Il federalismo fiscale è sicuramente un’occasione per ripensare la struttura dello Stato. Negli ultimi anni si è discusso spesso dell’utilità di tutti i livelli di Governo e quasi sempre l’analisi è convenuta sul fatto che le Province sono gli Enti maggiormente inutili.
Lo stesso Popolo delle Libertà aveva inserito come promessa elettorale l’abolizione delle Province, ma a distanza di due anni e mezzo dalle elezioni questo tema è ormai diventato un tabù. Si susseguono dichiarazioni contro il taglio e lo stesso Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha rilasciato dichiarazioni che vanno contro il programma elettorale del Pdl. Tagliare le Province, secondo il Ministro più importante del Governo Berlusconi, porterebbe a dei risparmi annui di soli 100/200 milioni di euro. Ma è davvero cosi?
In realtà i soli costi politici di tali Enti sono pari alla cifra individuata da Tremonti. Nel 2006, quando le Province erano ancora 104, l’insieme dei Consiglieri, Assessori, Vice-Presidenti e Presidenti delle Province costavano 115 milioni di euro allo Stato Italiano.
Nel corso degli ultimi sei anni il numero delle Province non è diminuito, anzi è aumentato. Nel 2010 gli Enti Locali hanno raggiunto la cifra record di 110 amministrazioni. Questa moltiplicazione non è stata a costo zero, nonostante le rassicurazione dei politici locali. Spesso la creazione della Provincia comporta un costo aggiuntivo. Solo dal punto di vista del costo politico la stima per il 2010 evidenzia delle spese superiori a 135 milioni di euro annuali, quindi nel range individuato dal Ministro dell’Economia.
Non solo possibili altri risparmi? Sembra evidente ai più che sono possibili altri tagli. Infatti, i costi di amministrazione e controllo delle Province ammontano nel 2008 a quasi 3,6 miliardi di euro. Questi costi non sono dovuti alle attività svolte dagli Enti Locali, che hanno a disposizione altri 11 miliardi di euro per svolgere le loro funzioni, ma appunto alla solo gestione.
È possibile pensare che tutte le funzioni svolte attualmente dalle Province possano passare alle Regioni e ai Comuni, in funzione di criteri economici e di efficienza. È possibile inoltre pensare che nessun dipendente delle Province venga licenziato e che tutti i costi del personale siano ridistribuiti a Comuni e Regioni. I costi del personale sono superiori a 2,3 miliardi di euro, in continuo aumento dal 2000.
Come si può notare nel grafico precedente, nel 2005 i costi del personale erano poco superiori a 2 miliardi di euro e nel 2000 questa voce di costo ammontava a 1,36 miliardi di euro. Un aumento continuo e inesorabile.
Non licenziando alcun dipendente Provinciale, anche se l’incremento della spesa corrente (si veda il grafico più in basso) indica che qualcosa potrebbe essere fatto, il risparmio dall’eliminazione del livello delle Province porterebbe a un risparmio di quasi 1,5 miliardi di euro. Rispetto al 2005 i risparmi sono inferiori (1,9 miliardi di stima), ma solamente perché sono aumentati i costi del personale.
A tale taglio di oppone la Lega Nord, che proprio nelle Province ha un suo bacino di voti importanti e che in questi Enti Locali ha visto crearsi la sua classe politica. Il taglio delle Province è necessario e porterebbe un risparmio annuale molto importante per le casse dello Stato che vedrà anche nel 2010 un rapporto deficit/Pil superiore al 5%.