Mi pare che ultimamente il mondo giri intorno alla Germania. Se i titoli di Stato italiani, spagnoli, francesi (finalmente!) vanno male, deve aiutarci la Germania permettendo la nascita degli Eurobond; se le bilance dei pagamenti di tutta Europa sono negative, deve metterci una pezza la Germania alzando i suoi stipendi; se la Bundesbank si permette di acquistare titoli di Stato sul mercato primario, allora deve farlo la Bce; se la Germania ha tassi bassi, allora deve pagare gli interessi degli altri paesi, anzi speriamo che si trovino nei guai così il denaro torna sui titoli degli altri Stati… Io nutro una naturale simpatia per i teutonici – se non altro per la qualità della cultura filosofica letteraria e musicale che hanno realizzato, e questo nel recente ‘800 fino all’inizio del ‘900, non nel non più ripetuto ‘400 italiano -, ma non per questo li difenderei a oltranza: non sono perfetti, però al momento sono semplicemente l’esempio migliore, e dovremmo averne cura.



In giro si leggono cose allucinanti; basta prendere il Sole 24 Ore di giovedì scorso dove Tabellini denigra la posizione tedesca di rigore fiscale e riforma individuale dell’economia, sostenendo che questa si è dimostrata inutile nella gestione della crisi del debito sovrano. Allora qualcuno mi dica chi ha realizzato effettivamente una politica di rigore e di riforma del proprio Paese, visto che interi stati semplicemente stanno campando sui finanziamenti Ue senza presentarsi sul mercato: Grecia e Italia sono nei guai perché nulla hanno effettivamente fatto, la Spagna sta ancora aspettando che il nuovo Governo cominci il suo operato, la Francia (se non lo sapete) aveva preso misure limitate al 2013 e ora sta scontando l’incapacità politica di pianificare alcunché a lungo termine (per non parlare dei pontificatori Usa i cui politici non hanno trovato niente di meglio che far scattare i tagli automatici alla spesa a causa dello sforamento sia del tetto massimo di indebitamento che dell’extra-time che si sono autoconcessi per sistemare i conti). Quale proposta tedesca ha fallito se nessuno l’ha veramente realizzata?



Sempre Tabellini si lamenta che i paesi indebitati siano stati lasciati in balia del mercato. A parte che Portogallo, Irlanda e Grecia sono già fuori mercato, nessuno si ricorda che la “disciplina del mercato” era stata invocata proprio in sede di costruzione dell’euro perché le finanze pubbliche fossero costrette a venir gestite in modo responsabile? Nessuno ha l’onestà intellettuale di ammettere di aver appoggiato questa visione, e magari di averlo fatto solo perché sperava che il problema non si sarebbe mai posto?

Altri, come De Benedetti, scrivono che l’economia tedesca, in effetti, è stata capace di riformarsi da sé, ma ora con l’euro gode di tassi bassi e potenza commerciale, per questo deve (in sostanza) pagare i debiti degli altri (vero obiettivo della loro retorica della difesa della moneta unica). Ci si dimentica che la Germania ha assorbito da sola i problemi della riunificazione con il carrozzone dell’est e ha gestito delocalizzazione e ristrutturazione produttiva nell’est Europa con un euro che valeva circa come il marco e tassi che non si sono abbassati ma sono rimasti bassi, mentre altri paesi, Italia in primis, hanno visto cali mostruosi dei tassi proprio grazie all’euro – il famoso “dividendo dell’euro” che doveva venir sfruttato per lo meno per contenere il debito. Come si può giustificare che chi ha meglio operato (con i dovuti sacrifici, dato che la riunificazione tedesca non è stata una passeggiata anche in termini occupazionali) ora debba a priori pagare per chi ha sperperato il patrimonio reputazionale concesso proprio dalla presenza tedesca nell’euro? De Benedetti in fondo non sarebbe certo disposto a pagarmi il mutuo perché io ogni mese mi spendo tutto in cene e concerti di Cherubini…



Ci si indegna quasi (Tabellini ancora) che la Bundesbank acquisti Bund all’emissione e che la Bce non possa farlo… Mi scusino, ma il corrispettivo della Bundesbank è la Banca d’Italia e non certo la Bce: la confusione è rivelatrice della volontà di spendere soldi altrui – gli euro della comunitaria Bce – invece che i propri (il bilancio della Banca d’Italia, come di ogni Banca centrale, è un vaso comunicante con il Tesoro dello Stato di appartenenza). Il divieto della Bce a fare certe manovre è legato sempre a quella “disciplina del mercato” di cui sopra, e serve per lasciar libera la Bce di perseguire la stabilità monetaria (obiettivo su cui ha fatto moltissime concessioni sull’altare della congiuntura economica, tanto che solo raramente ha mantenuto il suo target del 2% di volgarmente detta inflazione). Nel 1981 in Italia si è deciso di vietare alla Banca d’Italia di comprare “a fermo” il debito statale per eliminare le aspettative della continua monetizzazione dello stesso da cui discendeva la galoppante inflazione dei prezzi e tassi di interesse anche a due cifre; il deficit di credibilità degli obiettivi inflazionistici e del controllo delle finanze pubbliche ha reso necessaria questa mossa. Se i tedeschi possono permettersi di fare qualcosa (e in realtà la Bundesbank non acquista in proprio ma per conto dell’Agenzia del Debito, Finanzagentur, ente che opera come collocatore-ponte analogamente alle italiane banche specialist) che l’Italia si è preclusa da sola è semplicemente perché loro sono tedeschi, hanno già dimostrato che non avrebbero abusato di questo strumento (vedi i tassi bassi, il marco come riferimento monetario europeo, il livello del debito, ecc.), pertanto possono sfruttare un capitale reputazionale che l’Italia ha dovuto conquistarsi poco alla volta fino a dover confluire in una moneta unica europea per dire a tutti che “non aveva più sovranità, quindi non poteva più fare gli errori del passato”. I tedeschi possono, una Bce tedesca per un diciassettesimo non può. Allo stesso modo si dovrebbe dire che allora tutti potrebbero andare sempre in deficit di partite correnti perché gli Usa lo fanno da venti anni… ma che loro hanno il dollaro – la riserva valutaria mondiale -, mentre gli altri no.

