Secondo l’Istat, la produzione industriale, nel mese di agosto, è cresciuta. E non di poco. Secondo le previsioni di agosto dell’Ocse, invece, l’economia è destinata al declino. Quindi? A chi dare ascolto e come interpretare le diverse rilevazioni? «Si tratta di indici completamente diversi, che registrano dati diversi. Ma, letti nel loro insieme, alla luce dello scenario economico globale, ci dicono che la situazione è tutt’altro che rosea», spiega, interpellato da ilSussidiario.net Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison. Nel dettaglio, l’indice destagionalizzato della produzione industriale di agosto, rispetto a luglio, è aumentato del 4,3%. Il Composite leading indicators, il cosiddetto superindice previsionale dell’Ocse, invece, vede un calo, nello stesso periodo, di 0,5 punti e di 0,9 punti su base annua. Significa che, ad agosto, le previsioni sull’andamento futuro dell’economia dei Paesi dell’Ocse non sono per nulla ottimiste. In Italia, in particolare, il superindice è calato di 1,1 punti dal mese precedente, mentre su base annua i punti in meno sono 5,5.
«Si tratta di un indice che contempla le aspettative future. Se è di agosto, non si riferisce ad agosto, ma a settembre-ottobre; l’indice di produzione industriale, al contrario, precisa cosa effettivamente è accaduto». Due indicatori diversi, quindi, che si riferiscono a mesi diversi. E che vanno letti in maniera specifica: «Valutare l’indice di produzione di agosto è un’operazione, in genere, ardua. Vengono fatti, nel corso del tempo, aggiustamenti anche significativi. C’è una stagionalità estremamente complessa di cui tenere conto. Spesso capita che gli imprenditori vadano in ferie quando ci sono ancora degli ordini da evadere; o, al contrario, che facciano più ferie perché non hanno ordini per il mese successivo». L’alternanza dei casi non è mai regolare. «A seconda degli anni e delle varie congiunture ci sono degli andamenti del mese di agosto estremamente erratici che rendono difficile svolgere le operazioni statistiche». Ciò non impedisce una serie di valutazioni. «E’ probabile che, dal momento che in Italia la ripresa dell’export è iniziata più tardi rispetto agli altri Paesi, tale fase positiva si concluderà più tardi che altrove. Per il momento le nostre esportazioni sono ancora a buoni livelli in Paesi come la Russia o la Turchia. Ma, ci sarà, a livello globale, specialmente, in Europa e Stati Uniti, una stagnazione generale. Di cui anche noi risentiremo ben presto».
Secondo Fortis, «la nostra maggiore resistenza estiva mentre gli altri stavano già rallentando potrebbe essere motivata proprio da un prolungamento dell’attività e del rinvio delle ferie per smaltire gli ordini inevasi». Questo, tuttavia, è ben lungi dal rassicurarci sul futuro. «Tutti gli osservatori, dal Fondo monetario internazionale, all’Ocse, prevedono un generale rallentamento al quale l’Itala non potrà sfuggire e di cui risentirà, in particolare, nell’ultimo trimestre».