L’estate appena conclusa ha portato bene ad Alitalia. Sarà così anche per l’autunno in corso e per il prossimo inverno? Ieri si è riunito il cda di Alitalia per esaminare l’andamento della gestione al 30 settembre 2011 e al termine ha comunicato i dati essenziali.

Un buon trimestre estivo

Nel trimestre estivo il gruppo Alitalia ha trasportato 7,6 milioni di passeggeri, mezzo milione e oltre il 7% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Il load factor (il coefficiente di riempimento degli aerei) è anch’esso migliorato risultando pari al 77,5%, circa due punti percentuali in più dell’estate 2010 e oltre tre punti in più rispetto all’estate 2009. L’aumento dei passeggeri si è riflesso positivamente sui ricavi operativi del gruppo, che sono risultati pari a 1.080 milioni, con una crescita del 12% rispetto al 2010, favorita anche dall’incremento di circa il 3% nei ricavi medi per passeggero trasportato (142 euro nel trimestre estivo 2011 contro 138 nel trimestre estivo 2010). I costi operativi sono invece aumentati solo nella stessa misura dei passeggeri trasportati, lasciando invariato il rapporto tra costi operativi e passeggeri a 130 euro. Il risultato operativo medio per passeggero trasportato è dunque aumentato dagli 8 euro dell’estate 2010 ai 12 euro del trimestre estivo 2011, determinando un risultato operativo complessivo apprezzabile: 12 euro moltiplicati per 7,6 milioni di passeggeri portano a un totale di 90 milioni di euro, 34 in più dell’estate 2010. Al netto degli oneri della gestione non operativa rimane un risultato netto positivo per 69 milioni, 30 in più dell’anno precedente.



Si tratta di dati tutti positivi (riassunti nella Tabella 1 e nella Tabella 2), resi possibili dalla concomitanza di tre diversi fattori:

1- La ripresa del mercato del trasporto aereo, cresciuto nella parte trascorsa dell’anno a tassi maggiori rispetto ad Alitalia, tanto che la quota di mercato di Alitalia si è lievemente ridotta.



2- La stagionalità: il trimestre estivo è per definizione quello a più alta domanda di trasporto aereo e conseguentemente a più elevato load factor;

3- La capacità di Alitalia di ritornare a un’offerta regolare dopo il difficile avvio del 2009 e quella di contenere i costi. Grazie al contenimento dei costi, il load factor teorico in grado di garantire alla nuova Alitalia il pareggio operativo è del 71%, mentre nella vecchia Alitalia risultava dell’80% (e il vecchio vettore avrebbe quindi continuato a perdere anche nel trimestre che stiamo osservando).

 

Il terzo trimestre risolleva i conti dell’anno, ma rimane l’incognita del quarto



I dati positivi del trimestre estivo hanno l’effetto di migliorare considerevolmente i dati acquisiti della parte trascorsa dell’anno, compensando almeno in parte un primo semestre che non era andato benissimo. Nel primo trimestre dell’anno, infatti, i passeggeri trasportati erano stati solo di pochissimo più numerosi dell’anno precedente e il load factor era risultato addirittura inferiore. Ne era derivata una perdita di quasi 90 milioni di euro, consistente anche se minore rispetto ai quasi 120 milioni dell’anno prima. Anche nel secondo trimestre il load factor è rimasto lievemente al di sotto dell’anno prima, tuttavia grazie al contenimento dei costi l’azienda è riuscita per la prima volta nel trimestre primaverile a conseguire un risultato operativo di segno positivo. Sommando ora anche il terzo trimestre, Alitalia può contare su un risultato operativo positivo per 21 milioni nei primi tre quarti del 2011 e su un risultato netto negativo di soli 25 milioni, corrispondente a un quinto dei 125 milioni dello stesso periodo del 2010. Questi dati positivi derivano dal fatto che rispetto ai primi tre trimestri del 2010 i ricavi operativi sono cresciuti di circa l’8%, i passeggeri di circa il 6% (da 17,7 a 18,8 milioni) e i costi operativi totali meno del 4%.

Come si chiuderà il 2011, date queste premesse? Bisogna in primo luogo ricordare che la stagionalità influisce negativamente sul quarto trimestre, il più debole dell’anno dopo quello invernale. I risultati dell’intero anno saranno quindi inevitabilmente peggiori rispetto a quelli dei primi tre trimestri. Abbiamo provato a fare una stima, ipotizzando un quarto trimestre 2011 identico nei risultati al quarto trimestre 2010. In tale eventualità l’anno si chiuderebbe con una perdita operativa di circa 15 milioni di euro e una perdita totale di circa 70 milioni di euro, meno della metà rispetto all’anno prima, ma un valore ancora distante dall’obiettivo del pareggio.

 

I fattori di incertezza per il futuro

Sui conti del quarto trimestre, ma ancora di più su quelli dei trimestri successivi, pesano almeno due fattori di rischio derivanti dalle dinamiche congiunturali:

1- Il primo è il prezzo del petrolio. Alitalia ha dimostrato di non aver risentito sinora del rialzo dei prezzi dei prodotti petroliferi, fattore che ha invece zavorrato i conti del suo principale azionista Air France portandolo in rosso. Non sappiamo tecnicamente come Alitalia sia riuscita a evitare questo rischio e non sappiamo pertanto se potrà farlo anche in futuro.

2- Il fattore più importante è comunque rappresentato dalla prospettiva di una nuova fase recessiva: nella migliore delle ipotesi il Pil reale non crescerà nei prossimi trimestri in Italia, nella peggiore ritornerà a diminuire. Impensabile quindi che la domanda di trasporto aereo continui a crescere ai tassi del 2010-11 e probabile invece che si ritorni a valori con segno meno. Ma in tal caso i conti non potranno che ritornare a peggiorare.

Infine, una constatazione. In questo periodo Alitalia va meglio di Air France, che ha non pochi problemi, ma non può gioirne: infatti, anche se Alitalia ha risultati migliori non può certo ambire a comprarsi Air France, mentre Air France in crisi potrebbe non essere in grado di comprarsi Alitalia se si rivelasse possibile o necessario e questo sarebbe certamente un problema.

Postilla: la cassa integrazione che aiuta i conti

Non possiamo dimenticare che nello scorso marzo l’azienda e le organizzazioni sindacali hanno concordato la possibilità di cassa integrazione anche per lunghi periodi sino a un massimo di 700 dipendenti, corrispondenti a circa un ventesimo di quelli totali. Con quale ampiezza è stato utilizzato questo accordo e quanto ha influito sul miglioramento dei conti? Che cosa giustifica tale possibilità concessa a un’azienda con conti in netto miglioramento e che genera oneri a carico di una collettività molto più in crisi della nuova Alitalia? Come è possibile che una finanza pubblica estremamente problematica continui a essere usata come cestino dei rifiuti in cui far ricadere costi aziendali al fine di migliorare i bilanci a vantaggio dei soli azionisti?

(2 – continua)