Il Sole 24 Ore, oggi, ha stilato un manifesto per l’Europa. Per salvarne l’economia, lo spirito fondante, i Paesi che ne fanno parte  e la moneta unica. «Cinque punti dettati dal buon senso. Molti dei quali, sono oggetto di discussione ormai da anni», afferma Carlo Secchi, professore di Politica economica europea alla Bocconi. Che, per ilSussidiario.net ha commentato punto per punto il manifesto. Il cui filo conduttore consiste in una semplice considerazione: i mercati continuano a manifestare perplessità, penalizzando l’Italia in ragione del timore che non sarà in grado di dare garanzie sulla propria capacità di solvenza. Le misure messe a punto per dar vita a un’azione sistematica e puntuale sui nostri conti, del resto, non hanno convinto. D’altro canto, le istituzioni  europee si stanno mostrando del tutto inadeguate nel dare una soluzione alla crisi dei debiti sovrani. Mancano, infatti, una leadership e una strategia.  



Governo economico europeo. Istituzione di un’autorità fiscale – «Fin dai tempi di Maastricht – spiega Secchi – i più attenti osservatori si erano accorti che il cammino verso l’Unione economica e monetaria nasceva con una gamba zoppa. Sul piano della politica fiscale e di bilancio, si recepiva il patto di crescita stabilità; ma non era paragonabile alla centralizzazione della politica monetaria».  Il che, ha provocato delle distorsioni: «La disciplina fiscale, intesa come rigore nei principi fiscali di bilancio tendenzialmente in pareggio – aggiunge – ha mostrato, nei fatti, la possibilità che alcuni non si attenessero, la Grecia in primis». Una volta superata la crisi, sarà necessario far tesoro di quanto accaduto. «Pur nel rispetto dei principi di sussidiarietà,  è necessario muoversi nell’ottica di un’autorità fiscale comune, che possa dare ordini agli stati membri con l’obiettivo del mantenimento dell’equilibrio nei conti pubblici».



Estensione del mandato della Bce. Più poteri, come la Fed – «Il paragone con la Fed mi sembra azzeccato. La Bce già gode di molti poteri. Può attuare misure di sostegno e tampone per le situazioni di crisi. Ma la clausola secondo la quale non debba intervenire per salvare gli Stati devianti deve essere temperata». Secondo il professore, se c’è un’autorità fiscale in grado di garantire la disciplina della politica di bilancio, allora, «l’autorità monetaria, la Bce, deve farsi carico di tutto ciò che può verificarsi nel tempo in termini di eventi imprevedibili ed eccezionali». In questo modo, diventerebbe «il prestatore di ultima istanza non per chi fa il furbo, ma per quelli che, aderendo alla moneta unica aderiscono anche ad un nuovo sistema di regole».



Euro Project Bond. Per finanziare le infrastrutture – Secchi fa presente che già esistono: «Sono stati proposti dalla Commissione europea nel corso di un evento pubblico svoltosi il 10 aprile di quest’anno; si tratta di strumenti di finanziamento e garanzia  per i grandi progetti infrastrutturali (nel campo dei trasporti, dell’energia e dell’Ict) incorporati nella proposta della Commissione relativa alle prospettive finanziarie 2014-2020 presentata il 19 di ottobre nell’ambito del nuovo fondo Connecting Europe Facility». Tale fondo ha una dotazione di 50 miliardi «e prevede anche l’operatività dei bond legati a specifici progetti. La garanzia per chi li sottoscrive deriva  dalla bontà dei progetti stessi, valutata dagli operatori economici e dal mercato». A questo punto, dato che lo strumento c’è, «si tratta solo di farlo decollare».

Euro Union Bond – Diversi dai primi, il professore sottolinea come rappresentino uno «strumento di “comunitarizzazione” del debito». In pratica, un «nuovo fondo finanziario europeo avrà la possibilità di emettere titoli di credito e sostituirli con procedure e garanzie adeguate all’indebitamento degli stati singoli». Per Secchi è un passaggio fondamentale: «in un sistema federale – afferma, infatti – la prima cosa da fare, come hanno dimostrato gli Stati Uniti, è quella di superare le contraddizioni implicite dell’indebitamento affidato ai singoli Stati. Il tutto, ovviamente, a fronte di un sistema di regole comuni e della suddetta autorità fiscale».

Sistema bancario comune –  Non siamo a zero: «Sono stati fatti numerosi passi in avanti a livello di regole, di libertà di movimento dei capitali e di libertà di operatività di molte grandi banche». Ma neanche vicino all’obiettivo: «il sistema di vigilanza e di monitoraggio del loro andamento, pur  in presenza di autorità comuni, fa sì che i vari sistemi creditizi nazionali, finora, restino tali. In un mercato comune finanziario, del resto, è la premessa di una politica monetaria comune».

  

(Paolo Nessi)