Una boccata d’ossigeno per le imprese. Almeno, nelle intenzioni della lettera che il governo italiano ha inviato a Bruxelles, in seguito al pressing delle istituzioni dell’Unione che ci hanno chiesto un’azione costante e continuativa per dimostrare la nostra capacità di solvenza. In tal senso, e nell’ottica di rilanciare lo sviluppo, l’esecutivo ha preso in considerazione una serie di provvedimenti a beneficio delle aziende italiane.
«Già noti da tempo, per la verità. Ma che nessun governo è mai riuscito a realizzare. Speriamo sia la volta buona. Per fortuna c’è l’Europa che ci impone una coerenza e una serietà che facciamo fatica a trovare da soli», è il commento di Giovanni Marseguerra, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano raggiunto da ilSussidiario.net. In particolare, entro la fine dell’anno, l’esecutivo promette che per favorire la crescita delle aziende italiane si avvarrà della leva fiscale con l’obiettivo di agevolarne la capitalizzazione. Saranno utilizzati, a tal fine, i meccanismi di deducibilità del rendimento del captale di rischio. Alle Pmi, inoltre, saranno destinate il 50 per cento delle risorse non utilizzate del Fondo Rotativo per il Sostegno alle imprese e per gli investimenti in ricerca.
Infine, si legge nella lettera, «per garantire la liquidità delle imprese si prevede un sistema di certificazione di debiti delle Pubbliche Amministrazioni locali nei confronti delle imprese stesse al fine di consentire lo sconto e successivo pagamento da parte delle banche», senza che questo provochi un incremento dell’indebitamento della Pa. «Il documento è molto articolato. E ben pensato», premette Marseguerra. «Tuttavia, mentre viene proposto un sistema di riforme scadenzato, il governo deve ancora varare il decreto sviluppo. Di buoni propositi ce ne sono tanti. Come quello sulla capitalizzazione delle imprese, ad esempio, importantissimo, dato che sono sottocapitalizzate e fanno fatica ad accedere al credito. Mi chiedo se, effettivamente, si riuscirà a concretizzarne qualcuno». I precedenti non lasciano ben sperare. «Si prefigura il piano Euro-Sud che prevede il recupero dei fondi strutturali 2007-2013; perché, tuttavia, finora non sono stati utilizzati? Si parla da anni, inoltre anche della riduzione del numero di Parlamentari e dei costi della politica. Ma siamo ancora al palo. La mia impressione è che manchi la capacità di dare operatività ai provvedimenti disposti. E che il piano si scontri con la realtà, fatta di veti incrociati e di poteri che si annulleranno a vicenda».
Insomma, è sempre la solita storia: «L’Italia è il secondo Paese europeo per imprese manifatturiere, dietro solo la Germania. Ed è il settimo nel mondo. Un elemento determinante per il sistema produttivo. Prima, infatti, la finanza gonfiava i valori dei Paesi sviluppati. Oggi, gli stessi Paesi possono sperare di risvegliare l’economia solo attraverso il traino della domanda dei Paesi emergenti. In questo scenario la manifattura è essenziale. Abbiamo un sistema solido, con imprese che riescono a investire ed esportare». Ma la politica ci mette i bastoni tra le ruote. «Tuttavia, questi punti di forza spariscono completamente nella confusione della scarsa rappresentanza politica, che non ha saputo comunicare un’immagine di competitività e concretezza corrispondente alla realtà».
(Paolo Nessi)