Il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Junker, spiega che i creditori della Grecia perderanno oltre il 60 percento di quanto hanno investito. Il dato è più che realistico, dato che da quindici giorni le banche francesi e tedesche, quelle più esposte con il loro portafoglio pieno di titoli greci, stanno calcolando la quantità di cash che possono riprendere e stanno fissando le scadenze di un rientro nell’arco di una decina o forse di una quindicina di anni.
E’ il momento in cui si tirano le conclusioni della questione greca, dopo la visita della cosiddetta “troika” in una Atene al limite del blocco totale del traffico e della contestazione permanente dei dipendenti pubblici. Basterebbe questo scenario per scoraggiare i mercati. Ma la Grecia sembra un fatto ormai metabolizzato, quasi scontato nella sua richiesta di moratoria e di sistemazione di conti salatissimi per ottenere la sesta tranche di aiuti.
Oggi invece i mercati, dopo due ottime settimane di sedute, hanno dovuto fare i conti con l’audizione di Jean Claude Trichet, il presidente della Bce, al Parlamento europeo. Trichet conosceva bene i dettagli dell’incontro svoltosi domenica a Berlino tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. E’ sulla base di quell’incontro e sulle dichiarazioni successive che ieri le Borse europee hanno realizzato solo un “piccolo rally”, considerando i guadagni degli ultimi quindici giorni, ma soprattutto le perdite dall’inizio dell’anno. Trichet pare che abbia voluto raffreddare gli entusiasmi. Ha parlato di situazione grave, che è peggiorata anche negli ultimi quindi giorni. L’oggetto della preoccupazione di Trichet non è solo la non crescita economica, è la criticità in cui sono le banche europee, che devono essere rifinanziate al più presto per poter assicurare la liquidità necessaria. Insomma, il presidente della Bce ha lanciato un allarme forte: se non si interviene subito la crisi diventa gravissima. E’ forse uno stimolo a Sarkozy e alla Merkel per trovare i tempi giusti e gli accordi necessari per varare il piano di ricapitalizzazione, insieme a tutti gli Stati membri. Forse per sollecitare i due statisti a non aspettare un mese di tempo, così come hanno detto domenica scorsa al termine dell’incontro di Berlino.



E’ un’Europa dai riflessi lenti, un po’ troppo burocratica e sostanzialmente molto divisa. C’è la Slovacchia che si oppone all’allargamento del Fondo salva Stati. Ci sono i fiamminghi e i valloni belgi che si fanno dispetti a vicenda nel salvataggio del colosso Dexia. Nonostante tutto questo le Borse europee, che sono state in territorio negativo per tutta la giornata, a mezz’ora dalla chiusura hanno azzerato le perdite. C’è stato una buona domanda all’asta dei Bot. Unicredit sale ancora e buoni risultati ottengono le altre banche. Vediamo le chiusure: Milano -0,39%, Parigi -0,25%, Francoforte +0,3%.

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