Monti, salutato a più riprese, a destra, a sinistra e al centro, come il salvatore della patria, si è definitivamente insediato, ricevendo dai due rami del Parlamento una fiducia record. Tuttavia, i mercati non sembrano essersene accorti. Alla prova del lunedì, la prima per il nuovo governo tecnico, lo spread vola intorno ai 480 punti base, mentre Piazza Affari è in profondo rosso. «E’ evidente che siamo ancora a un livello di allarme assoluto. Il problema vero, tuttavia, consiste nel rendersi conto che non si tratta di un problema esclusivamente italiano», spiega un analista finanziario interpellato da ilSussidiario.net «Nei giorni scorsi – aggiunge -, infatti, lo spread dei titoli francesi rispetto a quelli tedeschi ha raggiunto un livello record, mentre gli stessi bund tedeschi iniziano a dare segnali di nervosismo rispetto agli omologhi americani, con i quali il differenziale è salito di 15 punti». Che non è un’enormità, «ma rappresenta pur sempre un’anomalia». Tra le sacche della crisi, l’Italia non è l’unica che continua a trascinarsi.
«La situazione è gravosa a livello europeo. Anche se l’Italia, effettivamente, resta al centro della speculazione e viene penalizzata di più di quello che merita, se prendiamo in considerazione le sue reali condizioni economiche». L’esecutivo guidato dall’ex commissario europeo avrebbe dovuto dare ai mercati un segnale che consentisse loro di tornare a fidarsi del nostro Paese e della sua capacità di solvenza. «Ma il governo Monti – spiega l’analista -, per ora, non ha fatto niente, né farà nulla per alcuni mesi. Per cui, nonostante in futuro possa riuscire a mettere a punto le riforme che occorrono, i problemi strutturali rimarranno tali ancora per dei mesi, se non per degli anni». Resta da capire, allo stato delle cose, quanto potremo resistere. «Ancora più difficile è capire come. Con questo livello di spread, il rischio è di continuare a pagare il nostro debito andando incontro a recessione. Gran parte delle conseguenze negative di un livello così alto si stanno già verificando. Quanto poi si possa effettivamente andare, avanti, è oggetto di studio». Anche l’Unione Europea è interessata da una pesante incognita.
«Non è chiaro cosa ne sarà della zona euro. Del resto, Francia e Germania hanno idee opposte sulla manovra in grado di rivelarsi determinante: la trasformazione della Bce in prestatore di ultima istanza, in grado di emettere moneta». Ad opporsi, è la Germania. «I tedeschi non vogliono assolutamente pagare per tutti. E sanno che, direttamente o indirettamente, si troverebbero nelle condizioni di doverlo fare. Ad esempio, la copertura degli eurobond sarebbe di fatto, garantita da loro».