Wall Street ha aperto in territorio positivo. Ma l’Europa aveva già aperto in mattinata con il segno verde e, tranne un lieve ritracciamento verso mezzogiorno, quando l’uscente presidente della Bce, Jean Claude Trichet. ha confermato l’1,50% del tasso di interesse e ha fatto alcune considerazioni sulla situazione economica. Anche alcuni passaggi non positivi di Trichet non hanno fermato il mercato europeo nel loro trend rialzista. Anche questa volta, la “scure” dell’agenzia Moody’s sull’Italia non ha fatto presa tra gli investitori. Dopo il downgrade del Paese, di ben tre scalini (forse un po’ troppo enfatizzato), Moody’s si è ripetuta nel declassamento di banche, imprese pubbliche e private italiane, escludendo dal “mazzo” del downgrade solo Generali. Moody’s ha poi concluso, forse per non essere “seconda” a Standard&Poor’s, nel declassamento di diversi enti locali italiani.
Ma l’appeal della “trimurti” non sembra più fare molto effetto tra gli investitori, forse memori di lezioni passate, come quando le tre agenzie di rating assegnavano una tripla “A” a Lehamn Brothers, che era sull’orlo del fallimento. Piuttosto, le Borse stanno cercando di comprendere qual è lo stato reale delle banche. Il caso del colosso francese franco-belga è a parte. Il portafoglio di Dexia è una raccolta indiscriminata di titoli greci e nello stesso Dexia non riesce a rifinanziarsi in dollari sul mercato americano.
In Grecia, malgrado qualche segnale di ottimismo da parte della famosa “troika”, si profila una soluzione di default pilotato, guidato, lo si chiami come si voglia, che dovrebbe portare a una moratoria del debito e quindi a dolori per le banche europee, soprattutto quelle tedesche e francesi. Che cosa ha temuto in definitiva il mercato in questi giorni? Che si riproduce una situazione di credit-crunch, di chiusura dei rubinetti del credito alle imprese, primo passo verso un’autentica recessione.
Nel giro di due giorni, sia il presidente della Commissione europea, Josè Barroso, sia il commissario agli Affari economici, Oli Rehn, hanno chiarito con dichiarazioni e interviste che si sta preparando un piano in cui sono coinvolti tutti gli Stati membri della Comunità per rifinanziare le banche e quindi per scongiurare una stretta creditizia che in questo momento non solo deprimerebbe i mercati, ma farebbe durare a più a lungo una stato di stagnazione economica che i dati macroeconomici confermano. Nonostante questo piano, si sa che il 2012 sarà un anno problematico per l’economia. Ma è chiaro che puntellando le banche la stessa economia reale avrebbe più chances di ripartire.
La ragione di questa risalita delle Borse, dopo le prime due sedute negative della settimana, sta forse in questo paino che Barroso e Rhen hanno lanciato.
La chiusura, a questo punto, è stata positiva. Piazza Affari chiude oltre i quindicimila punti con un 3,55% di rialzo. In territorio positivo anche Dax tedesco (+2,7%) e Cac 40 francese (+3%). Sull’altra sponda dell’Atlantico, i dati sui sussidi di disoccupazione sono apparsi in linea con le aspettative. Al momento Wall Street è in territorio positivo.