Un tonfo ulteriore e poi ritracciamento nel primo pomeriggio dimezza le perdite delle Borse europee. Il primo martedì di ottobre è quasi la fotocopia di ieri, primo lunedì del mese. Apertura da brividi, con una serie di notizie sconfortanti e poi una lenta risalita, ma che lascia i mercati sempre in territorio negativo.
I problemi si accumulano sullo sfondo di un ormai probabile default della Grecia. La “troika” ha preso atto del debito vertiginoso, della portata dei sacrifici da fare. Appare difficile un salvataggio come si parlava settimana scorsa. La Grecia probabilmente non sarà abbandonata al suo destino, ma certamente l’eurozona, con questa situazione greca, diventa carica di problemi. Servono a poco in questa circostanza le dichiarazioni di massima, come quella del ministro Giulio Tremonti, al termine della riunione dell’Ecofin: “Gli sforzi dei Paesi europei sono tutti tesi a evitare il default della Grecia”. In mattinata erano arrivate anche le nuove stime di Goldman Sach’s, che ha rivisto al ribasso le previsioni economiche che riguardano Francia e Germania. Seconda la grande banca d’affari americana, tecnicamente, l’Italia è in recessione. Ma complessivamente Goldman Sach’s ritiene che l’eurozona è bloccata e non crescerà.
Un problema particolare riguarda le banche francesi e soprattutto il colosso franco-belga Dexia, esposto con i greci, ma anche impantanato nel rifinanziamento in dollari sul mercato americano. Dexia perde in un giorno il 20 percento, ma in mattinata aveva toccato quota meno 38 percento. E proprio in quel momento si ripetevano, come un cavallo di ritorno, i problemi delle banche francesi e si ipotizzava, come rumor che poi veniva smentito, un downgrade per la Francia.
La situazione non è certo migliorata con l’apertura di Wall Street, dove i futures hanno indovinato una apertura negativa. Ora il “Temple” sta viaggiando su una perdita del meno 1,2 percento e non è servita neppure una dichiarazione del presidente della Fed, Ben Bernanke, dove si parlava di provvedimenti per stimolare la crescita.



Questa volta non c’è stata alcuna suggestione e i mercati hanno dato l’impressione di non aver nemmeno ascoltato il presidente della Fed.
A questo punto, con simili giornate e simili chiusure, il guadagno della scorsa settimana è già svanito della metà. E non sembrano esserci segnali positivi per le prossime sedute di Borsa.
Il copione si ripete con il comparto bancario e finanziario in grande difficoltà, ma anche quello delle materie prima è in sofferenza, così come il settore automobilistico. Evidente che in tutto questo lo spread risalga a livelli di allarme, oltre i 380 punti. Alla fine brutta chiusura. A Francoforte il Dax perde il 2,78, il Cac 40 francese 2,41 e il nostro Fitse Mib, pur restando sopra i 14mila punti, perde il 2,72.

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