Mentre lo spread tra Btp e Bund è tornato sotto quota 500 punti base, seppur in costante movimento, la “tempesta” sui titoli di Stato sembra muoversi verso la Francia. La tendenza è quella di un allargamento del differenziale tra gli Oat e i Bund e di un aumento del costo dei credit default swap, cioè dei contratti assicurativi contro le insolvenze nei pagamenti dei bond. La scorsa settimana era stata diffusa persino la notizia di un downgrade del debito francese (che gode del voto massimo, la famosa tripla AAA) da parte di Standard & Poor’s. Ma l’agenzia di rating ha poi spiegato che si era trattato solo di un errore. «Il downgrade della Francia – ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze – è in realtà già stato scritto ed è soltanto una questione di tempo. Giornalisticamente parlando, l’errore di S&P’s è un “coccodrillo”, cioè un epitaffio scritto per persone vive di cui si prevede il decesso a breve termine». Mentre sugli effetti sui mercati delle dimissioni di Berlusconi e della nomina di Mario Monti, Forte sottolinea che «è una self realizing profecy, nata dal fatto che le Borse mondiali volevano le dimissioni di Berlusconi e, prevedendole, sono riuscite ad avverarle. Ma questo non porterà a un miglioramento del quadro economico del nostro Paese».



Con la nomina di Monti, il peggio per l’Italia è passato?

Questo naturalmente è difficile da dirsi. Secondo gli operatori finanziari, sì. Ma non sappiamo se è esattamente così, in senso vero e proprio. La mia valutazione è che la tempesta dei mercati sull’Italia era artificiosa ed era stata creata apposta allo scopo di mandare via Berlusconi e nello stesso tempo si è rafforzata grazie alla previsione che questo sarebbe accaduto. Come spesso accade per le speculazioni, qualcuno inizia e gli altri si accodano perché immaginano che esistano delle buone ragioni per cui si compiono queste operazioni. E quindi il fatto che si voleva, proprio perché è stato pensato, finisce per verificarsi.



Le dimissioni di Berlusconi basteranno a risolvere i problemi?

In realtà, non serviranno per migliorare la situazione. La coalizione Pdl-Lega non riusciva a realizzare alcune delle richieste dell’Europa. In particolare, il Carroccio si opponeva alla modifica dell’età pensionabile che era uno dei punti più facili della riforma. Ma di fatto il centrodestra accettava le nuove norme di flessibilità sul mercato del lavoro. Invece, con la maggioranza che sosterrà Monti, realizzare quanto vuole l’Ue risulterà ancora più difficile.

Dopo la tempesta sull’Italia, ritiene che la Francia possa essere il prossimo Paese nel mirino dei mercati?



Sicuramente. La Francia, anche se non ha un elevato debito, ha un alto deficit. L’obiettivo, a differenza del caso italiano, non è renderla insolvente, ma farle togliere la tripla A. Ossia di “degradarla” rispetto alla Germania, facendo in questo modo ridurre ulteriormente la forza dell’euro come moneta internazionale. Gli effetti sarebbero molto importanti, nel senso che si indebolirebbe la possibilità di effettuare le politiche europee mediante il direttorio franco-tedesco. Inoltre, è apparso chiaro che Sarkozy non solo si occupa di politiche finanziarie e monetarie (di cui dovrebbe occuparsi essenzialmente la Bce), ma anche di politiche in senso stretto, perché interferisce nelle nostre vicende. Per l’Italia, quindi, ci sarebbero conseguenze sia positive che negative.

 

La Commissione europea ha invitato la Francia a fare di più per diminuire il rapporto deficit/Pil nel 2013 (che è previsto sopra il 5%). Come valuta questo intervento?

 

La Francia non ha un debito pubblico elevato e le misure che sta prendendo non sono così significative, ma il governo si sta indebolendo con l’avvicinarsi delle elezioni. Sarkozy, inoltre, ha commesso l’errore di valutare le sue prospettive di entrate, e quindi di possibilità di pareggio di bilancio negli anni a venire, sulla base di un tasso di crescita del Pil che purtroppo è stato ridotto al ribasso per tutta l’Eurozona. Non dimentichiamoci poi che la Francia parte da un disavanzo pubblico molto più elevato del nostro e che non è abituata alle misure restrittive. Non sarà quindi una passeggiata ridurre il rapporto deficit/Pil fino a portarlo a zero.

 

Come interpreta il comunicato di S&P’s, con l’annuncio di una variazione del rating della Francia poi risultato un errore?

 

È altamente probabile che sia stato un errore voluto da qualcuno che in questo modo ha fatto insider trading speculando. Tuttavia, questi funzionari non fedeli di S&P’s hanno svelato un fatto: la lettera riguardante il downgrade della Francia era già pronta. Cioè, si tratta di un testo che non doveva uscire, ma che è autentico e che rappresenta una sorta di “coccodrillo”, come si chiamano i necrologi che si fanno nei giornali per le personalità famose. Ed è ovvio che queste note si fanno quando la morte si presume essere vicina. Siccome S&P’s si occupa di tantissimi stati, significa che per la Francia questo tema è abbastanza attuale e quindi che prima o poi il downgrade arriverà.

 

Che conseguenze ci sarebbero?

La più importante è che il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) perderà a sua volta la tripla A. Finora ce l’ha in quanto la maggioranza dei paesi che lo finanziano (circa il 55%) ha a la tripla A. Togliendola alla Francia, questa cifra scenderà un po’ sotto il 40%. L’Efsf perderà quindi la capacità di raccogliere sul mercato le risorse di cui avrebbe bisogno per arrivare a una potenza di fuoco di mille miliardi. E questo avrebbe delle conseguenze anche per l’Italia.

 

Quali?

 

Sicuramente non avremo più i diktat del direttorio franco-tedesco, perché il fondo europeo non potrà fare granché. Questo naturalmente ci vincolerebbe di meno sul piano politico, ma ci costringerebbe a osservare di più le prescrizioni della Bce e a studiare delle soluzioni alternative all’Efsf su cui non potremmo più contare.

 

(Pietro Vernizzi)