C’è poco da fare. Il nostro Paese, per le fonti dell’energia, dipende quasi totalmente dall’estero extra europeo. La politica energetica è storicamente quella di continuare nella contemporanea e apparentemente contraddittoria azione di diversificare e di consolidare Paesi e fonti di importazione. In questo scenario la Russia ha sempre svolto, negli ultimi 40 anni, la parte principale: decine di miliardi di metri cubi di gas naturale giungono infatti ogni anno dai pozzi dell’est, costituendo ormai la nostra principale fonte di produzione dell’elettricità, di molti processi industriali e del riscaldamento civile. Per la Russia, del resto, la possibilità di esportare il gas, di cui sono ricchissimi i giacimenti della Siberia e non solo, rappresenta la principale sorgente di reddito. Nel 2009, anno di grandi manovre, il gigante del gas Gazprom ha proseguito nel pianificare il proprio dominio sia verso ovest che verso l’est della Russia, dove la Cina ha una insoddisfatta e continua fame di energia.
Così non sorprenda se il presidente Putin mantiene con il nostro Paese un rapporto preferenziale in cui mette l’energia sempre al centro dell’agenda degli incontri con Berlusconi, siano essi ufficiali o meno. Anche nell’appuntamento di ieri Italia e Russia, attraverso la voce dei due massimi esponenti e con il supporto dei rispettivi “campioni” nazionali (per noi Eni ed Enel), hanno ulteriormente rafforzato l’alleanza in campo energetico.
Due i temi industriali: le centrali nucleari ed i gasdotti internazionali verso l’Europa. Il risultato del vertice bilaterale di Lesmo ha visto appunto Silvio Berlusconi e Vladimir Putin concludere gli accordi in materia di nucleare civile sia per il programma italiano che per la collaborazione in territorio russo. Sono poi stati rimossi i dubbi, sollevati in Russia qualche tempo fa, sulla collaborazione tra Eni e Gazprom sul colossale gasdotto South Stream.
Clicca >> qui sotto per continuare l’articolo sull’accordo Berlusconi-Putin
Se agli annunci italo russi sul gas eravamo abituati, meno scontato è la collaborazione nell’ambito atomico. La Federazione Russa si è resa disponibile a collaborare al progetto di ritorno al nucleare in Italia attraverso “linee di credito” o un eventuale “cessione di combustibile”, ha affermato Vladimir Putin, nella conferenza stampa. “In Russia abbiamo adottato un programma ambizioso – ha spiegato – che prevede uno sviluppo dell’energia atomica” con l’obiettivo di farla crescere dall’attuale 15% fino al 25% del totale elettrico. “La riduzione degli idrocarburi – ha osservato – ha solo un’alternativa pratica, e cioè l’energia atomica e se ci saranno progetti in Italia avvieremo una vasta cooperazione paneuropea”.
In Russia ci sono ben 32 reattori attivi per oltre 22.000 MW di potenza installata e altri 8 reattori sono in costruzione. A margine dell’accordo tra i Premier, Fulvio Conti, Ad dell’Enel, e Boris Kovalchuk, presidente di Inter Rao Ues hanno firmato un memorandum che prevede l’avvio di una cooperazione tra le rispettive imprese sul nucleare, in vista della costruzione di nuovi impianti e di una collaborazione su innovazione tecnica, efficienza energetica e distribuzione sia in Russia che nei paesi dell’Est Europa. Il frutto della prima partnership pubblico-privata russa nel settore energia sarà la realizzazione della centrale nucleare di Kaliningrad, che utilizzerà la tecnologia di ultima generazione VVER 1200. L’avvio della produzione è previsto tra il 2016 e il 2018, con una quota rilevante dell’energia prodotta destinata ai mercati europei.
Anche in questo caso, come nell’accordo italo-francese, Enel si è mossa cercando alleanza con uno tra i maggiori operatori dell’energia mondiale e allargando oltre confine l’area dei propri investimenti. Inter Rao Ues è infatti un gruppo in forte crescita a livello internazionale, con numerosi impianti di generazione e infrastrutture di distribuzione di energia elettrica in Russia e all’estero. La capacità istallata totale è di circa 18.000 MW. Inter Rao Ues è leader nell’import-export di energia elettrica in Russia.
Clicca >> qui sotto per continuare l’articolo sull’accordo Berlusconi-Putin
Ma non è stato solo il giorno del nucleare. Per la Russia e l’Europa resta fondamentale la realizzazione di nuovi gasdotti. L’incontro di ieri è stato di fatto l’occasione per ribadire che il programma è confermato e che verrà avviata la realizzazione di South Stream, il progetto realizzato da Gazprom ed Eni per portare il gas del Mar Nero ai Paesi dell’Ue: un gasdotto che connetterà direttamente Russia e Ue, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito (Ucraina per prima!). La capacità del gasdotto inizialmente prevista era di 31 miliardi di metri cubi all’anno. Successivamente, con la firma del secondo addendum al memorandum di intesa, è più che raddoppiata arrivando a oltre 60 miliardi di metri cubi (su un fabbisogno europeo di 550 miliardi).
“I responsabili di Eni e di Gazprom – ha detto il premier in conferenza stampa – hanno messo a punto le cose da fare immediatamente e si prevede l’inizio dei lavori nei primi sei mesi del 2012”. Da più di trent’anni Gazprom ed Eni sviluppano una cooperazione strategica. L’Italia è al terzo posto nella graduatoria sul volume di gas importato dalla Russia: Eni potrebbe ora espandere la sua collaborazione con Gazprom anche al di fuori dell’Europa, ad esempio in Africa, ha poi aggiunto il premier. “Continueremo – ha detto Berlusconi – in direzione della collaborazione fra Gazprom ed Eni e penso che ci possano essere collaborazioni in paesi extraeuropei. C’è tutto un continente come l’Africa che si apre ad aziende estere e non vorremmo lasciare che fosse solo la Cina ad assorbire tutte le nuove potenzialità”.
Quindi, da un lato la Francia, soprattutto con il nucleare, dall’altro la Russia, in prima fila con il gas, sono le due direttrici internazionali dell’energia italiana dei prossimi anni. Non bisogna però perdere di vista che la partita energetica si gioca qui tra le nostra mura, a cominciare dall’individuazione dei siti che dovranno ospitare le centrali nucleari.