Ormai è un colpo di stato dietro l’altro. Dopo che il governo greco aveva detto di non volere gli aiuti della Bce, ha dovuto capitolare, richiedendo i fondi e andando a salvare le banche greche. E si capisce l’insistenza di Francia e Germania: le loro banche son piene di titoli di stato greci. Basta quindi un attacco ai titoli di stato perché le banche di quello stato si trovino in difficoltà. Così fiumi di denaro affluiscono, e la speculazione ingrassa e ringrazia. Del resto, meglio un titolo di stato al 6%, che uno tedesco al 2%. Tanto, quelli al 6% sono garantiti e coperti dal fondo creato dall’Ue.
Lo stesso giochino è stato ripetuto con l’Irlanda. Economia in difficoltà, attacco speculativo sui titoli, Van Rompuy e Trichet che continuano a dire che loro sono pronti a intervenire, governo che continua a ripetere che non ne ha bisogno, consultazioni urgenti, riunioni notturne e alla fine il governo si sobbarca le dissestate finanze delle banche locali, e si accolla un debito mostruoso. Debito dello stato, cioè pagato dai cittadini.
Nuovo teatrino, stavolta col Portogallo. “Non abbiamo bisogno di aiuti”, “La nostra situazione non è paragonabile a quella dell’Irlanda”. Intanto i commenti sono del tipo: non possiamo lasciare che la crisi travolga il Portogallo, la Spagna ne sarebbe compromessa, e salvare la Spagna sarebbe un onere troppo grande, forse insostenibile. Nuovi incontri urgenti, contatti frenetici, i primi ministri dei principali paesi europei si trovano in conferenza telefonica, anche nel tardo pomeriggio di domenica, e decidono: il fondo Ue è pronto a intervenire per il Portogallo.
Intanto la speculazione si frega le mani. I titoli di stato di certi paesi stando rendendo bene. Un bel guadagno sicuro, garantito da un fondo internazionale, in tempi piuttosto incerti. Un guadagno sicuro, ma a spese dei popoli.
Ma c’è qualcun’altro che si sta fregando le mani: è il Presidente Permanente della Ue, Van Rompuy, che qualche tempo fa aveva richiesto che i paesi fuori da certi parametri e/o con debito eccessivo non avessero più il diritto di veto (o di voto) nelle commissioni Ue. Una sorta di dittatura strisciante, che intende scavalcare il voto dei popoli e il diritto di veto dei loro rappresentanti, a tutto favore di coloro che non sono stati eletti, ma semplicemente nominati.
L’intervento di Van Rompuy allora fu semplicemente ignorato. Ma ora, con i salvataggi avvenuti e gli stati coinvolti, il peso di quelle parole diverrà ben altro. Non credo vi sarà alcuna divisione in due zone. Nessun euro forte ed euro debole. Se i paesi delle economie più deboli avessero la possibilità di svalutare, quelle economie reali si potrebbero riprendere (a scapito ovviamente delle economie più forti) e vi sarebbero minori spazi per la speculazione. A loro non conviene, così come non conviene alle economie più forti.
Ai poteri forti non conviene alcuna dissoluzione dell’euro. Approfitteranno dell’indebolimento degli stati per impadronirsi di fette di potere reale, il potere di gestire nuovi monopoli (alla faccia del libero mercato), dopo aver distrutto ogni concorrenza interna. E il potere della Bce diviene sempre più grande, in un’economia sempre più dipendente dalla finanza. Con gli stati debilitati dalla crisi e limitati nella loro sovranità, saranno sempre più facile preda degli attacchi speculativi.
Occorre prendere esattamente la strada contraria. Occorre che gli stati prendano il controllo della Bce, occorre che gli stati inizino a stampare moneta per pagare i loro debiti; ma, soprattutto, occorre che gli stati inizino a stampare moneta per pagare le pensioni, la sanità, i servizi sociali e per tutte le necessità di base di un popolo. Così ha commentato il lettore Diego Perna un articolo di Giulio Sapelli: “Quando viene deciso ai piani alti, 85 MLD all’Irlanda, per garantire i mercati, sempre sia sufficiente, sono stati trovati. Per i giovani, per la scuola, per il territorio, per le imprese, per i monumenti che crollano anche in Sicilia, non si vede nemmeno un euro, in tempi così rapidi”.
Ecco come buttano i soldi. I nostri soldi. Che si stampi pure la moneta per pagare i conti con la speculazione. Ma che non si faccia mancare mai la moneta per le necessità di un popolo. E non si tiri fuori la favoletta dell’inflazione. Stanno stampando fiumi di denaro, ma di inflazione non c’è traccia. E se anche ci fosse, sarebbe a sfavore di chi ha i soldi, e a favore di chi ha i debiti.