La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il neo-presidente della Bce Mario Draghi, si incontreranno alla 18 a Cannes per discutere della situazione della Grecia. E del referendum annunciato a sorpresa da Papandreu che ha provocato il crollo delle Borse europee e l’irritazione del leader dell’Unione. Francia e Germania, di recente, avevano fatto sapere che avrebbero fatto in modo che le decisioni prese in sede europea, sulle quali il premier ellenico vuole votare, saranno fatte rispettare. Inizialmente, quella del premier greco di sottoporre a referendum il piano di aiuti europeo per salvare il suo Paese dal fallimento, sembrava una sortita personale. Un’idea squisitamente politica per togliersi dall’impasse in cui si trova, e non trovarsi addossata tutta la colpa delle severissime misure che sarà necessario adottare per ottenere adeguata fiducia dalle istituzioni dell’Unione (come il taglio degli stipendi e il licenziamento dei dipendenti pubblici o l’aumento delle tasse). Tuttavia, l’iniziativa, che se avrà esito negativo potrebbe determinare l’uscita della Grecia dall’euro e la fine dell’unione politica e monetaria europea, ha ricevuto l’avvallo del governo. Atene ha deciso di appoggiare le proposta di Papandreu. Il referendum sarà indetto al più presto possibile. A dicembre, probabilmente. Il portavoce dell’esecutivo, Elias Mossialos, ha fatto sapere che il Consiglio dei ministri ha deciso di dare l’ok alla proposta all’unanimità.



Venerdì, invece, il Parlamento si dovrà esprimere sull’operazione con un voto di fiducia. Il voto sarà sul piano del 27 ottobre varato dall’Ue. Prevede, tra la altre cose, che le banche esposte nei confronti di Atene accettino di dimezzare li valore delle obbligazioni del debito greco che hanno in cassa; inoltre, gli Stati europei dovrebbero dare un sostegno finanziario per impedirne il default e l’impossibilità di pagare pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici. Come contropartita, la Grecia dovrebbe accettare un rafforzamento delle autorità di controllo e dare un’accelerata al piano di misure d’austerity varate nel 2010.  Papandreu, che vuole, tra le altre cose, temperare la pressione dell’Ue sul suo operato, ha fatto sapere che, in realtà, la consultazione avrebbe lo scopo di testimoniare l’adesione della Grecia all’Europa e all’euro. E di lanciare un tale segnale sia all’interno che all’esterno del Paese. 



«Dobbiamo fare in modo che le cose siano chiare da tutti i punti di vista, e io dirò al G20 che si dovranno finalmente adottare delle politiche che garantiscano che la democrazia sia mantenuta al di sopra degli appetiti dei mercati», ha dichiarato aggiungendo di aver avvertito per tempo i colleghi europei delle sue decisioni.

Tuttavia, per quanto riguarda gli scenari della politica interna, sembra che l’annuncio non gli abbia giovato particolarmente, anzi. Allo stato attuale gode, infatti, di una maggioranza estremamente risicata, di soli due parlamentari. E non pochi deputati socialisti pare che abbiano intenzione di mollarlo.