Il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e grande economista, ascolta con interesse la “voce” che circola in ambienti europei e tedeschi, che è quella di una Germania pronta a ritornare al marco tedesco e ad abbandonare l’euro, tanto che, si dice, si stiano già stampando nuovi marchi.
Professor Forte, questa “voce” sarebbe attribuibile a un deputato socialista del Bundenstag ? “Mi sembra un fatto inverosimile, ma probabilmente è una battuta provocatoria. Perché in effetti si sta giocando una partita mondiale sulla salvezza dell’ euro. Dirò di più, è una sorta di sfida mondiale, una sfida all’ “Ok corral” tra banche europee e banche americane. Io credo che l’euro alla fine ce la farà, ma se avviene questo ci sarà una sconfitta per gli Stati Uniti e per il dollaro come moneta di riferimento negli scambi internazionali, come moneta di riferimento. Credo che l’euro ce la farà perché non ritengo che Mario Draghi sia un suicida e voglia suicidarsi insieme alla Banca centrale europea. E poi la fine dell’euro significherebbe una stangata colossale per la stessa Germania”.
In che senso professor Forte ? “Ammettiamo che l’euro non ci sia più e si ritorni alle vecchie lire e alle altre monete. Facendo dei calcoli approssimativi la lira si svaluterebbe probabilmente del 25 percento. E questo la renderebbe paradossalmente competitiva. Non si vive solo di importazioni e mercato interno, ma anche di esportazioni e per l’Italia le esportazioni sono circa un terzo del pil. L’ Italia, con una lira competitiva, avrebbe una sorta di boom economico valutabile intorno al 10 percento”.
Stiamo ragionando su uno scenario incredibile, però ? “A mio avviso è uno scenario incredibile. Perché, ripeto, io credo che l’euro alla fine si salverà. Ma questo significherà la sconfitta del dollaro, il suo indebolimento. Vede, la Fed americana può stampare dollari, finanziare le banche, sostenere qualsiasi spesa pubblica. Ma ci sono Paesi come la Cina e come l’India cha hanno un pensiero lineare (non hanno letto i testi di Keynes ed Einaudi) che stanno alla finestra e guardano. Capiscono nel loro pensiero lineare che uno Stato che continua a stampare moneta corre verso l’inflazione e non sono affatto contenti, avendo in portafoglio, soprattutto la Cina, una parte consistente del debito americano. Alla fine si può anche cambiare idea e pensare che una moneta indebolita possa essere sostituita da un’altra moneta. La grande partita si decide su questo”.
Mi scusi professore, ma non si capisce a questo punto il gioco che sta facendo Angela Merkel.
“A mio avviso i tedeschi hanno il pregio di capire un anno dopo quello che sta succedendo. E sempre a mio avviso, il cancelliere tedesco ha fatto un doppio gioco. Guardi che è stata Angela Merkel a volere Mario Draghi alla Bce e sa quello che pensa Draghi. Del resto la Bce lo ha già detto: comprerà titoli di Stato italiani e spagnoli per circa 240 miliardi di euro nel prossimo anno, circa 20 miliardi al mese. Noi dobbiamo emettere titoli per un valore che si avvicina a quella cifra. Quindi la Merkel sa bene qual è la linea della Bce. Poi ha i suoi problemi interni, le scadenze elettorali e altre varie contraddizioni. Forse il doppio gioco le viene spontaneo, venendo dalla realtà della vecchia Germania dell’ Est comunista”.
E la politica di Nicolas Sarkozy ? “No, il presidente francese ha chiesto un intervento della Bce. Si è espresso chiaramente”.
Scusi ma questa sfida all’Ok Corral non pare condotta dagli Stati, ma dalla banche? “Questo è infatti un problema. Il governo di Mario Monti, con tutto il rispetto, è un governo che si regge sul consenso delle banche, di due soprattutto, Intesa San Paolo e Unicredit, le nostre più grandi banche impegnate in questa sfida cruciale con quelle americane. A mio avviso era meglio un governo di centrodestra, che entrava nella partita con la rappresentanza di tutta l’economia reale italiana, non solo con la sua truppa d’assalto finanziaria. Devo dire che questo non l’hanno compreso neppure i cattolici che si sono riuniti a Todi e per questo mi sono stupito”.
Hanno appoggiato questo governo apertamente? “Beh, in quel convegno hanno addirittura invitato Corrado Passera. Tra i valori irrinunciabili si dovrebbe pure mettere il valore di un Paese con una grande economia e con il patrimonio di un Paese come l’Italia”.
Però, a parte queste sua annotazioni critiche, lei pensa che l’euro ce la farà? “Penso di sì, perché ritengo che Draghi non sia un pazzo, ma una persona intelligente e determinata. E penso anche, in base agli interventi programmati dalla Bce, che se la battaglia è solo contro l’Italia per colpire l’euro, il problema si può facilmente disinnescare. E’ comunque una “bella partita” tra banche e non è affatto semplice”.
(Gianluigi Da Rold)