Avrà fatto infuriare il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, perché una “situazione globale non si risolve con assi bilaterali”, ma il vertice tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sembra aver trovato il favore dei mercati, gli unici “giudici” che contano veramente nel mondo finanziario. Nonostante non abbiano presentato soluzioni concrete, ma solo la promessa di risolvere i problemi dell’Eurozona entro la fine del mese, è bastato che i due si dicessero concordi nel procedere alla ricapitalizzazione delle banche europee per vedere schizzare i titoli bancari sulle Borse, in particolare a Piazza Affari.



Qualche esempio? Unicredit oggi ha superato quota 1 euro ad azione: non accadeva da metà agosto. E nell’arco di poco più di un giorno, il titolo di piazza Cordusio ha visto un rialzo arrivato quasi al 18%. Oggi Intesa Sanpaolo ha sfiorato quota 1,4 euro, per poi ritracciare. Ma quel valore era stato “bucato” a inizio agosto. E anche in questo caso l’incremento è ben sopra il 10%. Altri rialzi si sono visti anche per le banche francesi, ma le italiane sono senz’altro quelle che più stanno giovando dell’effetto “Merkozy”: in questo momento rappresentano i titoli più in spolvero sul Ftse Mib, nonostante la dose di pessimismo profusa in mattinata dal Presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, che davanti al Parlamento europeo ha spiegato che la crisi del debito in Europa ha raggiunto dimensioni sistemiche.



Insomma, l’Italia si lamenta, eppure i suoi due principali istituti di credito, uno dei quali molto internazionalizzato, con una non ben chiara esposizione nei confronti del fallimentare colosso franco-belga Dexia, stanno ritornando alle quotazioni di due mesi fa. Certo, sarà da vedere quanto durerà l’effetto annuncio rispetto a una situazione non proprio florida, considerando che da giorni si rincorrono voci di un imminente aumento di capitale per Unicredit e di una non entusiastica disponibilità delle Fondazioni bancarie principali azioniste di piazza Cordusio a parteciparvi. Sarà da osservare quanto altro terreno recupereranno i titoli bancari rispetto ai valori di inizio anno (per esempio, Unicredit a febbraio aveva sfiorato quota 2 euro).



Sarà da comprendere se le banche italiane riusciranno a smarcarsi dal rischio di finire preda di qualche scalata straniera. Sarà tutto da scoprire il fantomatico piano franco-tedesco per salvare l’Europa dalla crisi. Sarà da capire il ruolo che avranno gli Stati Uniti in tutta questa vicenda, dato l’interesse quanto mai crescente rispetto al passato del Presidente Obama sulle vicende finanziarie europee.

Quel che sembra più chiaro è che si va rafforzando il legame causa-effetto tra politica e finanza. Il problema è: quale di questi due mondi decide davvero le sorti dell’altro?