In Italia il Governo di Monti si prepara a varare una manovra che, stando alle prime indiscrezioni, varrà 20 miliardi di euro. L’obiettivo è confermare il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 in un periodo in cui il nervosismo sui mercati finanziari resta alto. Lo spread tra Btp e Bund resta intorno ai 500 punti base, ma ormai la questione non riguarda solo l’Italia e gli altri paesi periferici, ma tutta l’Eurozona, i cui problemi sembrano lontani da una soluzione. Stefano Cingolani, esperto giornalista economico, si sente quasi liberato quando dice: «Cerchiamo di passare almeno questo inverno».
Partiamo da quel che ci riguarda da vicino: il Governo di Mario Monti doveva agire con rapidità, ma finora provvedimenti non ne sono stati presi.
Sono d’accordo sul fatto che i tempi si siano allungati un po’ troppo rispetto alle aspettative. Adesso bisogna fare in fretta, perché Monti non può presentarsi di certo al Consiglio europeo dell’8-9 dicembre a mani vuote. Il problema è vedere come si muoverà il Governo, quali punti toccherà.
A questo proposito si parla di una manovra da 20 miliardi di euro.
Io credo che ritornerà l’Ici, ma non creerà grande gettito. Ritengo, invece, che si metterà mano ancora all’Iva. Dopo l’aumento dell’ultima finanziaria, l’aliquota massima è passata dal 20% al 21%. Penso che si possa arrivare anche a un rialzo di altri due punti percentuali. L’Iva è una tassa che garantisce buone entrate e si può inquadrare come una sorta di svalutazione fiscale. Non so, invece, se verrà varata una patrimoniale o una mini-patrimoniale. La trovo una tassa problematica, sia per l’individuazione delle fasce di cittadini a cui si può applicare, sia perché è depressiva e potrebbe anche essere elusa con alcuni espedienti.
C’è poi il capitolo riguardante le pensioni.
Certo. È un tema critico, ma è importante per le casse dello Stato, specie per quel che riguarda le pensioni di anzianità. Inoltre, c’è il problema di cercare di non far andare in pensione molte persone subito.
Bisognerà però fare in fretta, vista anche la situazione dell’euro. Lei si immaginava un simile periodo di tensioni, sino al punto che esistono ormai scommesse, di ogni tipo, sulla sopravvivenza della moneta unica?
No, sinceramente non l’avrei mai immaginato. Certo, dobbiamo fare i conti con una costruzione europea di un certo tipo. Quindi pensavo che ci sarebbero stati inevitabili problemi e contrasti, ma uno scenario come questo proprio non lo avrei mai ipotizzato.
In concreto che cosa si può fare per fronteggiare questa crisi?
Mi pare che sia giusto e possibile trovare un’intesa inter-governativa di massima nel prossimo Consiglio europeo dell’8-9 dicembre. L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di un rafforzamento dei bilanci dei singoli Stati. Su che cosa si dovrebbe trovare questa intesa? Potrebbe essere garantita da una “Authority” europea, da un supervisore. Le soluzioni al riguardo credo che si possano trovare abbastanza semplicemente.
Cosa dovrebbe fare questa Authority?
Dovrebbe essere in grado di comminare sanzioni a chi non rispetta il rafforzamento dei bilanci statali. Questo potrebbe già essere un passo concreto. È vero che anche il Trattato di Maastricht prevedeva sanzioni. Ma la nascita di questa Authority sarebbe un salto di qualità nell’assunzione di responsabilità che, in un momento come questo, sembra inevitabile.
Ci vorrà comunque del tempo per far nascere questa Authority. Nel frattempo si può fare qualcos’altro?
Innanzitutto, c’è un compito urgente che la Bce può assolvere: quello di garantire liquidità alle banche. Qui non dovrebbero esserci ostacoli o problemi. L’Eurotower può inoltre muoversi sul mercato secondario acquistando titoli di Stato. Anche perché ad aprile l’Italia deve rinnovare 200 miliardi di debito in scadenza. E a questo proposito c’è un’altra iniziativa che la Bce potrebbe intraprendere.
Quale?
Stabilire di intervenire quando i rendimenti dei titoli di Stato superano il 5%. È quello che si chiama l’obiettivo-tasso. Sono curioso di vedere come si muoverebbe la grande speculazione di fronte a una dichiarazione del genere.
Sullo sfondo resta però la Germania, con la sua opposizione a interventi straordinari della Bce.
Credo che la Germania debba pensare in quale situazione si trova l’Europa. Anche perché il suo Pil nel 2012 crescerà solo dello 0,5%. Inoltre, lo stesso cancelliere, Angela Merkel, che si preoccupa moltissimo dei risultati elettorali, non può pensare di essere accolta come un’eroina se ritornasse in patria con un euro fallito, perché ciò significherebbe il fallimento di un’operazione di cui la Germania è principale azionista.
C’è chi chiede di affrontare la crisi con una modifica dei Trattati europei. Cosa ne pensa?
E quanti anni ci vorrebbero? Già di tempo ne è stato perso abbastanza e ora ne è rimasto molto poco. La classe politica europea ha messo in fila catena di errori: basta pensare alla situazione greca, che un anno e mezzo fa si poteva risolvere con interventi rapidi e mirati. Evitiamo ora di commettere le stesse leggerezze.
(Gianluigi Da Rold)