La legge di Murphy dice: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Anche se è datata, visto che risale agli inizi degli anni 50, è senz’altro applicabile anche oggi al caso che sta appassionando (si fa per dire) la finanza italiana e in misura assai più moderata anche quella europea, vale a dire l’ipotetica fusione fra Telecom Italia e Telefonica.



Operazione che, malgrado tutti gli artifici e le astuzie che verranno messi in campo, porterà inevitabilmente l’intero settore delle telecomunicazioni italiane sotto controllo straniero. Non bisogna dimenticare, infatti, che gli altri player nazionali, mobili o di rete fissa, sono già estero posseduti.

L’Italia, in questo, sarebbe un caso unico fra i paesi sviluppati o che pretendono di esserlo: qualche record bisogna pur detenerlo. Come già scritto sul sussidiario.net è opportuno dare, a livello governativo, luce verde a questo passaggio delle consegne agli spagnoli: l’Italia non può, come ha fatto, andare in terra iberica a comprare società elettriche, reti televisive, case editrici, giornali e poi alzare barriere tricolori quando capitali spagnoli vogliono entrare a casa nostra.



Il ministro dello sviluppo di Madrid, pochi giorni fa, ha detto di aspettarsi da Roma reciprocità. E ha ragione. Dunque l’operazione, se gli spagnoli davvero vorranno farla, si dovrà fare. Questo però non cancella una verità: si tratta di una pessima operazione perché mette assieme due pessime società, figlie di due capitalismi di matrice diversa, ma pessimi entrambi. Oltre a questo è, naturalmente, un pessimo affare per l’Italia.

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E’ frutto di quella cultura di matrice anglosassone, che ha attecchito perfettamente sul terreno spagnolo, e che vede nelle fusioni, acquisizioni e simili la parte migliore del capitalismo, quello che crea magicamente soldi dai soldi. Quello stesso capitalismo, vale la pena ricordarlo di sfuggita, che ha portato il mondo a un passo dal fallimento.



  

Ora la nobile decaduta Telecom Italia e la ruspante e rampante Telefonica, probabilmente, si metteranno insieme sotto il patrocinio di due governi che giocheranno agli europeisti, ma cercheranno di fare i reciproci interessi, con quello italiano impegnato a salvare almeno una foglia di fico, una pezza tricolore.

E’ sbagliato nutrire un po’ di pessimismo sulla vicenda? E’irrispettoso chiedere agli azionisti italiani di Telecom (Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali) perché non ci si è tolti questo dente già due anni fa?