E qui merita spazio una parentesi tassonomica: il “prestatore di ultima istanza” tanto evocato da giornalisti ed economisti di grido non è colui che finanzia gli Stati quando nessun privato è più disposto, bensì colui che fornisce liquidità alle banche commerciali in caso di problemi sull’interbancario come pure di corsa agli sportelli, e questa funzione è propria di qualsiasi Banca centrale, Bce inclusa. Il termine è usato oggi impropriamente, intendendo in realtà il “sottoscrittore di ultima istanza” o “l’acquirente di ultima istanza” di debito pubblico; pare solo una questione lessicale, ma in realtà ha effetti profondi, perché tutti hanno sentito usare in precedenza l’espressione “prestatore di ultima istanza” e quindi l’opinione pubblica associa al termine qualcosa di familiare, naturale, scontato e necessario che adesso – si fa credere – la Bce si rifiuta di fare. Invece, qui si parla di un nuovo “monetizzatore a oltranza” del debito pubblico, che sicuramente non farebbe tutta questa presa sull’opinione pubblica se chiamato con il suo nome proprio.

Si rasenta la follia totale quando si pensa che “il fallimento dell’asta [dei Bund del 23/11] potrebbe essere un evento non così negativo, se i Bund cominciassero ad essere percepiti un porto meno sicuro in cui mettere i soldi: liquidità per lo più distolta dai titoli degli altri paesi dell’Unione” (Riolfi), come dire che se vacilla la reputazione tedesca allora la domanda tornerà dai titoli tedeschi a quelli italiani… Il pensiero che invece tutti prendano la strada per Berna, Oslo o Brasilia non sfiora nemmeno i fini commentatori finanziari… L’idea che preservare la reputazione della Germania come ancora per tutta l’area euro (in termini per lo più politici, dato che il problema monetario è un problema derivato e pure isolabile) pare sia solo della Merkel e di pochi altri, che infatti suggeriscono aiuti ai paesi in difficoltà solo dietro stretta sorveglianza e pena o il blocco degli aiuti o la perdita di sovranità fiscale; ora mi si dica se il “commissariamento” in questo caso può essere espressione dei Governi greco o italiano piuttosto che tedesco!

Gli Eurobond (o UnionBond, EuroUnionBond, Stability Bond) sono un modo, giustificato scorrettamente come sopra, per sfruttare reputazione e denaro vero dei tedeschi a vantaggio di governi guidati finora da persone i cui stessi elettori hanno trattato da idioti se non da criminali. Agli Eurobond si oppongono solo i tedeschi (forse anche i lussemburghesi, i finlandesi, gli olandesi e gli austriaci, ma nessuno ne parla) salvo l’applicazione di clausole di “commissariamento” che chiaramente non piacciono molto (altra dimostrazione che paesi come la Francia mirano al soldo facile, non all’equilibrio delle finanze pubbliche).

Va da sé che se la maggior parte dell’Ue spinge verso questo attacco alla diligenza tedesca, il mercato non può ignorare tale pressione; il mercato deve necessariamente incorporare la probabilità di tale scenario tanto più quanto insistenti si fanno le voci a favore, quanto più i problemi finanziari si fanno vasti, e quanto meno i singoli Governi si dimostrano disposti a risolvere individualmente i problemi… Insomma, l’inattività (incapacità o assenza di volontà di prendere decisioni) di fatto dei Governi rafforza di per sé lo scenario Eurobond: a scapito di qualsiasi discorso propagandistico, la rottura dell’Unione è uno scenario talmente problematico da essere il più improbabile e la sparizione dell’euro è una sciocchezza impraticabile, quindi si gioca un braccio di ferro tra debito socializzato e austerity individuale che aumenta l’incertezza sui Bund, cioè sul debito tedesco che sempre più probabilmente dovrà farsi carico dell’indisciplina celto-mediterranea. Ma se piace tanto questo mettere in comune il debito, perché non si propongono i Medi-bond, un titolo di debito infra-comunitario per Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Francia? Chissà perché la Francia si vuol privare di questo ruolo di salvifico leader…

Il risultato di tutto questo non è altro che indebolire il pilastro fiscale e produttivo dell’Europa, la Germania, e qualcuno pensa che questo sia nell’interesse dei più! E quando avremo mediterraneizzato la Germania cosa facciamo, un’unione monetaria con il Tibet per far dispetto ai cinesi? Io vorrei un po’ di verità dai politici, dagli economisti, e dai giornalisti. Fermiamo questo ennesimo assalto al patrimonio economico/finanziario dell’Europa, ammettiamo che solo i tedeschi possono essere tedeschi, e mettiamoci in testa che noi altri dobbiamo imparare a essere bravi.

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