Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, prossimo a varcare il soglio della Bce, si è detto particolarmente preoccupato per le condizioni delle giovani generazioni. Intervenendo ad un convegno a Sarteano, in provincia di Siena, di fronte ai parlamentari dell’Intergruppo per la Sussidiarietà ha fatto presente di come sia incerto il loro futuro e quello del Paese. La crisi scoppiata nel 2008 ha colpito loro più di chiunque altro. E li ha colpiti in Italia più che altrove. Sono incerte le loro linee di reddito, mentre il contributo che potrebbero dare alla crescita è paralizzato da nodi strutturali. Rappresentano un patrimonio di nozioni, conoscenze, competenze, entusiasmo e capacità di innovazione che, tuttavia, non è possibile sfruttare per il semplice motivo che non vien data loro l’opportunità di farlo. Per questo, secondo Draghi, i provvedimenti prioritari per poter uscire dalla crisi consistono in riforme strutturali che, anzitutto, tolgano una serie di paletti alla «concorrenza e all’attività economica»: E’ necessario, inoltre, «definire un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese, promuovere una maggiore accumulazione di capitale fisico e di capitale umano».
Altra grave pecca del nostro sistema individuata da Draghi, il fatto che le carriera di un giovane è determinata più da dove è nato e dalle caratteristiche sociali e reddituali dei genitori più che da dove ha studiato. Certo, la famiglia, rappresenta il primo ammortizzatore sociale, in grado di proteggere i giovani dalle peggiori storture della crisi. Tuttavia, se un tempo le risorse dei familiari erano minori e il «miglioramento del proprio tenore di vita» avveniva tramite «l’accumulazione di risorse collegate al proprio lavoro»,oggi non è più così. Vi è da aggiungere il fatto che, secondo Draghi, la ricchezza eredita da alcuni può sì compensare le minori opportunità generate dalla crisi, ma al contempo rappresenta un fattore di diseguaglianza sociale per quanto riguarda le condizioni di partenza. Non solo. «Il legame tra i redditi da lavoro dei genitori e quelli dei figli è in Italia tra i più stretti nel confronto internazionale, più vicino ai valori elevati osservati negli Stati Uniti e nel Regno Unito che a quelli stimati per i paesi nordici e dell’Europa continentale».
Draghi ha infine denunciato come si sia aggravato il livello di povertà delle famiglie con figli. In particolare si è abbassato dell’1,5 per cento, tra l 2007 e il 2010, il cosiddetto reddito equivalente, «ovvero corretto per tenere conto della diversa composizione familiare», sarebbe diminuito in media dell’1,5 per cento».