Un prelievo sulle baby pensioni e l’ipotesi di una mini patrimoniale: sono due delle misure che potrebbero entrare a fare parte del decreto sviluppo. «Al di là del fatto che non si comprende l’opportunità di inserirle proprio nel decreto che dovrebbe rilanciare l’economia, i provvedimenti, di per se stessi, hanno una loro giustificazione», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net Carlo Buratti, professore di Scienza delle Finanze preso l’Università di Padova. Nel dettaglio, potrebbe scattare un prelievo dell’un per cento sugli assegni di coloro che sono usciti dal lavoro prima dei 50 anni di età o di quelli che hanno un’anzianità contributiva inferiore ai 25 anni. Complessivamente, considerando che le pensioni di questo genere costano 9,5 miliardi l’anno, il gettito ottenuto ammonterebbe a  95 milioni. «E’ un’ipotesi non del tutto sgangherata: i baby pensionati, essendo andati in pensione molto presto, e restandoci, di conseguenza, per molto tempo, costano alle finanze pubbliche molto di più degli altri», spiega Buratti. «Sarebbe, di fatto, un’imposta aggiuntiva. Il governo pensa che, probabilmente, si possa agire in maniera più rapida con un prelievo diretto sulla pensione che non riducendo l’assegno mensile».



La patrimoniale, invece, riguarderebbe i patrimoni superiori a un milione e mezzo di euro, e corrisponderebbe all’1,5 per mille. L’idea, è quella di accantonare 4-5 miliardi di euro. Un’idea che, secondo Buratti, «sarebbe addirittura doverosa. In Italia il patrimonio delle famiglie è molto consistente. Ma non egualmente distribuito. Con la cancellazione dell’imposta di successione si è eliminato, infatti, un giusto fattore di perequazione. Una patrimoniale, in tal senso, non sarebbe una cattiva idea». I più poveri, non verrebbero, questa volta, colpiti. «Se interessasse patrimoni di una tale entità, non andrebbe certo a colpire la fascia debole della popolazione. In ogni caso, un’imposta del genere, già esiste nei grandi Paesi  non vedo perché in Italia non possa essere applicata». Resta da considerare un problema di non poco conto: «Il patrimonio, spesso, consiste in un accumulo del proprio reddito; se uno ha sempre dichiarato con onestà i propri guadagni, si troverà una duplicazione delle imposte: prima sui reddito, poi, sul patrimonio».



Il governo è al lavoro. Ma, oltre alle divisioni intestine, le difficoltà tecniche, all’attuazione dei suoi programmi si frappongono altri ostacoli. La Corte dei conti, infatti, ha bocciato le bozze del disegno di legge sulla riforma fiscale, sostenendo che manchi la copertura finanziaria. «Ma si tratta di una bozza provvisoria. Rimette in discussioni decisione già prese, e va, sicuramente, ripensata. Credo che il giudizio della Corte sia, attualmente, prematuro», afferma Buratti. 

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