Nell’estate del 2007, in una delle tante polemiche inutili che scoppiano ad agosto, l’allora Presidente del Consiglio Prodi ipotizzò la vendita di parte dell’oro di Bankitalia per ripianare una seppur minima parte del debito pubblico. La cosa fu accantonata per la sprezzante risposta del Governatore della Bce. La cosa che più mi colpì di quella piccola polemica estiva è il fatto che a rispondere alla discutibile uscita di Prodi non fu il Governatore della Banca d’Italia, ma quello della Bce: come se l’oro depositato presso Bankitalia fosse di proprietà della Bce. Ma quell’oro, a dirla tutta, non è nemmeno di proprietà di Bankitalia, ma dello Stato Italiano.



E mi colpì moltissimo anche il fatto che nessun media, televisione o quotidiano che fosse, avesse notato questo aspetto della polemica. Un altro esempio del tono sprezzante con cui i funzionari della Bce sono adusi a trattare i politici lo abbiamo avuto quando, qualche anno fa, il ministro Tremonti ipotizzò la possibilità di stampare come banconote i valori da 1 e 2 euro, per aiutare i consumatori a comprendere il valore degli euro posseduti.



In questo caso oltre al tono sprezzante con cui venne detto “la cosa non è all’ordine del giorno”, la frase aggiunta ci dice una cosa molto interessante: “Non so se il ministro italiano si rende conto che così perderebbe il reddito da signoraggio”. Quindi, per stessa ammissione di un Governatore della Bce, alla stampa di moneta da parte della Bce, invece che da parte di uno Stato sovrano, corrisponde una perdita monetaria. E a quanto corrisponde questa perdita?

Il conto è presto fatto: la moneta stampata dallo Stato è tra gli attivi, mentre quella stampata dalla Bce (e dalla Banca d’Italia) è tra i passivi, coperta dagli attivi che sono i titoli di stato, cioè debiti dello stato che paghiamo tutti noi. Alla fine, la perdita totale è pari al 200% del valore della moneta stampata. Per la precisione, a questo occorre aggiungere ancora gli interessi pagati dai titoli di stato. A tale proposito, c’è un aspetto interessante da approfondire. Quali sono le quantità stampate nei vari tagli?



 

Tale domanda sorge anche per la campagna pubblicitaria che qualche tempo fa (e ciclicamente ritorna) decantava la facilità nel pagare con una carta (bancomat o altro) invece che con i contanti. Il sospetto è che gli istituti bancari non siano indifferenti alla questione, e quindi possano “suggerire” a Bankitalia e alla Bce di stampare quantità di monete e banconote tali da non facilitare il pagamento con i contanti. La possibilità di questo “suggerimento” viene dal fatto che i partecipanti al capitale di Bankitalia sono proprio le principali banche italiane. Andando a leggere i dati ufficiali pubblicati dalla Bce, il sospetto diviene quasi una certezza morale. I dati pubblicati sul sito ufficiale della Bce evidenziano come le banconote da 50 euro e da 500 euro hanno avuto un aumento abnorme di quantità rispetto agli altri tagli. Riporto qui i dati del mese di maggio di quest’anno, confrontati con quelli del gennaio 2003.

 

 

Tagli

2003

2010

Aumento Perc.

€ 5,00

1102

1459

32,00%

€ 10,00

1475

1944

32,00%

€ 20,00

1762

2581

46,00%

€ 50,00

2224

5157

132,00%

€ 100,00

648

1484

129,00%

€ 200,00

118

179

52,00%

€ 500,00

169

570

237,00%

 In milioni di pezzi

 

 

Come mai questi aumenti così marcati solo per alcuni tagli di banconote? Oltre alla facile spiegazione che in questo modo ostacolano deliberatamente l’utilizzo del contante in particolare per il piccolo commercio, viene da pensare che vi sia una motivazione particolare. A me è venuta in mente una motivazione sopra le altre. Le Banche Centrali cercano di corrispondere alle richieste del mercato, senza preoccuparsi da quali parti vengano queste richieste. E quali sono al mondo i traffici più importanti, quali sono i business più lucrosi? Sono indubbiamente la corruzione (di politici o funzionari che detengono un qualche potere) da una parte e i traffici di droga e armi dall’altra. Per questi tipi di “affari”, penso si possa escludere il pagamento tramite bonifici, assegni o carte di credito. Occorre l’intracciabilità dei contanti. Per i primi, possono andare bene le mazzette di banconote da 50 euro, per i secondi possono andare bene le valigette ventriquattrore stipate di banconote da 500 euro.

