Le sue dichiarazioni questa volta hanno davvero rischiato di rompere il giocattolo dell’Eurozona e di rendere irrecuperabile la posizione dell’Italia. E con lo spread che ha raggiunto i nuovi massimi storici e le istituzioni europee pronte ad una forte reprimenda del governo, il premier è costretto a modificare il tiro. «Non ha convinto nessuno» aveva detto Berlusconi a proposito dell’euro parlando agli Stati generali del Commercio estero, «è una moneta strana, non c’è una banca di riferimento e non ha un governo unitario l’economia». Poi la rettifica: «si cerca di alzare pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. L’euro è la nostra moneta, la nostra bandiera».



Marco Fortis, economista e vicepresidente della Fondazione Edison, responsabile della Direzione Studi Economici di Edison Spa, rimane un po’ stupefatto per la dichiarazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sull’euro. Berlusconi lo aveva scandito: «C’è un attacco all’euro che come moneta non ha convinto nessuno, perché è una moneta strana, non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie. L’euro è un fenomeno mai visto, ecco perché c’è un attacco della speculazione e inoltre risulta anche problematico collocare i titoli del debito pubblico. C’è una situazione di grande tensione per gli spread, stamattina le “aste” hanno superato il 6 percento di interesse, che graverà sulle nostra finanza. L’attenzione sull’Italia deriva da un attacco a un euro che non ha convinto nessuno». «È una dichiarazione che mi lascia perplesso» commenta Fortis «in quanto viene pronunciata dal leader di un Paese che è stato uno dei fondatori dell’euro. Diciamo pure che è una caduta di stile e anche un fatto inopportuno. Pensi solo per un attimo se questa dichiarazione l’avesse fatta il cancelliere tedesco Angela Merkel oppure il presidente francese Nicolas Sarkozy: che cosa sarebbe successo? Che tipo di fiducia potrebbero avere gli investitori? Insomma ci sono anche dei ruoli da rispettare, se non altro…»



Se non altro? «Ma sono parecchi mesi che molti economisti scrivono e dicono che l’euro è una moneta strana, che ha meccanismi strani. Del resto questo è anche abbastanza evidente. L’Europa è una cosa complessa, con Parlamenti diversi, fiscalità diverse e l’euro, come moneta, non ha un prestatore di ultima istanza, colui che garantisce la moneta, come la Banca d’Inghilterra, come la Fed. Non è una scoperta. Questo può essere oggetto di discussione tra accademici, studiosi, economisti. Ma, francamente, in una situazione come quella in cui viviamo, che venga a dichiararlo il premier di uno dei Paesi che ha fondato l’euro non mi sembra una scelta responsabile».



Il premier poi ha rettificato. Forse era irritato per l’andamento dell’asta di oggi, oppure voleva rispondere a Sarkozy, per le dichiarazioni fatte in conclusioni del summit europeo, quelle che spigavano: “Abbiamo salvato la Grecia per non far cadere l’Italia”? «Ma non si risponde in questo modo. A Nicolas Sarkozy occorreva rispondere seccamente: si è salvata la Grecia per salvare le banche francesi. In questo caso si tratta di una sbandata inopportuna. Ho fatto prima l’esempio di Angela Merkel o di Nicolas Sarkozy. Che cosa potrebbe provocare una simile dichiarazione sui mercati, tra gli investitori. Il fatto vale anche per il nostro premier. Di fronte a una dichiarazione di questo tipo, che fiducia può creare dopo tutto quello che è successo, tutto quello che sta succedendo, a cui, con scelte discutibili hanno contribuito un po’ tutti, anche il nostro presidente del Consiglio?».