Un vecchio adagio recita che quando si toglie il tappo dalla piscina, si scopre davvero chi e in quanti nuotavano nudi. E saranno in molti a dover coprire frettolosamente le proprie vergogne se la denuncia della Sec, con relativa accusa di truffa per 1 miliardo di dollari, contro Goldman Sachs non si rivelerà – come in effetti è – nient’altro che una manovra politica.
Ma veniamo ai fatti. Di cosa è accusata Goldman Sachs, questa volta? La Sec, l’autorità della Borsa americana equivalente dalla nostra Consob, accusa la banca d’affari di «frode» per aver creato e venduto prodotti legati ai mutui subprime, all’origine della forte crisi economica. L’azione legale avviata dalla Sec prende le mosse dalle accuse rivolte a Goldman Sachs e a uno dei suoi vice presidenti, Fabrice Tourre, sospettato di aver frodato gli investitori attraverso dichiarazioni non esatte e omissioni in merito a prodotti finanziari legati ai subprime, quali i “cdo” (Colleteralized debt obligations) Abacus che hanno portato gli investitori a perdere 1 miliardo di dollari, appunto.
Lo strumento creato da Goldman nei confronti del quale la Sec punta il dito è chiamato Abacus 2007-AC1, ed è uno dei 25 creati da Goldman per consentire alla stessa banca e ad alcuni selezionati clienti di scommettere contro il mercato immobiliare. In base alla documentazione presentata dalla Sec, Goldman ha creato Abacus 2007-AC1 nel febbraio 2007 su richiesta di John A. Paulson, manager di hedge fund che nel 2007 ha guadagnato circa 3,7 miliardi di dollari. Già, lo stesso Paulson voluto nel suo governo da Bill Clinton, il quale l’altro giorno ha preso frettolosamente le distanze dal suo golden boy dicendo che non doveva fidarsi di lui e dei suoi giudizi rispetto alla necessità di non regolamentare il settore dei derivati.
Bene. Ma chi ha cambiato completamente la politica dei mutui in America, aprendo le strade alla logica della casa di proprietà per tutti? Bill Clinton, populista ante-litteram e fautore inoltre della bolla dei titoli dot.com. È forse colpa di Goldman se è stata più brava e veloce degli altri nel fiutare il crollo di quella bolla insostenibile del mercato immobiliare Usa spezzettando i mutui subprime e rivendendoli come obbligazioni?
Tutti, ripeto tutti, si sono gettati a pesce su quel mercato. D’altronde, quando le imposizioni di un governo vedono gente in grado sì e no di garantire 3-400 dollari di entrate al mese divenire titolari di mutui con copertura al 100% del costo dell’immobile per almeno 100-150mila dollari, sarebbe stato stupido non lanciarsi nello short. È business, non beneficienza. E Goldman non si è mai spacciata per una ong: fa business. E lo fa bene. Non è il gigantesco vampiro che viene dipinto, ma piuttosto un’ameba finanziaria, in grado di catturare e immagazzinare informazioni utili per sé e per i suoi clienti: la gente non vuole fare affari con Goldman, deve farli se vuole guadagnare.
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Si chiama mercato. Lo stesso che ha visto compiere le stesse operazioni fatte da Goldman anche da Citigroup – ieri miracolosamente tornata in attivo, chissà come – e Merrill Lynch, ma anche da Ubs e Deutsche Bank, quindi non si capisce perché Angela Merkel abbia tanto da strepitare contro la banca d’affari Usa. E lo stesso vale per Gordon Brown: il problema non è infatti che Royal Bank of Scotland abbia perso milioni e milioni per colpa di Goldman Sachs, giungendo all’orlo del fallimento e quindi alla nazionalizzazione forzata ma perché invece di fare credito e risparmio si sia messa a giocare – e molto pesantemente – con l’investment banking e la leva: l’ipocrisia e il populismo anti-mercatista sono ormai la norma ma non fatevi abbindolare.
Pensate che Goldman sarà trovata colpevole? No. Pensate che le altre banche, europee in testa, subiranno lo stesso trattamento pur avendo fatto le stesse cose, ovvero scommettere su un mercato che crollava con le agenzie di rating e i cosiddetti regolatori che nella migliore delle ipotesi dormivano oppure tacevano perché collusi nel business? No. La scelta, oggi, di attaccare Goldman è dovuta al fatto che una nuova ondata di crisi, legata al debito pubblico fuori controllo, è in arrivo e in America sanno che i mercati, complici le politiche statali di aiuti e il quantitative easing, hanno fatto crescere sproporzionatamente gli indici – quindi, i valori – rispetto ai fondamentali: occorre una correzione al ribasso, almeno per il Dow Jones, del 15-20%.
E quanto fatto con Goldman può essere la dinamo psicologica e fattiva di questa correzione: altrimenti, con il mercato sovradimensionato e i soldi dei governo che stanno per far terminare il loro effetto placebo sui mercati, il crollo sarebbe repentino e devastante. Questa è la realtà dei fatti, che piaccia o meno. Nessuno dice che la dittatura della finanzia creativa o dei derivati sia una cosa buona. Anzi. Ma quanto si sta facendo con Goldman è nient’altro che un mascherare la realtà, ovvero non voler affrontare i costi politici e sociali di una serie di default sul debito che sono all’orizzonte: primo fra tutti, entro poche settimane, del Portogallo.
Lisbona, infatti, si fa forte di un rapporto debito/Pil all’86% rispetto al 124% della Grecia: peccato che il dato del debito privato, nel 2008, abbia toccato quota 239% contro il 123% della Grecia. E oggi il dato portoghese sta sfiorando il livello di allarme rosso del 300% e il deficit del current account è ormai al 10% del Pil. Insomma, siamo agli sgoccioli per gli amici lusitani visto che gli investitori stanno perdendo la pazienza.
Ma non solo per loro, anche per noi visto che difficilmente la Germania darà luce verde anche al salvataggio del Portogallo, quindi altra instabilità, cds del Club Med in salita ed euro in altalena, con gli spread sui titoli di Stato pronti a dar vita – nei fatti – a un’Europa germanocentrica a due velocità.
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Tornando al mercato, da giovedì, ovvero dopodomani, la correzione al ribasso avrà inizio, statene certi. Forse non è una scelta sbagliata, ma certamente dipingere Goldman Sachs come il mostro dei mostri per crearsi un alibi è patetico, oltre che scorretto. Goldman ha fatto ciò che hanno fatto tutti, solo che a differenza degli altri lo ha fatto per prima, meglio e non ci ha rimesso soldi. Il perché è presto detto: sono più bravi degli altri e questo non dovrebbe essere un motivo sufficiente per muovere la Sec.
Si metta davvero mano al sistema, se serve, ma non attraverso questi mezzucci populistici. Inoltre, scusate ma dove sarebbe la frode? Pensate che le altre banche non sapessero che i subprime – e il mercato immobiliare a essi collegato – erano una bomba a orologeria innescata? Se sono così avido da voler fare tanti soldi in fretta, prendo dei rischi ma non posso sperare poi di avere la compensazione per i rischi che ho deciso – liberamente – di correre. Tra adulti si fa così, almeno.
Non credete alla favoletta della giustizia che finalmente fa il suo corso, questa è una decisione-maquillage completamente politica ma il suo peso è chiaro: dimostra che si è aperta una faglia, una scelta di campo tra la legge della giungla del mercato e l’Unione Sovietica globale dell’economia e della finanza. Io, personalmente, scelgo la prima e Goldman. Nella giungla sopravvivere è duro, ma almeno si è liberi.