Pur nella confusione dell’Europa, alla vigilia di un meeting che doveva essere cruciale o strategico, le Borse stanno risalendo, dopo il “giovedì nero” di ieri. A metà giornata, dopo un’apertura incoraggiante, piazza Affari è in rialzo del 2,6% (di nuovo sopra i 16mila punti), il Dax di Francoforte sale di oltre due punti percentuali e il Cac 40 francese di circa l’1,7% (l’avvio di Wall Street è stato positivo). Sullo sfondo c’è l’indice dello spread tra Bund e Bpt che è sempre vicino ai 400 punti, a 381 per l’esattezza. Quindi, nonostante il trend rialzista il quadro non è affatto incoraggiante. Di fatto, la data del 23 ottobre, che doveva stabilire le misure definitive per affrontare la crisi, ha un senso tutto relativo. In quanto il summit ci sarà e non salterà come si diceva ieri, attraverso un “tam-tam” che pareva ben orchestrato. Ma se tutto va bene, la data cruciale diventa a questo punto, mercoledì 26 ottobre. La riunione di oggi, tra i ministri finanziari, che doveva essere il primo passo del summit non c’è più.
La prima riunione a questo punto sarà domenica. Ma note ufficiali dicono che Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, i protagonisti di quella che dovrebbe essere la svolta, si troveranno sabato sera a Bruxelles e lì dovrebbero trovare almeno i punti fondamentali di un accordo. Poi il cancelliere Angela Merkel dovrà affrontare il Parlamento tedesco, lunedì o martedì, presumibilmente, e quindi il 26 ottobre, mercoledì si saprà se l’accordo è stato raggiunto o comunque può essere raggiunto.
Il problema è che i saliscendi delle Borse dipendono da questa serie di rumors e voci sulle riunioni che si devono tenere. I dati macroeconomici di questi giorni, sia in America che in Europa, spiegano che il rallentamento c’è, ma non si può dire che si stia scivolando in una recessione. È questo piedistallo, legato alla valanga dei rumors e delle dichiarazioni, che tiene appesi i mercati a momenti di fiducia e di sfiducia. Non si può certo dimenticare che i mercati vivano anche di voci, ma l’impressione al momento è che, sulla base solo di una valanga di “voci”, i mercati vivano alla fine il momento di più grande incertezza andando a finire in una sorta di altalena permanente.
Sarà bene chiarire che questo momento non riguarda solo l’Italia. Oggi il commissario alle Attività produttive, Oli Rehn, ha richiamato l’Italia a varare misure per la crescita. E va bene, anche se il commissario dovrebbe avere la pazienza e la competenza di spiegare come è possibile una crescita in queste condizioni. In realtà è tutta l’Europa che è in condizioni problematiche, dalla Grecia alla Francia, forse anche alla granitica Germania. Basta pensare alla “sveglia” che i cinesi hanno dato oggi all’Europa per trovare soluzioni.
L’oggetto di tutto questo contenzioso è naturalmente l’allargamento del Fondo salva-Stati, che è concepito in modo diverso da tedeschi e francesi. Qualcuno ha già ironizzato sostenendo che bisognerebbe cambiare nome e a questo Fondo e chiamarlo salva-banche.