Ancora una volta nell’infuocato dibattito sulla manovra di riduzione della spesa pubblica è totalmente assente il tema del possibile maggior utilizzo delle tecnologie ICT per ridurre gli sprechi, combattere l’evasione fiscale e (soprattutto) aumentare la produttività del sistema pubblico in generale.

La cosa, purtroppo, non sorprende affatto visto che ancora una volta nel recente rapporto pubblicato dalla Commissione Europea (Direzione Generale per la società dell’informazione e media) “Smarter, Faster, Better eGovernment” (Novembre 2009) l’Italia è posizionata malissimo rispetto alle altre nazioni europee sia come livello di informatizzazione complessivo del paese, sia per quanto riguarda la diffusione e l’ utilizzo dei servizi-on line della PA.



Per quanto riguarda il livello di informatizzazione complessiva del paese, i dati Italia sono drammatici, rispetto alla media dei paesi EU-27 (indicata tra parentesi): spesa ICT/PIL 1,7% (2,7%); percentuale di famiglie connesse a banda larga 47% (60%); percentuale imprese connesse a banda larga 81% (81%); utilizzo dello eGovernment da parte dei cittadini 15% (28%); utilizzo dello eGovernment da parte delle imprese 82% (68%).



Solo le imprese sono in linea (e anche meglio) con la media EU-27, mentre l’utilizzo dei servizi di eGovernment da parte di famiglie e cittadini continua a essere ben sotto e anni luce distante non solo dai paesi più avanzati (Norvegia, UK, Svezia, Irlanda, ecc.), ma anche da paesi entrati recentemente nella UE come la Slovenia e la Slovacchia dove, ad esempio, l’utilizzo dei servizi di eGovernment da parte dei cittadini è pari al 30%.

La classifica relativa all’indicatore complessivo di eGovernment ottiene un misero 16/18 punti rispetto alla media di 31. A mio avviso il problema è ancora e soprattutto “culturale” : manca sia da parte della classe politica al governo (con qualche eccezione), sia da parte dei dirigenti apicali delle PA la consapevolezza che un maggiore investimento nelle tecnologie ICT insieme alla revisione organizzativa dei processi, insieme a una adeguata formazione e aggiornamento del capitale umano è il vero “silver bullet” per eliminare/ridurre onerose attività di gestione delle “pratiche” che rubano risorse preziose alla gestione dei servizi ai cittadini e alle imprese, ridurre gli sprechi,combattere l’evasione fiscale e aumentare la produttività di tutto il sistema pubblico.



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La prova viene dalle esperienze delle regioni più virtuose, come la Lombardia, che negli anni avendo investito in modo significativo sulle tecnologie ICT (cito ad esempio il sistema informativo socio-sanitario CRS-SISS, il sistema di gestione documentale EDMA, l’Infrastruttura di Informazione Territoriale, il Sistema di gestione dei tributi regionali, la Centrale Regionale Acquisti) ha ottenuto risparmi significativi e ha consentito di avere una organizzazione snella e cioè fare di più con meno persone.

 

Solo per citare tre casi di risparmi significativi: il nuovo sistema regionale di gestione della tassa auto attivo dal 2008, in tre anni ha permesso di incamerare oltre 250 milioni di euro di gettito aggiuntivo (con grande scoramento dei cittadini che avevano scordato di pagare il bollo); la Centrale Regionale acquisti, attiva dal 2007, ha lanciato oltre 700 gare telematiche, con un risparmio (in solo due anni 2008-2009) per la Regione di oltre 90 milioni di Euro (il 40% della spesa storica); i risparmi e i benefici del sistema informativo socio-sanitario CRS-SISS, una volta che sia a regime, sono stimati nell’intorno di un miliardo di euro all’anno.

 

La strada tracciata dalla Regione Lombardia e da altre Regioni virtuose può davvero costituire un percorso nuovo ed efficace per ridurre gli sprechi, combattere l’evasione fiscale e aumentare la produttività del settore pubblico.

 

(Alberto Daprà, Presidente Lombardia Informatica)