 

Ancora più chiaro è il dato sulle quantità relative dei pezzi.

 

Tagli

2010

Perc.

€ 5,00

1459

11,00%

€ 10,00

1944

15,00%

€ 20,00

2581

19,00%

€ 50,00

5157

39,00%

€ 100,00

1484

11,00%

€ 200,00

179

1,00%

€ 500,00

570

4,00%

Totale pezzi

13374

100,00%

 

 

 

Due cose saltano subito agli occhi: la percentuale abnorme di banconote da 50 euro rispetto al totale; e la percentuale di banconote da 500 euro, che sono il quadruplo di quelle da 200 euro, mentre a rigor di logica dovrebbero essere di meno. L’unica spiegazione ragionevole al fatto che le banconote da 500 siano quattro volte il numero di quelle da 200, è che servano a pagamenti superiori ai 500 euro. In contanti.

 

Anche l’analisi sul valore dei tagli ci dice qualcosa di molto interessante.

 

 

Tagli

2010

Valore

Perc. del valore

€ 5,00

1459

7295

1,00%

€ 10,00

1944

19440

2,00%

€ 20,00

2581

51620

6,00%

€ 50,00

5157

257850

32,00%

€ 100,00

1484

148400

18,00%

€ 200,00

179

35800

4,00%

€ 500,00

570

285000

35,00%

Totale

13374

805405

100,00%

 

In pratica, la somma dei valori delle banconote da 50 e da 500 euro sono pari a circa 543 miliardi, cioè i due terzi del valore di tutte le banconote circolanti. Una sproporzione pazzesca.

 

Queste, che potrebbero apparire fantastiche illazioni, sono in parte anche le preoccupazioni di alcuni funzionari della stessa Bankitalia. In un report interno (la notizia è reperibile qui) si manifesta una viva preoccupazione poiché l’alta diffusione delle banconote dal 500 euro favorisce i traffici illeciti della malavita organizzata. Una borsa ventiquattro ore può contenere fino a 6 milioni di euro in banconote da 500. Niente male, no?

 

 

 

Ma la cosa non finisce qui. La questione è così risaputa e palese che le banche inglesi, recependo le sollecitazioni dei servizi di sicurezza ed una direttiva dei ministeri del Tesoro e degli Interni britannici, hanno deciso di interrompere la distribuzione delle banconote da 500 euro proprio per questi motivi. Le notizie di questa situazione, nascosta dai media di casa nostra, è reperibile qui e qui.

 

Secondo un dirigente della Soca, agenzia anticrimine della Gran Bretagna, solo il 10 % delle banconote da 500 vendute nel mercato britannico viene utilizzato per scopi leciti.

 

Signori della Bce, volete darci uno straccio di spiegazione? Stampate moneta solo a debito, per la rovina delle economie nazionali. Stampate moneta in eccesso, solo per coprire i debiti passati e indebitarci tutti ancora di più per il futuro.

 

Stampate i diversi tagli di moneta in quantità squilibrate, creando una situazione che ostacola il piccolo commercio e favorisce la criminalità organizzata.

 

Secondo i funzionari di Via Nazionale, i pericoli legati all’uso della banconota da 500 euro potrebbero “meritare attenzione delle autorità monetarie e delle istituzioni che combattono il riciclaggio di denaro sporco e il terrorismo”.

 

Voi siete tra queste?

 

Davvero combattete il riciclaggio del denaro sporco ed il terrorismo?