Nel nostro intervento del 27 maggio abbiamo visto i limiti dell’attuale sistema monetario e della confusione fatta tra finanza e mercato finanziario. Poiché occorre ripensare il sistema fin dalle fondamenta, ho proposto una nuova definizione di moneta: la moneta è uno strumento temporale di coestensione del valore. L’attuale sistema conosce solo un modo per generare moneta, quella di creare un debito.



Ed essendo un debito impagabile con la stessa moneta generata, tale debito richiede sempre nuova moneta, la quale crescerà insieme al debito, cioè in modo esponenziale; infatti, la formula di crescita del debito è quella dell’interesse composto. Per rendere un debito pagabile, occorre una moneta che non sia a debito, una moneta che nasca priva di debito e che sia distribuita gratuitamente.



Certo rimangono da stabilire le modalità per una equa distribuzione della moneta, ma intanto occorre fissare il principio: il sistema della moneta debito non funziona e non può funzionare, il debito è impagabile con la stessa moneta, a meno di una crescita esponenziale della moneta e del debito conseguente. Per il pagamento dei debiti, per una reale finanza, per una finanza al servizio del mercato economico, occorre una moneta priva di debito, una moneta distribuita gratuitamente.

Una tale moneta avrebbe l’enorme pregio di corrispondere alla realtà che viviamo. Mentre alcuni beni sono di tipo esclusivo (se ce l’ho io, manca a un altro), in natura abbiamo e usufruiamo di innumerevoli beni, il cui possesso o usufrutto non costituiscono una mancanza o un difetto per qualcun altro. Basti pensare, per esempio, all’energia che abbiamo dal sole, alla pioggia, al vento, all’alternarsi delle stagioni. Oppure, anche alla professionalità o all’intelligenza di una persona: la presenza di questi beni non costituisce un difetto o una mancanza per qualcun altro.



Proprio per l’incapacità dei moderni sistemi monetari nel corrispondere alla realtà che viviamo, storicamente e attualmente sono nati e continuano a svilupparsi sistemi di Moneta Complementare.

Per Moneta Complementare intendo strumenti cartacei simil-banconote, accettati e utilizzati da una comunità locale, distribuiti gratuitamente, complementari alla moneta ufficiale.

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Per entrare nel concreto, si tratta di “buoni sconto” praticati non da un singolo commerciante (come avviene già così spesso), ma da un gruppo di commercianti. Questa è una grande differenza, poiché nello sconto praticato dal singolo commerciante, il commerciante accetta dal cliente il foglietto che rappresenta il buono sconto, e lo cestina. Se invece il buono sconto è praticato da un gruppo di commercianti e fa parte di un circuito precostituito, allora il commerciante stesso potrà riutilizzare il buono sconto all’interno di quel circuito. Quindi il buono sconto circola; quindi il buono sconto fa il lavoro della moneta.

 

In concreto, il buono sconto verrà emesso da una associazione locale senza fine di lucro, e accettato da un gruppo di commercianti locali. Ogni commerciante dichiarerà di accettare il buono sconto secondo una percentuale, da lui stesso fissata. Se per esempio, un commerciante accetterà buoni sconto al 20%, vuol dire che per una spesa di 10 euro si potrà pagare con 8 euro e 2 “buoni sconto”. Oppure il cliente pagherà con 10 euro, e il commerciante gli darà un resto di 2 buoni sconto.

 

Con i buoni sconto incassati, il commerciante stesso può diventare consumatore presso gli altri esercizi commerciali del circuito. I buoni sconto vengono distribuiti agli appartenenti al circuito, commercianti e consumatori, in quantità uguali.

 

Fuori dell’area euro, oppure in epoche diverse, dove le leggi lo consentivano o lo consentono, sono nate delle vere e proprie monete alternative, cioè monete che localmente hanno completamente sostituito la moneta ufficiale. Di tali sistemi monetari abbiamo bisogno, sistemi monetari al servizio del bene comune, con distribuzione gratuita di una certa quantità (limitata) di moneta.

 

Si tratta di un muro culturale da abbattere: mentre non abbiamo difficoltà a concepire che una assistenza sanitaria di base debba essere a disposizione di tutti, e allo stesso modo siamo tutti d’accordo che un servizio di istruzione di base debba essere fornito gratuitamente a tutti, abbiamo invece una enorme difficoltà culturale a pensare a una distribuzione limitata (come negli altri casi) e gratuita di moneta.

 

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Si tratta di una difficoltà culturale a concepire la moneta come bene sociale. Un grosso muro da abbattere, mentre c’è qualcun altro che quel muro lo innalza e lo fortifica. E si capisce bene. Se si diffondesse una cultura per cui la moneta è concepita come bene sociale, sarebbe ben difficile per grossi banchieri, banche centrali e speculatori di ogni risma farci accettare la loro “moneta privata”, una moneta per cui tutti noi, famiglie, imprese e stati,siamo perennemente indebitati col sistema bancario.

 

Ci sono storie di monete da raccontare, anche per descrivere le proprietà e i limiti dei diversi sistemi monetari. E c’è un pozzo senza fondo da scandagliare: la dimensione religiosa della moneta. Ne riparleremo.

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