L’Acgom ha approvato una delibera che impone un taglio significativo dei costi di terminazione da rete fissa e rete mobile: in sostanza, quel prezzo che un operatore deve pagare ad un altro per poter accedere alla sua rete. «Una misura i cui effetti, specie per i consumatori, non vanno, tuttavia, sopravalutati», spiega, interpellato da ilSussidiario.net Massimiliano Trovato, fellow dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto di telecomunicazioni.
Eppure, sembrava che la riduzione, imposta, del resto, dalla Commissione europea, potesse generare un certo entusiasmo tra gli utenti. Attualmente, infatti, le tariffe di terminazione, si attestano sui 5,3 centesimi al minuto, con l’eccezione di 3HG che, entrato sul mercato per ultimo, gode di una tariffa favorevole, di 6,3 centesimi/minuto. Ebbene, attraverso diversi scaglioni, al primo luglio del 2013, le tariffe dovranno essere di 0,98 centesimi al minuto. «Secondo la Commissione europea – continua Trovato – i costi così alti erano legittimi esclusivamente quando il mercato era ancora agli inizi. Credo che la decisione fosse, quindi, abbastanza prevedibile. Sostanzialmente, tuttavia, con questa riduzione non stiamo facendo solo un cambio quantitativo ma, prevalentemente, qualitativo».
Secondo Trovato, «si andrà incontro un modello Bill and Keep, in cui, cioè, ciascun operatore non riversa i costi di terminazione o li riversa in maniera così esigua che è trascurabile». Un modello del genere, reca, principalmente, un beneficio: «Aumenta la trasparenza, perché è il consumatore a verificare direttamente in bolletta il rapporto con il proprio operatore». Ma, a livello di prezzi complessivi, i vantaggi non saranno particolarmente percepibili. «Le speranze delle associazioni dei consumatori che pensano in una relazione diretta tra i costi di terminazione e i costi finali per gli utenti sono eccessivamente ottimistiche. Sicuramente ci sarà una riduzione, ma non sarà proporzionale alla limatura dei costi di terminazione. Lo stesso varrà per le tariffe tra operatori mobili diversi. Il modello di business in cui i costi sono fortemente calmierati all’interno dello stesso network e decisamente più alti tra operatori diversi continuerà a prevalere».
Tutto questo ha un motivo: «È preventivabile infatti, il waterbed effect, l’effetto del materasso ad acqua, dove se ci si siede in un punto, il materasso si alza da un’altra parte. Significa che ci sarà, in sostanza, una rimodulazione dei prezzi; da qui, il fatto che i vantaggi per i consumatori non saranno significativamente apprezzabili».