Molti di voi si ricorderanno della crisi dell’Argentina degli anni 2001-02. Alcuni di voi se ne ricorderanno per i famigerati “Tango Bond”, i titoli di stato che il paese non fu più in grado di pagare.

La crisi economica e sociale fu spaventosa: disoccupazione oltre il 20%, il 55% della popolazione divenne povero, si ebbero addirittura casi di bambini morti per fame. Una cosa assurda e disumana, se si tiene conto che il paese era ed è il quinto esportatore al mondo di generi alimentari, capace di nutrire per un anno trecento milioni di persone.



Quella fu una crisi del debito (inevitabile, se tutta la moneta è a debito), che provocò una spaventosa rarefazione monetaria: non c’era più nessuno che avesse moneta. Come uscire da quella situazione? Con una Moneta Complementare (notizie tratte dalla Tesi “Le Monete Complementari” di Davide Nardelli).

Inizialmente il progetto, nato nel 1995, era denominato Treque (cioè baratto). L’obiettivo era di creare una forma di baratto “moderna” che non soffrisse dei limiti del baratto stesso: tempo, spazio e obbligo di reciprocità nello scambio.



La filosofia di fondo dei Treque era quella di unire le persone, favorire lo scambio tra soggetti emarginati, offrendo loro opportunità che non potrebbero trovare altrove. In effetti, il loro iniziale funzionamento e la loro filosofia di fondo non sono differenti da quelli di altri sistemi, come i famosi Lets, Time Dollar, Banca del Tempo e simili. Si dovevano quindi costituire dei gruppi, non troppo grandi, per poter scambiare beni, servizi e saperi.

Gli scambi venivano contabilizzati contestualmente ai soggetti che facevano parte del circuito: a chi effettuava la prestazione gli veniva riconosciuto un credito, mentre a chi ne godeva veniva riconosciuto un debito.



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Per favorire lo scambio, anche tra i diversi “nodos” costituitisi in tutto il paese, vennero creati Creditos uguali per tutti, che potevano essere spesi e accettati nei diversi nodi. I crediti circolavano nella forma di buoni di carta, che prima della crisi finanziaria erano pari a un “peso”, la moneta ufficiale. Furono emessi in diversi tagli, e non erano convertibili.

 

Si trattava a tutti gli effetti di moneta complementare senza copertura. La loro accettazione era su base volontaria, anche se nella crisi finanziaria dell’Argentina, vista la scarsità di moneta legale (peso), era l’unica “moneta” che circolava in quantità sufficiente a garantire gli scambi. Non era nata per sostituirla, ma di fatto la sostituì laddove la moneta ufficiale non espletava più la sua funzione.

 

Nel 2000, in tempi non sospetti, venne stimato il fatturato dei nodi in Argentina in buoni equivalenti a 200.000.000 di dollari. Con l’esplodere del fenomeno prima, e la crisi monetaria del 2001-2002, iniziarono a fare la loro comparsa i creditos. La loro emissione era senza copertura, diventando così una valuta cosiddetta “fiat”, cioè creata dal nulla.

 

Per ogni nuovo aderente, venivano emessi dai 36 ai 50 creditos (a seconda del nodo), che poi sarebbero stati utilizzati nei nodi per effettuare gli scambi. Non si trattava di un prestito, ma di stanziamenti. Con la crisi finanziaria del 2001, in poco più di un mese, tra il 29 dicembre e il 7 febbraio, erano 218 mila le nuove famiglie che scelsero l’economia parallela. Nel 2002 il tasso di disoccupazione era pari al 20% e il 7% della popolazione, circa 4.000.000 di utenti, faceva parte di questo circuito.

 

Ogni nodo aveva il suo giorno di mercato e pubblicava il proprio bollettino di scambi di servizi. La maggior parte dei partecipanti apparteneva a un livello medio basso di reddito e spesso non aveva un formale lavoro. Le regioni che avevano già sperimentato il Red Global del Treque hanno risentito di meno della crisi finanziaria ed economica argentina.

 

Questa rete di scambi parallela, venne e viene tuttora utilizzata dalle imprese per uscire da situazioni di crisi o per preparasi alla concorrenza dei mercati internazionali. Un esempio tra tutti: l’impresa Lourdes S.S. a San Rafael, nata negli anni ‘60, occupava all’apice della sua produttività centinaia di dipendenti, producendo conserve, sottaceti e dolci. Costretta a chiudere a causa del collasso dei debiti del sistema argentino nel 2002, mise in crisi un’intera filiera e moltissime famiglie. La carenza di denaro era la causa scatenante, in quanto la domanda era presente, ma non poteva manifestarsi.

 

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Grazie all’accordo fra i proprietari della conserviera, i produttori di pomodoro (che vedevano marcire i loro prodotti), i raccoglitori (che si videro disoccupati) e la popolazione locale (che già faceva parte di un nodo) la raccolta fu possibile. I proprietari contraendo un prestito in creditos, poterono pagare i produttori, i quali a loro volta pagarono i lavoratori, e gli stessi, assieme alla popolazione locale e degli altri nodi, acquistarono i beni finiti, chiudendo così il cerchio.

 

Ovviamente non tutta la produzione veniva pagata in creditos, una parte veniva pagata anche in pesos, valuta necessaria per pagare alcune spese, come quelle di energia, tasse, ecc. L’accordo con la popolazione, un patto “territoriale”, fu così in grado di rinvigorire un’azienda e più in generale un settore. A oggi statistiche ufficiali non sono disponibili, ma si valuta che all’interno dell’Argentina esistano tra 500 e 1.000 nodi di commercio con oltre 500.000 aderenti. Ma si tratta spesso di adesioni di famiglie numerose, e nel sistema sono coinvolti anche non membri, per cui le persone impegnate nella Red Global del Treque potrebbero essere circa un milione.

 

Questo è l’esempio di come una moneta che nasce dal nulla, a fronte di un lavoro da svolgere o di un bene da produrre, non crea inflazione, ma riattiva l’economia e sostiene il tessuto sociale locale. Si riallacciano e si creano patti tra proprietari, produttori, operatori del settore, consumatori, enti locali. Insomma, la Moneta Complementare permette di svolgere una vera attività sussidiaria.