Complimenti. Non era facile, nel bel mezzo della Babele politica, condurre in porto il primo passo della riforma fiscale in senso federale. Certo, il cammino è ancora lungo: dopo la pausa estiva, il testo approvato dal governo passerà all’esame della Conferenza Stato-Regioni e del Parlamento per poi tornare al Consiglio dei ministri per l’ok definitivo. Ma è già qualcosa.
Ora, elezioni permettendo, Giulio Tremonti potrà aggredire un ostacolo ancora più impegnativo: la spesa sanitaria. Il conto della spesa delle Regioni in questa materia è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, superando i 100 miliardi di euro. Una bolletta che assorbe quasi la metà dell’Iva riscossa dallo Stato, e che promette, salvo drastici interventi, di vanificare ogni sforzo in materia di recupero dell’evasione, altra nota positiva dell’azione di governo di questo mesi. Chi avrebbe scommesso che, in una situazione così confusa e complessa sul piano della congiuntura economica, lo Stato sarebbe stato in grado di recuperare poco meno di 5 miliardi (il 9% in più) di risorse?
Se a tutto questo si aggiunge, oltre al varo della Finanziaria, il compimento della riforma della previdenza (probabilmente la più organica e sensata tra quelle europee) emerge il quadro di un Paese ancor meno comprensibile del solito agli occhi degli osservatori stranieri: una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde. O una perversa Penelope che disfa di notte quel che di buono fa di giorno.
Ma accontentiamoci di questo primo boccone di riforma federale, che pure presenta le sue ombre. A partire dalla battaglia sulle aliquote. Giulio Tremonti, che prima di tutto deve far quadrare i conti per evitare imboscate sui mercati, è entrato nel Consiglio dei ministri proponendo una cedolare secca del 25%. Ma Silvio Berlusconi, un po’ per la pressione di Confedilizia, molto annusando l’aria di una possibile partita elettorale, ha insistito per abbassare la soglia al 20%.
In sostanza, si sa, il provvedimento prevede che in una prima fase (triennale) i Comuni ricevano il gettito dei tributi immobiliari nella forma attuale. Dal 2014, invece, ci sarà un’imposta municipale propria e una secondaria facoltativa. Inoltre, il decreto istituisce la cedolare secca sugli affitti, un regime fiscale che il proprietario di immobili locati potrà scegliere in alternativa a quello attuale. La novità presenta diversi vantaggi.
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Un’imposta proporzionale al posto di una progressiva semplifica il rapporto tributario e potrebbe incentivare l’investimento immobiliare da parte dei contribuenti più abbienti. Anche se, opportunamente, Gilberto Muraro fa notare che “le locazioni sono frenate dalla giustizia più che dall’economia, ossia dall’incertezza dei tempi di recupero dell’immobile a fine locazione più che dall’onere fiscale”. I nodi della malagiustizia civile, ahimè, sono ben noti. Accontentiamoci del fatto che la riforma, grazie all’interesse dei Comuni a stanare gli evasori (e all’inasprimento delle pene) potrebbe consentire un significativo cambio di passo in uno dei settori più colpiti dall’evasione.
Per quanto riguarda l’incentivo all’acquisto della casa, invece, si può guardare con una certa invidia ai cugini francesi che, nonostante le spese sostenute per sorreggere l’economia, dispongono di più fondi. In questi giorni Christine Lagarde, responsabile dell’Economia, ha anticipato un progetto di legge per sostenere con interessi a tasso zero, gli acquisti della prima casa per le famiglie più deboli ma anche, nelle zone a più alta tensione abitativa, per i ceti medi.
Insomma, alla vigilia di un autunno che si annuncia più caldo che mai sul piano politico, Tremonti incassa un buon risultato, anche se è bene non dimenticare i danni provocati, secondo alcuni, dall’abolizione dell’Ici sulla prima casa che deresponsabilizza molti cittadini di fronte alla spesa pubblica del comune.
Ma il vero rischio è un altro: le possibili imboscate contro la legge, tutt’altro che da escludere al ritorno dalle vacanze. Soprattutto se Giulio Tremonti continuerà a essere uno degli “indiziati” alla nomina di possibile presidente del Consiglio, cosa che lo espone di sicuro al fuoco amico.