Bene ha fatto il Capo dello Stato a richiamare tutti alla coesione per ridimensionare il debito nazionale e in questo senso è diretta la manovra finanziaria del Governo Berlusconi voluta dal ministro Tremonti.
Una manovra che limita le spese e chiede tagli a tutti perché il debito pubblico è l’esempio più chiaro che il paese spende da anni più delle sue possibilità, ma questo vuol dire anche che è necessario modificare la ragione di questa spesa fuori controllo. Occorre che lo Stato faccia un passo indietro per agevolare altri che possono rispondere ai bisogni che emergono, in una parola sussidiarietà.
Abbiamo il terzo debito pubblico del mondo, ma la nostra economia non è altrettanto sul podio. È un macigno che pesa sul paese, soprattutto quando l’economia arranca questo peso si sente ancora di più. È come se un corridore dei 100 metri dovesse portare uno zaino con trenta chili addosso. Può essere bravo e allenato ma farà fatica e sarà penalizzato rispetto ad altri. È quello che da anni accade all’Italia.
Nel 2007 il debito nazionale è stato pari al 104% del Pil, oggi dopo la crisi economica è pari al 118%. Questo significa che per estinguere tutti i debiti nazionali non basterebbe tutta la ricchezza prodotta dal nostro paese in un anno. Il debito pubblico italiano è pari a 1800 miliardi di euro e 85 miliardi di euro di spesa per soli interessi. Significa che ogni italiano ha circa 30mila euro di debito e paga circa 1.500 euro di interessi l’anno. Ecco il macigno che ci portiamo addosso.
Va inoltre segnalato che oltre la metà del debito pubblico italiano è in mano a investitori stranieri. Dei poco più di 85 miliardi di euro previsti per interessi nel 2008, oltre 40miliardi verranno versati a investitori stranieri.
C’è da dire che per nostra fortuna il debito “privato” ovvero quello di imprese e famiglie è molto più basso di quello di molti altri paesi europei e occidentali. Anche per questo dato stiamo affrontando la crisi meglio di altri paesi, perché nel nostro paese esiste un sistema di ammortizzatore naturale che è la famiglia. Un ammortizzatore sociale naturale da cui dobbiamo imparare, perché rappresenta un sistema di sussidiarietà.
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Se il nostro rapporto tra debito pubblico e Pil fosse, come ci chiedono i trattati di Maastricht al 60%, avremmo circa 45miliardi di meno di interessi passivi e acquisteremmo una discreta elasticità, dato che la spesa in conto capitale dello Stato è di poco superiore ai 50 miliardi (dati 2003). Potremmo aumentare gli investimenti pubblici e stimolare quelli privati, per uscire dalla spirale della stagnazione. Avremmo semplicemente più risorse.
Non è vero che il nostro paese non funziona, per restare nell’esempio iniziale, il nostro paese è un corridore di tutto rispetto, ben allenato, il problema è che è costretto a gareggiare con addosso uno zaino pesantissimo.
Nel nostro paese fra debito e crescita si confonde la causa con l’effetto. C’è l’idea che non cresciamo e quindi non ci sono avanzi per diminuire il debito. Forse la questione sta esattamente all’opposto: abbiamo un debito che non ci consente di crescere. La ricchezza che non c’è non può essere distribuita, la ricchezza prima va creata.