Il Consiglio dei ministri straordinario di un’ora e mezza tenutosi ieri sera ha prodotto un maxiemendamento alla legge di stabilità (e non un decreto legge) i cui contenuti puntuali non sono ancora stati resi noti. Per il momento si sa che non ci saranno provvedimenti su pensioni e mercato del lavoro, mentre ci saranno novità su: dismissioni degli immobili di proprietà dello Stato; defiscalizzazione per gli investimenti in infrastrutture pubbliche; liberalizzazione del trasporto pubblico locale; alcune norme riguardanti il pubblico impiego. A quanto pare, poi, il Presidente del Consiglio, proprio durante il cdm, avrebbe promesso che entro 15 giorni ci sarà un articolato che conterrà le prime misure per far fronte alla crisi e rilanciare lo sviluppo. «Il governo deve intervenire – ci dice l’economista ed ex ministro delle Finanze, Francesco Forte – non solo sul medio termine, ma anche nell’immediato con delle misure shock. Secondo me, si dovrebbe muovere su tre diverse direttrici».



Quali?

La prima è annunciare un anticipo del pareggio del bilancio all’anno prossimo. Dato che le previsioni parlano di un deficit all’1,6% del Pil, si tratterebbe di un’operazione da 25 miliardi di euro: 5 si possono ricavare dall’alienazione di beni immobili pubblici di cui ha parlato il cdm, 20 dall’accordo con la Svizzera sulla cooperazione fiscale. La seconda riguarda operazioni sul debito da attuare l’anno prossimo attraverso privatizzazioni. La terza deve essere una rassicurazione delle famiglie italiane.



In che modo dovrebbe avvenire questa rassicurazione?

Di fronte all’irrazionalità dei mercati, ai dati che sentono in televisione o leggono sui giornali, le famiglie italiane sono giustamente impaurite. Il governo dovrebbe spiegare alle famiglie che intende attuare misure per salvaguardare i conti e per rendere sempre più solvibili i titoli di stato, invitandole anche a sottoscriverli, dato il loro buon rendimento. A questo scopo potrebbe anche istituire un fondo per garantire il rimborso dei bond statali con il patrimonio pubblico. Agli italiani non bisogna chiedere di essere tassati sul loro patrimonio, ma di far confluire i loro risparmi che adesso stanno scappando altrove al debito pubblico, che ora è per il 45% in mani straniere, mentre vent’anni fa era quasi totalmente “in casa”.



La maggioranza sarebbe pronta a sostenere le misure del governo o si potrebbero creare delle tensioni come quelle viste sul caso delle pensioni?

Bisogna distinguere il ministro dell’Economia, che mi sembra stia tenendo un atteggiamento strano, dal resto della maggioranza. Non dimentichiamo che la crisi di credibilità che attraversiamo è dovuta anche al fatto che Tremonti non ha firmato (o lo ha fatto di mala voglia) la lettera che Berlusconi ha indirizzato all’Ue. Sono convinto poi che misure come quelle che ho illustrato prima non possono che rinsaldare la maggioranza, perché quelli che protestano all’interno del Pdl di fronte a una maggiore iniziativa del governo voterebbero a suo favore.

Intanto, però, continuano a susseguirsi gli appelli a un governo delle larghe intese. Cosa ne pensa?

La ritengo un’ipotesi dannosa, perché questo sarà un mese importantissimo in cui non possiamo permetterci quella crisi di governo necessaria ad aprire la strada alle larghe intese. Dato che non c’è ancora un accordo europeo sulla crisi, che c’è una finanza scatenata, meglio magari tornare a parlare di governo di larghe intese l’anno prossimo. Già l’annuncio di un referendum in Grecia ha dato una forte scossa ai mercati, figuriamoci cosa può accadere con una crisi di governo in Italia.

 

Ieri La Repubblica ha scritto che secondo un report di Credit Suisse – dati i precedenti di Grecia, Portogallo e Irlanda che hanno dovuto richiedere aiuti internazionali dopo aver superato la soglia del 6% di rendimento dei titoli di stato – all’Italia restano 100 giorni per evitare il default. Cosa ne pensa?

 

Dal punto di vista econometrico ed economico questa è una scemenza. Abbiamo infatti in Europa un tasso di inflazione al 3% e la prospettiva per il prossimo decennio è che si attesti intorno al 2,5%. Questo vuol dire che anche se si arriverà a un rendimento nominale del 7% sarà in realtà al 6%. Inoltre, a differenza della Grecia e degli altri, il nostro deficit pubblico è fase di azzeramento e abbiamo già un avanzo primario di bilancio. Questo ragionamento è quindi privo di basi matematiche. Infine, in prospettiva, il crescente avanzo primario ci permette di poter affrontare l’emissione di titoli di stato per 220 miliardi di euro nel 2012 e di 180 nel 2013 sapendo che non ci sarà un “avvitamento” sul rifinanziamento del debito.

 

Lei ha appena parlato di un’emissione da 220 miliardi per il 2012. Ci può spiegare come si arriva a questa cifra, dato che sui giornali se ne vedono altre e più elevate (si parla di 440 miliardi)? 

 

Le spiego il calcolo: in totale ci saranno emissioni per oltre 1700 miliardi di euro. Di questi, 140 riguardano Bot la cui scadenza sarà entro l’anno e 160 sono costituiti da Cct biennali. Quindi l’importo delle emissioni a breve è dato dalla somma di 140 (i Bot) e dalla metà del valore dei Cct (dato che sono biennali). Il totale è 220. I restanti 1400 e più miliardi di emissioni riguardano Ctz, Btp e titoli esteri la cui “vita media” è di sette anni. Anche qui dividendo l’importo per gli anni di durata si ha un totale di circa altri 220 miliardi. Nominalmente ci sarebbero quindi 440 miliardi di euro, ma sui titoli a breve (220 miliardi) non c’è alcun rischio di avvitamento come detto, perciò resta solo da affrontare lo “scoglio” dei rimanenti 220 miliardi.

 

(Lorenzo Torrisi)

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