Una giornata che si è aperta bene e che si è chiusa male. Così si può riassumere l’andamento dei mercati di oggi. Sembrava che il trend rialzista di queste tre ultime settimane dovesse continuare e in effetti le Borse, in avvio, erano tutte in buon territorio positivo. Verso le 11 del mattino, piazza Affari sfiorava un rialzo quasi del 2% ed era la “reginetta” d’Europa. La svolta  è arrivata verso le 13, quando sono state rese note le dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, e dello stesso cancelliere Angela Merkel. Un’autentica doccia gelata sul relativo entusiasmo di queste giorni.



Schauble dichiarava, naturalmente a mercati aperti (ormai non ci fa più caso nessuno), che il 23 ottobre prossimo, cioè domenica, non si arriverà alla definizione del piano di salvataggio dell’Eurozona. Poco dopo il cancelliere tedesco ribadiva un concetto già espresso una decina di giorni  fa, quando invitava a non caricare di significati il 23 ottobre, e cioè che per quel giorno, quando ci sarà il meeting europeo, non sarà possibile trovare un accordo su tutti i temi e problemi che riguardano la crisi del debito. Per evitare qualsiasi suggestione la Merkel ha usato l’espressione “un sogno impossibile” per la definizione del piano per quella data. È una risposta che non solo non è piaciuta ai mercati, ma nemmeno al G20, che aveva sollecitato misure urgenti degli europei per evitare un contagio dell’economia mondiale. A questo va aggiunta la posizione del Fondo sovrano della Cina che, in assenza di trasparenza, non intende investire nelle banche europee.



Inoltre, dall’altra parte dell’Atlantico, sono arrivati i dati sulla produzione dell’industria manifatturiera a New York, attestatasi a ottobre al -8,5%. Infine, l’elenco delle 40 banche, di rilevanza sistemica che, secondo il prossimo presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, devono rafforzare i propri ratios patrimoniali. Insomma, una serie di notizie poco rassicuranti per gli investitori e quindi in grado di far prosciugare i guadagni del mattino. Alle 14, infatti, in concomitanza con lo spread che saliva di dieci punti, nel ragguaglio tra Bund e Btp, le Borse cominciavano ad andare in territorio negativo. A questo punto la chiusura, con un’accelerazione nell’ultima ora di contrattazioni, si è tradotta in una perdita del Ftse Mib di piazza Affari del 2,3%, tornando così sotto la quota dei 16mila punti. Il Dax di Francoforte è andato sotto dell’1,92% e  il Cac 40 francese in rosso dell’1,67%.



Secondo gli analisti, il problema non è più neppure quello di seguire l’andamento del valore delle azioni, data la grandissima volatilità sui mercati, ma di fissare l’attenzione sullo spread, che fotografa effettivamente l’andamento della giornata.

Anche Wall Street sta perdendo. La settimana che ci porta al weekend decisivo per l’allargamento del Fondo salva-Stati, per la ricapitalizzazione delle banche (oggi Unicredit e Intesa hanno perso molto, ma non tanto quanto la franco-belga Dexia), la situazione della Grecia sconvolta dagli scioperi, è cominciata veramente male.

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