Il governo sembra intenzionato a metter mano a una serie di liberalizzazioni. Tra cui quelle del trasporto pubblico locale. Secondo le indiscrezioni relative al contenuto del maxiemendamento approvato dal Consiglio dei ministri di ieri, l’esecutivo metterà mano alle norme che vietano agli gli enti locali di affidare in esclusiva i servizi pubblici e a quelle che prevedono la privatizzazione. «Qualcosa che già esiste. La stessa Comunità europea ha emanato una serie di leggi in tal senso. Da quanto si apprende, al momento, pare che non sia cambiato alcunché», è la premessa del ragionamento espressa da Roberto Zucchetti, presidente e amministratore delegato del Gruppo Clas interpellato da ilSussidiairio.net. L’analisi dello stato dell’arte, in ogni caso, è chiara.
«Qualunque norma sulle liberalizzazioni produce effetti sul lungo periodo. Si parla di anni. E, al momento, abbiamo un problema da risolvere in tempi immediati. Non si capisce, quindi, perché mischiarne la soluzione a provvedimenti strutturali. Che andrebbero ponderati al di fuori del clima di emergenza». Secondo Zucchetti, accorgimenti sul lungo periodo, non servono a uscire dalla crisi. «Anche perché i contratti in essere rimarranno tali per anni. A meno che, quindi, il maxiemendamento non contenga modifiche sorprendenti, non cambia niente. Del resto, i cambiamenti che avverranno gradualmente nel corso del tempo sono già previsti dalle norme attuali». Che non è detto non vadano migliorate: «Le liberalizzazioni funzionano se funzionano le gare. Che, a loro volta funzionano se non ci sono delle clausole sociali rigide. Ovvero, se il personale, passando dalla società che perde a quella che vince non si porta dietro il contratto di prima. Altrimenti, la società nuova eredità le rigidità, le inefficienze, e i privilegi contrattuali di quella precedente». A quel punto, vincere la gara, non comporterebbe alcun vantaggio. «Perché – continua Zucchetti – l’azienda rischierebbe di mettersi con i sindacati in una posizione di scontro. Finché non ci saranno risposte chiare su questi passaggi, le liberalizzazioni non potranno essere convincenti». «Poniamo il caso che una società straniera vinca una gara in una grande città. Non si porterà certo dietro il proprio personale, i propri depositi o i propri mezzi di trasporto. Tutto ciò passerà dalla vecchia gestione a quella nuova. Che si porterà dietro i propri manager. Questi, se si troveranno dipendenti con il medesimo contratto, con il diritto ai comportamenti precedenti, non potranno modificare nulla».
Per inciso, «chi vince le gare non proviene da Paesi del Terzo mondo. Ma da Francia, Germania, dalla stessa Italia. Da posti in cui il lavoro è tutelato». Una questione di efficienza, quindi. «Chi ha avuto il coraggio – nella fattispecie Regioni, Province o comuni – di mettere delle clausole sociali che prevedono, ad esempio, che il personale venga riassorbito, ma alla regole di ingaggio di chi vince, ha saputo implementare il servizio».