L’ingegner Carlo De Benedetti va a Dogliani per onorare la ricorrenza del cinquantesimo anniversario della morte di Luigi Einaudi. Ma nella sua veste di “grande editore” del maggior quotidiano di sinistra e di ex “tessera numero uno del Pd”, fa una battuta velenosa sulla Fiat e sul suo amministratore delegato Sergio Marchionne. Su Marchionne, De Benedetti sembra lapidario e sicurissimo: “L’uscita da Confindustria è un errore. In realtà la Fiat sta uscendo dall’Italia, non da Confindustria”. Sulla Fiat, il giudizio dell’ingegnere è addirittura storico- velenoso: “La Fiat ha fatto indubbiamente molto per il Paese, ma credo che il Paese abbia fatto di più per la Fiat, che la Fiat per il Paese”. Poi un altro affondo: “Non credo che si possa addossare al sistema Italia la responsabilità, per esempio, della mancanza di modelli o che ci facciamo portare via le persone migliori da Volkswagen o da Audi”. Insomma una autentica ramanzina da parte dell’ingegnere che divenne, per quattro mesi nel 1976, l’amministratore delegato della Fiat, e poi se ne andò improvvisamente. O, secondo alcune versioni fu cacciato (la questione è ancora dibattuta) dalla dirigenza più vicina agli Agnelli perché avrebbe tentato di scalare la casa automobilistica torinese con l’appoggio di finanzieri svizzeri.



Su questa dichiarazione, Guido Gentili, editorialista de “IlSole24Ore” precisa: “Mi sembra una dichiarazione di carattere politico, più che una fotografia della situazione delle relazioni industriali nel nostro Paese. Marchionne vuole introdurre, alla sua maniera, con metodi che ricordano quelli di un manager americano, internazionale, contratti che lo lasciano libero sulla flessibilità del lavoro. Possiamo discutere la questione e possiamo essere contrari o favorevoli, non c’è dubbio. Vorrei ricordare comunque che nella stessa lettera inviata dalla Banca centrale europea, siglata da Jean Claude Trichet e da Mario Draghi, c’era un espresso riferimento alla flessibilità del lavoro. In più non si possono fare calcoli algebrici sulla Fiat, quanto ha dato e quanto ha ricevuto. La Fiat è una delle imprese che ha caratterizzato lo sviluppo italiano, che ha introdotto il fordismo in Italia, che ha innestato, con altri, il miracolo economico. Il giudizio dell’ingegnere De Benedetti mi sembra schematico e sbrigativo”.



Ma a suo parere si può dire che Sergio Marchionne con la Fiat vogliano veramente abbandonare l’Italia, uscire insomma dal sistema Italia?

Non lo so e non credo che si possa affermarlo con certezza. Bene o male alcuni investimenti sono stati fatti e sono investimenti di un miliardo di euro qua e un miliardo di euro là. Non posso dire quindi, con sicurezza, che la Fiat sia sulla via d’uscita dall’Italia.

Anche Giorgio Benvenuto ha affermato lo stesso concetto qualche giorno fa. Si può supporre, ma non lo si può affermare con certezza. Sinora la scelta di un’uscita non è provata. Forse Marchionne sta facendo solo una scelta tattica.



Può anche darsi, è nello stile dell’uomo. Marchionne è nato a Chieti è un italiano, ma è abituato ad altre forme di trattative. I sindacati americani ad esempio suono durissimi nelle vertenze di carattere economico. Ma si fermano lì, quello che noi chiamiamo il cotè politico non lo considerano neppure. Il massimo di politica che i sindacati americani fanno è quando si schierano per un candidato prima delle elezioni presidenziali. E’ evidente che un mondo come il nostro Marchionne lo comprenda poco o comunque non lo condivida.

Non c’è forse in De Benedetti anche un appoggio a Confindustria che in questo momento appare un po’ in difficoltà per i suoi problemi e con diversi iscritti che vogliono andarsene dall’associazione?

Confindustria vive un momento delicato soprattutto perché è entrata nella fase della successione. Quindi si affacciano i veneti con un loro candidato. Altri hanno già un candidato. E’ un passaggio della vita di Confindustria. Ma in questi due anni Emma Marcegaglia ha ottenuto dei buoni risultati. In alcuni casi ha aperto addirittura la strada a Marchionne siglando contratti senza la Cgil.

In sostanza lei pensa quindi che la dichiarazione di Carlo De benedetti sia di carattere politico ?

Mi sembra proprio di sì. Ho letto su “La Repubblica” il manifesto dei giuristi di sinistra, guidato da Stefano Rodotà e da Luciano Gallino, e appoggiato da diversi economisti, che si oppongono all’articolo 8 contemplato dalla manovra. E’ proprio quell’articolo, la difesa di quell’articolo che preoccupa maggiormente Marchionne.

 

(Gianluigi Da Rold)

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