La travagliata storia di Telecom Italia ha abituato a sorprese, a svolte, a imprevisti. Così nessuno si è stupito più di tanto quando, sui quotidiani di venerdì 4 giugno, si sono lette le dichiarazioni molto dure di Marco Fossati nei confronti degli spagnoli di Telefonica.
Fossati è l’esponente di spicco della famiglia di industriali che una volta possedeva la Star, l’ha ceduta e ha deciso di votarsi alla grande finanza. Uno degli investimenti più importanti di questo nuovo corso familiare è rappresentato proprio da Telecom Italia, della quale ha comperato il 5%. Lo ha fatto entrando direttamente nel capitale della società guidata da Franco Bernabé e non passando attraverso la cassaforte Telco, alla quale partecipano invece gli altri grandi soci, cioè Telefonica, Mediobanca, IntesaSanpaolo e Generali (in origine c’erano anche i Benetton che però hanno preferito uscire).
non è stato un grande affare per i così come non lo nessuno degli azionisti. la crisi del ovviamente ha risparmiato titoli settore che sono stati anzi colpiti più duramente di tanti altri. fossati hanno cercato in vari modi uscire molto critici nei confronti della gestione bernabé e una volta sostenuto soluzione sensata telecom era quella finire nelle braccia suo importante vale a dire spagnola telefonica. cioè esattamente quanto marco dichiarato ai giornali venerdì scorso.
Difficile dire che cosa abbia fato cambiare parere di 180 gradi a questo importante azionista Telecom. Il fatto è che il suo pensiero è condiviso da molti dentro e fuori Telecom, anche se nessuno lo dichiara apertamente. Telefonica è entrata quando si trattava di trovare un sostituto all’azionista di riferimento Pirelli in uscita (per varie ragioni, che è inutile qui rivangare).
Il capitalismo italiano, come al solito, non offriva granché: così è stata creata la scatola Telco e sono stati invitati gli spagnoli a farne parte. Gli ideatori di questa trovata (i soliti delle stanze del potere finanziario) hanno magnificato l’operazione, parlando di straordinarie sinergie industriali che i due gruppi telefonici assieme avrebbero potuto realizzare, nell’interesse degli azionisti, del Paese, di tutti.
in realtà era chiaro molti lo hanno detto e scritto fin che ci si portava un avversario in casa. guidata con determinazione competenza da césar è una società ha seguito per anni coraggiosa strategia di crescita telecom italia ne rappresentato tappa.
Gli obiettivi di Alierta erano due, uno principale e uno in subordine. Il principale era la conquista pura e semplice della società italiana: Alierta pensava che prima o poi i partner finanziari sarebbero usciti dalla partita lasciando campo libero al socio industriale, cioè Telefonica. È un’idea che non ha del tutto abbandonato, anche se oggi è accantonata per via della situazione complessiva dei mercati e del pesante indebitamento della sua società. Resta l’obiettivo subordinato: isolare Telecom Italia, renderle impossibile o molto difficile realizzare altre alleanze ed espandersi all’estero. Insomma togliere dallo scacchiere internazionale un competitor.
E da questo punto di vista l’obiettivo è stato centrato, la missione può dirsi compiuta. Proprio a causa della presenza nell’azionarato di Telefonica, la società di Bernabé non può fare accordi con altri player europei delle tlc. E soprattutto non può cercare sbocchi in Paesi stranieri con alte potenzialità di crescita perché ovunque vada trova già presente in loco il suo dinamico e ingombrante socio iberico.
In Argentina, per citare solo un caso, è successo proprio questo: per via della presenza di Telefonica in Telco, le autorità di Buenos Aires hanno imposto a Bernabé di uscire da Telecom Argentina, secondo gruppo di tlc del Paese alle spalle del numero uno, appunto Telefonica.
Quindi non c’è dubbio che Telefonica sia un partner ingombrante, Fossati ha ragione. Ma ci si poteva pensare prima, adesso accompagnare alla porta Alierta non sarà facile visto che nel frattempo il numero dei grandi capitalisti italiani disposti a prendere il posto degli spagnoli non è cresciuto.
E poi, siamo sicuri che gli altri azionisti vorrebbero questa soluzione? Non è più probabile che Mediobanca, Intesa e Generali, sperino che prima o poi ritorni attuale e praticabile l’opzione del merger che renderebbe più facile recuperare (almeno in parte) i soldi investiti nell’avventura Telecom? Con tanti saluti all’italianità.