Oggi è il giorno della verità. Non spaventatevi, nessun rischio di Armageddon. Solo, oggi è il giorno in cui oltre 1100 banche europee dovranno ripagare 442 miliardi di euro presi a prestito lo scorso anno dalla Bce: ce la faranno? In che tempi? In che modo? A oggi gli ottimisti parlano di un roll over, ovvero una capacità di ripagare, pari a 250-300 miliardi, mentre 150-200 miliardi resteranno alla voce “inesigibile”.
Gli ottimisti, dicevano: se invece il numero del not roll over sarà più alto, i mercati partiranno all’attacco nel solo modo che sanno. Ovvero, scaricando impietosamente i titoli degli istituti bancari e lanciandosi, ove si può, nel naked short più deciso. Insomma, i crolli borsistici di martedì potrebbero non essere classificati come “black Tuesday” ma tramutarsi in semplici, quanto sanguinari, aperitivi del peggio in arrivo.
Non sarà così, per una volta abbandono il mio proverbiale pessimismo. E non pensiate che questo dipenda dai buoni risultati dell’asta a tre mesi di ieri della Bce, facilmente equivocabile, ma dal fatto che la Banca Centrale Europea non può permettersi nemmeno un briciolo di pessimismo-realismo nei confronti dei mercati in queste ore: è più che probabile un effetto camomilla fino a fine settimana, un’iniezione pilotata di fiducia.
Come anticipato, ieri Francoforte, proprio per venire incontro agli istituti più indebitati, ha dato vita a un’asta a tre mesi per consentire – a condizioni meno convenienti – di finanziarsi al fine di non andare incontro a un potenziale drenaggio di fondi e riserve per ripagare il debito contratto a un anno: debiti su debiti, si va avanti così.
Si temeva una richiesta di liquidità a breve per circa 250 miliardi di euro, invece la richiesta si è limitata a 131,9 miliardi avanzata da 171 banche europee: insomma, un segnale rassicurante per i mercati rispetto allo stato di saluto della capitalizzazione degli istituti Ue. Sicuramente hanno approfittato di questa finestra aperta dalla Bce molti istituti spagnoli e irlandesi e, scrive Rbs nel suo report dal titolo esemplificativo “Will it hurt?”, «alcuni istituti minori italiani». Evviva!
Chi invece sarebbe molto “esposto” al risultato dell’appuntamento di oggi sono tre istituti, Santander, BBVA e UBI: in caso di percentuale di not roll over più alta del previsto, saranno i primi a finire nel mirino. Ma i numeri, sono anche altri. Attualmente, le banche europee detengono 870 miliardi di euro attraverso facilities sia LTRO che OMO: ma visto che le banche devono parcheggiare riserve presso le proprie Banche centrali, la vera misura del finanziamento erogato dalla Bce deve essere calcolato guardando la differenza tra la liquidità che è stata iniettata nelle banche e la liquidità di cui attualmente necessitano.
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Bene, l’attuale misura del surplus di liquidità è stimata in 300 miliardi di euro. Perché quindi i mercati sono crollati martedì, massacrando i titoli bancari? Semplice, perché in vista dell’asta di ieri gli investitori si ponevano unicamente tre domande: quale sarà la percentuale di roll over e come reagiranno i titoli quando scopriremo la reale entità? Quali banche compiranno il roll over e perché? Cosa succederà dopo?
Il fatto è che le banche, spessissimo, non hanno utilizzato i fondi della Bce per finanziarsi ma per il carry trade, ovvero prendere denaro a costo zero da investire in assets più fruttuosi: complimenti, visto che nei prossimi tre anni l’aggregato di debito per le banche europee toccherà quota 1,5 trilioni di euro, la gran parte del quale andrà ripagato se non si vuole arrivare a un’enorme e generale contrazione dei balance sheet degli istituti europei, con il grave danno macroeconomico che questo comporta.
Credete alla possibilità di un’emissione di paper a 12 mesi per complessivi 3 trilioni di euro da parte delle banche Ue per arrivare in pari con la NSFR (Net Stable Funding Ratio)? Io no, mi spiace. E poi, il dato dell’asta di ieri può avere varie chiavi di lettura. C’è infatti sicuramente chi se non prende dalla BCE salta, ma c’è anche chi, comunque solido, preferisce prendere all’1% piuttosto che al 5% sul mercato e poi c’è chi non ne ha bisogno ma prende comunque liquidità all’uno con uno spread a zero rischio comprando asset di buona qualità sul mercato, la già citata politica di carry trade.
La Bce, nei fatti, deve abbozzare e tranquillizzare: la realtà dei fatti, la loro entità, non può essere dischiusa in questo momento, tanto più che sempre ieri Francoforte ha reso noto di aver concluso il suo programma di acquisto di covered bonds cominciato lo scorso luglio. Occorrerà quindi attendere le analisi e gli azzardi del mercato, in attesa della pubblicazione a fine luglio degli stress tests ordinati dall’Ue.
Non ha perso tempo, invece, nel dire le cose come stanno la Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI), che nel suo bollettino annuale ha reso noto che le banche da entrambe le sponde dell’Atlantico «rimangono pesantemente esposte alla leva e appaiono ancora necessitanti di supporto vitale. Appare inderogabile la riduzione dell’esposizione, visto che la crisi del debito sovrano della Grecia ci ha mostrato e continua a mostrarci quanto è fragile il sistema finanziario. Le perdite nei bilanci delle banche europee sono destinate a crescere nei prossimi anni e la politica di roll over sta portando con sé il rischio di una dilazione nel tempo del riconoscimento veritiero dell’entità di queste perdite.
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Inoltre, la politica di tassi ultra-bassi e di stimolo governativo sta esacerbando la situazione, causando un aggravvio della politica di azzardo morale che potrebbe portarci direttamente alla nascita di “zombie banks” simili a quelle della crisi giapponese della cosiddetta Lost Decade. Alcune misure così potenti, infatti, hanno effetti collaterali e i pericoli che comportano stanno diventando evidenti. È giunto il momento in cui chiedere chiaramente come intendono risolvere questi problemi.
Tassi a zero e liquidità abbondante, infatti, portano con sé distorsione e rischi per la stabilità finanziaria. Ci sono dei limiti rispetto alla durata di una politica monetaria per restare espansionistica. Le istituzioni finanziarie potrebbero sottostimare i rischi associati a questa maturity exposure e un’inaspettata restrizione della politica monetaria potrebbe causare serie ripercussioni».
Solo le banche tedesche dovranno affrontare perdite per 800 miliardi di euro e alcuni istituti pubblici dovranno accettare aiuti di Stato, figuratevi gli altri. La Bce tace e forse stavolta fa bene, la BRI no: e ciò che dice non fa ben sperare. Attendiamo lunedì, quando i mercati avranno digerito la data fatidica del 1 luglio. E incrociamo le dita.
P.S. Ieri pomeriggio è bastata la pubblicazione del dato negativo sull’occupazione Usa per far virare in negativo le piazze europee, già non all’insegna dell’entusiasmo fin dal mattino nonostante il buon esito dell’asta Bce. Vedete voi cosa pensare…