Perché nel Sud Italia non si è verificato quel miracolo economico avvenuto nelle regioni della Germania Orientale? Rispondono
Mario Lettieri e Paolo Raimondi dalle pagine de nelmerito.com

Mario Lettieri e Paolo Raimondi confrontano, dalla pagine di NelMerito.it, la situazione del nostro Mezzogiorno a quanto accaduto nella Germania dell’Est, in un articolo intitolato “Il Successo della Germania dell’Est. E il nostro Mezzogiorno?”.



Un’analisi che parte dalla considerazione che, senza le opportune misure, la Germania orientale si sarebbe potuta facilmente trovare nella disagiata situazione economica del Sud Italia. Eppure, «in 20 anni il Pil dei 5 Laender orientali (Brandeburgo, Meclenburgo-Pomerania, Sassonia, Sassonia-Anhalt, Turingia, ) è aumentato del 200% e partecipa per il 20% a quello nazionale. I redditi privati sono cresciuti del 50%, il livello di produttività ha raggiunto il 72% di quello occidentale». Cos’è successo? Anzitutto, «per arrivare a questi risultati sono stati trasferiti e investiti oltre 1.200 miliardi di euro».



Non solo. All’inizio le condizioni non sembrano favorevoli. «Dopo la parità tra il marco di Pankov e quello di Bonn», «i prezzi dei prodotti industriali dei nuovi laender aumentarono del 400%». Dopo dieci anni dalla unificazione, la disoccupazione nelle regioni dell’Est era «oltre il 20%» con «un’emigrazione di 2 milioni di persone». I primi passi furono difficili, farraginosi, affidati ad un sistema eccessivamente burocratizzato.

CLICCA >> QUI SOTTO PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO

Poi, dopo dieci anni, l’inversione di rotta. La Germania «decise che era necessario un trasferimento di capitali, di conoscenza e di tecnologia», pena il decadimento dell’intera Nazione. Vennero «trasferiti gli standard istituzionali, legali e amministrativi della Germania occidentale, garantendo un forte impegno nella lotta contro la corruzione». La Germania puntò su formazione e ricerca, mettendo «in campo il meglio della ricerca pubblica: università, istituti per le scienze applicate e centri di ricerca».



 

Tutto ciò non era ancora sufficiente. Per evitare la fuga di cervelli, lo Stato creò una solida rete di trasporti e infrastrutture che non facessero sentire le eccellenze sperdute in lande desolate. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un avanzato sviluppo in settori come «i semiconduttori, i nuovi materiali, la chimica avanzata, l’ottica, le biotecnologie, il solare e il fotovoltaico». E in Italia? Il modello tedesco non è esportabile, certo.

 

Ma «sarebbe urgente realizzare un serio piano infrastrutturale materiale e immateriale per il nostro Sud». Anche qui, i risultati sarebbero enormi: il Meridione potrebbe «diventare la piattaforma strategica del Mediterraneo e sviluppare lungo le sue coste delle efficienti e moderne autostrade del mare». Servirebbe, quindi, «potenziare e rendere convenienti i traffici marittimi e commerciali occorre» e «modernizzare i porti».

 

CLICCA >> QUI SOTTO PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO

 

 

Considerato, poi, il fatto che anche il mezzogiorno vanta eccellenze nel campo della ricerca, come «il centro di ricerca e di cura delle malattie oncologiche di Rionero in Vulture, in Basilicata», sarebbe opportuno «creare una rete che li valorizzi e li colleghi effettivamente agli altri centri nazionali e internazionali per non farli appassire in isolamento».

 

E ancora, due campi in cui il Sud potrebbe dare grandi soddisfazioni: «gli agrumi e gli altri prodotti agricoli», di cui ne è un grande serbatoio, ma privo un adeguato «sistema di irrigazione», e l’energia. «La regione del sole per antonomasia, può diventare la punta di diamante dello sviluppo delle energie alternative».

 

La premessa di tutto ciò, ovviamente, è «la lotta alla criminalità organizzata, l’efficienza e il pieno rispetto delle regole da parte di tutte le amministrazioni locali». Perché, in conclusione, secondo chi scrive, il Meridione potrebbe rappresentare, invece che un peso, la salvezza dell’Italia.