Dopo la giornata del rally è arrivata quella del ripensamento e della riflessione L’agenzia di rating Fitch ha concluso che l’accordo per la Grecia significa default. Ma a parte questa considerazione, ha dato il rating migliore all’Efsf, cioè il Fondo salva-Stati, considerando comunque che occorre conoscere meglio i dettagli del piano di ricapitalizzazione delle banche. Sostanzialmente l’accordo raggiunto nel summit europeo regge ancora alla prova dei mercati, ma non c’è di certo l’euforia di ieri e si comincia a guardare ai dettagli dell’accordo e della “lettera di intenti” dell’Italia che rimane una “osservata speciale”. Contribuisce a questa immagine la dichiarazione che il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha fatto in commento al vertice europeo: «Abbiamo salvato la Grecia, per non far cadere l’Italia e quindi tutto l’impianto dell’euro». Il primo inquilino dell’Eliseo, gioca un pochino a fare campagna elettorale e non guarda soprattutto in casa propria, dove le sue banche sono state letteralmente salvate per la loro esposizione sui titoli greci. Ma non sembra neppure il caso di rispondere, perché i mercati non parlano politichese, ma rispondono in termini più concreti. La concretezza delle Borse ha portato oggi alla valutazione che il piano dell’Italia, contenuto nella lettera all’Europa, sembra un po’ troppo ambizioso, forse irrealizzabile per la sua portata e le sue scadenze. Di certo, quella sorta di “manifesto liberale” contiene una serie di proposte che da venti anni l’Italia avrebbe dovuto attuare e non è mai riuscita ad attuare per le sue contorsioni politiche. Il primo segnale di allarme, dopo un’apertura positiva, è arrivato per piazza Affari con l’asta dei Btp. In un primo momento sembrava addirittura che l’offerta avesse superato di molto la domanda. Non è stato questo alla fine il problema. Quello che è emerso è che il rendimento del decennale dei Btp ha superato il rendimento del 6 percento (il massimo dal 1997) e questo, oltre a offrire un segnale di rischio maggiore sul titolo, ha messo in crisi i listini delle banche. Bpm ha avuto addirittura un tonfo del nove per cento, collegato a un’altra serie di problemi. E’ da quel momento che piazza Affari ha cominciato a scendere fino a chiudere in territorio negativo con una perdita finale nell’indice Ftse Mib dell’1,78 percento, saldamente comunque sui 16.600 punti.
In tutti i casi, per queste incertezze che permangono (durata del governo, compattezza della maggioranza, realizzabilità del piano) Milano si è beccata la “maglia nera” del continente. La pausa di riflessione dopo il summit europeo se la sono comunque presa anche gli altri mercati europei. Se il Dax di Francoforte ha chiuso praticamente in parità, con un guadagno dello 0,5 percento, male è andato il Cac 40 francese che ha perso lo 0,59 percento. Il Nasdaq americano è in questo momento in leggerissimo calo.