Dalle indiscrezioni di stampa di queste ultime ora sta prendendo vita una bozza relativa all’atteso Decreto sviluppo a cui sta lavorando da giorni il Governo. Proprio oggi si sono trovati a discuterne ancora a Palazzo Grazioli il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Di quello che si sa riguardo la bozza, i punti principali riguardano, oltre alla garanzia di Stato per i mutui delle giovani coppie, lo stop alla certificazione cartacea relativamente a scuole, università, medici di famiglia, imprese: anche le pagelle a partire dal 2013 saranno disponibili solo on line così come i certificati di malattia dei figli delle coppie. E poi: zone a burocrazia zero, meno controlli sulle imprese, pensionamento dei professori universitari a 68 anni anziché a 70. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno già criticato la bozza: “Apprendiamo con preoccupazione l’ipotesi di un decreto sullo sviluppo a costo zero e senza vere riforme. Questo non può essere assolutamente condiviso. Occorre che il governo dia una risposta convincente al grido di allarme del mondo del lavoro e delle imprese”. IlSussidiario.net ha chiesto un parere a Guido Gentili, editorialista de Il Sole 24 Ore di cui è stato anche direttore su questa bozza. «Non è lo scossone che ci si poteva aspettare per uscire dalla crisi economica», dice Gentili, «ma la bozza contiene sicuramente elementi interessanti e positivi». Naturalmente, aggiunge, bisognerà poi vedere di questa bozza cosa rimarrà davvero nel testo definitivo.
Gentili, si parla già molto dell’eliminazione della certificazione cartacea. È davvero un passo così importante?
Certamente. L’oppressione burocratica che riguarda cittadini e imprese è problema noto da tempo. Tutto ciò che contribuisce a semplificare la loro vita è positivo, tanto è vero che sono previsti anche interventi sulla certificazione dei controlli sulle imprese che vengono resi meno invasivi. È un fatto positivo, tutto quello che significa meno burocrazia è sicuramente un beneficio per cittadini e imprese.
Qual è il suo commento generale riguardo la bozza?
Ci sono spunti interessanti. Naturalmente ci sarà chi rimarrà colpito da elementi apparentemente marginali, come la liberalizzazione del commercio della margarina. Però ci sono anche liberalizzazioni come quella relativa all’ingrosso del settore alimentare, o quella sul facchinaggio. Non siamo alla svolta definitiva che può portare il Paese fuori della crisi, ma ci sono cose interessanti, ad esempio la semplificazione burocratica e non solo nel Mezzogiorno. Ci sarebbero cioè zone a burocrazia zero, con l’estensione a tutta l’Italia e non solo al Sud del Paese di questo tipo di intervento.
Altri elementi che ritiene interessanti?
Ci sono – anche se è terreno minato viste le tante promesse fatte in passato e non andate in porto – provvedimenti per velocizzare le opere delle infrastrutture con sgravi fiscali previsti per investimenti dei privati. Mi sembra abbastanza importante. Nella parte amministrativa, per riuscire a velocizzare l’iter di queste opere, mi sembra sia previsto addirittura lo status di emergenza: nel momento in cui viene identificata l’opera su cui si deve intervenire, si viaggia saltando tutti gli ostacoli. Poi ci saranno sicuramente polemiche: si dirà che viene data mano libera a costruire ovunque, però c’è un tentativo di dare una prima risposta su certi temi caldi.
Ritiene che questa bozza rappresenti un venire incontro alle richieste presentate in questi ultimi giorni dalle imprese al governo?
Ci sono dei segnali positivi, che possono essere interessanti da un punto di vista dell’attività dell’impresa, di una piccola azienda di lavoro autonomo: la semplificazione burocratica è uno dei punti che il mondo delle imprese ha sempre richiesto venisse affrontata. Certo, non siamo davanti a una manovra decisiva, ma ricordiamoci quello che è stato detto in questi gironi e cioè che di soldi ce ne sono pochi.
In realtà, visto la presenza di defiscalizzazioni nelle infrastrutture, non è una vera manovra a costo zero.
No, e manca anche quella spinta forte che potrebbe venire da interventi sulle pensioni, da una patrimoniale che permetterebbe di incamerare risorse da dare allo sviluppo oppure da un condono. Non ci sono insomma provvedimenti che danno un gettito immediatamente spendibile. Ci sono solo alcuni provvedimenti diciamo laterali, come gli enti pubblici che dovranno restringere gli spazi di alcuni metri quadri e ridurre gli affitti, quindi parliamo di risparmi, ma niente dello scossone che possa smuoverci dalla crisi in cui ci troviamo.