Brunetta docet. La Corte di Conti afferma, nel Rapporto 2010 sul lavoro pubblico che, prima di concedere aumenti ai dipendenti statali, sarà necessario verificarne la produttività. Secondo la Corte dei Conti, nell’impiego pubblico il personale cala di pochissimo, mentre i costi aumentano (+2,8% rispetto al 2006 e +7% rispetto al 2007). A questo punto, dice la Corte dei Conti, «è ineludibile procedere ad una misurazione della produttività del lavoro pubblico quale parametro di compatibilità economico-finanziaria per la concessione di incrementi retributivi eccedenti il mero mantenimento del potere di acquisto della componenti fisse della retribuzione».
I numeri della Corte dei Conti parlano chiaro. La spesa sostenuta per i dipendenti pubblici è stimata, per il 2010, all’11,2% del Pil. Un calo del personale, in effetti, grazie alle norme in materia di contenimento delle assunzioni, c’è stato. Ma è stato pressoché irrisorio: nel triennio 2006-2008 è stato del 1,3%, mentre si è rivelato più significativo il contenimento dei contratti flessibili. Come nella scuola, dove sono diminuite le assunzioni a tempo determinato, mentre si è registrato un costante aumento dei docenti di ruolo e dei dirigenti scolastici. Nell’anno in corso, inoltre, il rapporto tra spesa per redditi e Pil, è in calo, essendo passato dal 11,5% al 11,2%. Ma è ancora troppo poco, non essendo ancora in linea con l’obiettivo di un ritorno ai parametri del 2008. Si tratta di un altro fattore che ha spinto la Corte dei Conti a sostenere la necessità di legare gli aumenti di stipendio (quelli che eccedono il mantenimento del potere di acquisto) alla produttività.
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La Corte dei Conti intende, legando gli aumenti di stipendio alla produttività, attuare la riforma Brunetta, auspicando «una rapida e condivisa attuazione delle misure contenute nella Riforma Brunetta per migliorare il ciclo della performance delle amministrazioni, nella consapevolezza che un recupero di produttività ed efficienza del settore pubblico rappresenta un importante strumento per favorire la ripresa dell’economia reale del Paese».