Habemus Papam: il Governo di Mario Monti è nato e ora sappiamo anche chi sono i suoi i ministri. Il tanto decantato “effetto Monti” sui mercati, come pure ieri, non si fa notare nemmeno oggi: lo spread tra Btp e Bund naviga tra i 520 e i 530 punti base. Chissà se cambierà qualcosa alle 17:00, quando il Presidente del Consiglio e i ministri presteranno giuramento davanti al Presidente della Repubblica. Altrimenti bisognerà attendere con ansia le mosse delle tre persone che d’ora in poi avranno in mano le leve che possono servire a tirare l’Italia fuori dalle secche della crisi. La prima è ovviamente Mario Monti, non solo perché Capo del Governo, ma anche per il suo ruolo ad interim di ministro dell’Economia. Già con l’esperienza avuta in questi anni con Giulio Tremonti abbiamo potuto vedere quanto sia importante il comando del dicastero di via XX settembre. Inoltre, il fatto che l’incarico verrà ricoperto da Monti eviterà spiacevoli liti, discussioni e incomprensioni che hanno invece contraddistinto il rapporto Berlusconi-Tremonti. La seconda è Elsa Fornero, che guiderà il ministero del Lavoro in una fase in cui si preannunciano modifiche importanti al mercato del lavoro (articolo 18 compreso). Tanti auguri alla Professoressa di Torino, nonché vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. E proprio dal grande gruppo bancario italiano arriva l’ultima persona su cui l’Italia potrà contare, Corrado Passera, cui è stato affidato il ministero dello Sviluppo e delle Infrastrutture. I primi commenti parlano già di “super-ministro” (attenzione, perché anche Tremonti era a capo di un super-ministero…) e non è difficile notare un’anomalia e nutrire qualche dubbio sulla bontà di questa scelta.
L’anomalia: Passera non è certo un politico, ma nemmeno propriamente un tecnico, almeno non un accademico o un “esperto del campo” come gli altri suoi colleghi di governo. Attualmente (le dimissioni non sono state ancora comunicate), infatti, è Ceo del più importante gruppo bancario italiano. I dubbi: 1) La banca che dirige sembra portata a partecipazioni strategiche in diverse importanti aziende italiane: applicherà lo stesso modello anche al sistema-Paese? Aumenterà o diminuirà la presenza dello Stato nell’economia? 2) Passera è stato in prima linea nell’operazione di privatizzazione di Alitalia e ancora oggi Intesa Sanpaolo è azionista di riferimento di Cai: affidargli i Trasporti non costituisce un potenziale conflitto di interessi? Se si dimetterà dalla guida di Intesa Sanpaolo, possiamo essere sicuri che sarà arbitro imparziale rispetto a una realtà imprenditoriale (Alitalia-Cai) che ha contribuito in modo importante a far nascere?
3) Prima di arrivare in Banca Intesa nel 2002, Passera era amministratore delegato di Poste italiane, in un periodo in cui il mercato postale, secondo quanto dettato dall’Ue, andava liberalizzato. Tuttavia, la situazione italiana era in realtà migliore di quanto richiesto da Bruxelles, ma anziché lasciare la situazione invariata, ci si mosse verso un ritorno al monopolio, rispettando comunque i requisiti richiesti dall’Europa e spazzando via le concessioni che erano in vigore per alcuni operatori privati (come ha ben spiegato Ugo Arrigo): dato che anche oggi l’Europa ci chiede liberalizzazioni, questa volta Passera saprà guardare dalla parte della concorrenza? 4) La parola Infrastrutture, oltre che nel suo ministero, compare anche in Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo, che fa a capo al gruppo Intesa Sanpaolo e che finanzia progetti (solo per citare due casi) per l’Anas e per l’Autostrada Pedemontana Lombarda (di cui Intesa Sanpaolo è pure azionista): anche qui non si corre il rischio di qualche forma di conflitto di interesse?
Che dire: in bocca al lupo agli italiani e buon lavoro a Passera, il quale può dire di aver battuto un’altra volta Profumo. Non Francesco, suo nuovo collega all’Istruzione, ma Alessandro, ex Amministratore delegato di Unicredit. Non solo quest’ultimo è stato “silurato” (dietro cospicua buon uscita) dalla banca rivale, mentre lui è rimasto saldo al suo posto, ma era stato indicato come possibile “Papa straniero” per guidare il Partito democratico, mentre Passera ha fatto di meglio: è stato nominato super-ministro.