che vuole alzare i carichi fiscali – l’America andrà velocemente, e a sorpresa, in boom a partire dai primi mesi del 2011. Ciò significa che la Riserva federale dovrebbe essere pronta a rialzare i tassi del dollaro, ora a zero, e a ritirare progressivamente liquidità “artificiale” dal mercato mentre quella “naturale”, ora congelata, vi ritorna in forma di più consumi ed investimenti.

 

Se lo farà, anche costringendo la Cina a rialzare la propria moneta (oggetto del prossimo G7 a Washington), dollaro ed euro avranno un cambio più equilibrato a favore delle esportazioni denominate nel secondo e l’Eurozona potrà crescere di più via export. L’eccesso di rigore voluto dalla Germania, nonostante le pressioni, non verrà applicato alle euro nazioni in quanto una riduzione troppo veloce dei debiti sovrani provocherebbe una crisi della crescita e sommosse sociali.

 

Nei prossimi mesi mi aspetto una discontinuità positiva in America che trainerà un po’ più di crescita nell’Eurozona e un boom nel mercato globale. Ma ciò significa passare velocemente ad un rischio (grave) di inflazione ora escluso dai più. Infatti i lettori con un mutuo variabile vedranno alzarsi l’euribor. Ma l’attesa prospettica di rialzo dei tassi convincerà le banche a dare più credito. In conclusione, preparatevi ad un’inversione rialzista del mercato, nuovi dolori e gioie.