Le informazioni contenute nelle relazioni semestrali in corso di pubblicazione dalle maggiori Banche Popolari italiane, il cui quadro si è andato delineando nelle scorse settimane, non lasciano molto spazio al dubbio: sia considerando la prima metà del 2010, che i dodici mesi tra il 30 giugno 2009 e il 30 giugno 2010, la dinamica del credito a clientela risulta omogeneamente positiva, generalmente superiore alla media del sistema, con punte particolarmente elevate legate a tassi di incremento in doppia cifra. Una certificazione di quanto già riscontrato dalla nostra Associazione, grazie al proprio osservatorio statistico, che segnala un incremento degli affidamenti del Credito Popolare pari al 5% in ragione d’anno, nettamente superiore al dato complessivo del sistema bancario (+2,4%).
Nel confronto con il giugno del 2009, quando i tassi di crescita si commisuravano all’11,1% per le Banche Popolari ed al 7,2% per il sistema, il rallentamento, per quanto evidente, appare, tuttavia, molto più contenuto rispetto alle attese ed alle fosche tinte tratteggiate da molti. Infatti, nelle fasi recessive dell’economia degli ultimi decenni, la dinamica degli affidamenti in termini reali, depurata cioè dall’inflazione, aveva sempre mostrato valori negativi, ovvero una contrazione dei crediti, in coincidenza con il calo dell’attività di investimento, dando luogo al noto fenomeno del “credit crunch” di cui tutti parlano da mesi.
La situazione attuale è, però, molto diversa: dalle informazioni statistiche emerge con chiarezza che durante la crisi, a fronte della più consistente flessione degli investimenti, la dinamica del credito, pur rallentando, non è mai stata negativa, come pure sarebbe stato più che naturale attendersi. Il settore creditizio, quindi, ha retto l’urto della crisi senza registrare una drastica contrazione degli affidamenti, ma solo una crescita più moderata, del tutto spiegabile con il crollo degli investimenti.
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Una considerazione che vale a maggior ragione per le Banche Popolari, capaci di assicurare la necessaria copertura creditizia alle PMI in difficoltà e di espandere il volume del credito concesso molto più che nel passato e, a volte, come accennato, anche in proporzioni sorprendentemente elevate e assimilabili a periodi di espansione, piuttosto che di crisi. Un quadro che, come Associazione, non ci sorprende, vista la consapevolezza, da noi sempre affermata, della responsabilità e del ruolo cardine svolto da queste banche nell’ambito dei sistemi produttivi locali. Un ruolo ribadito e documentato da autorevoli centri di ricerca.
Recenti analisi, dedicate all’indagine dello specifico ruolo delle Banche Popolari nell’evoluzione dei rapporti tra banche e imprese, mettono in risalto la differente politica delle aziende del Credito Popolare nel corso della lunga stagione di concentrazioni che ha caratterizzato il nostro settore creditizio e che ha visto molte Popolari nel ruolo di protagoniste. L’attenzione per le singole realtà locali delle Popolari non si è indebolita con la nascita di gruppi bancari di tipo federativo, nei quali molte di esse cooperano. La salvaguardia delle anime locali rappresenta certamente uno dei capisaldi strategici nell’espansione delle Banche Popolari e ne è uscita consolidata, stando alle conclusioni, la mission originaria del comparto. Rispetto alle Banche Popolari, infatti, le piccole imprese periferiche dimostrano di subire in misura minore gli eventuali effetti penalizzanti sui rapporti di credito che derivano dall’aumento della distanza tra il centro pensante della banca e le dipendenze a diretto contatto con le imprese. Le Banche Popolari dimostrano, in sintesi, di saper interpretare in chiave sempre attuale quella prossimità relazionale sulla quale hanno costruito il proprio successo sin dalle origini.
La misura più immediata di questo successo sarà data, nei numeri, da un ulteriore incremento delle quote di mercato della Categoria ma, non ho dubbi in proposito, le centinaia di migliaia di soci, gli oltre 80.000 dipendenti e tutti gli stakeholders delle Banche Popolari italiane si considereranno premiati solo quando la ripresa di cui sono stati artefici inizierà a dare i propri frutti e l’economia tornerà a girare alla velocità che compete ad un settore produttivo capace e tenace quale è la nostra piccola e media imprenditoria.