Dopo la Volvo, i cinesi (Youngman e Pang Da) comprano l’altro marchio automobilistico storico svedese, la Saab. La Swedish Automobile, proprietaria del marchio, ha annunciato la firma di un protocollo di vendita del 100% della Saab Automobile e della Saab Gran Bretagna per un totale di 100 milioni di euro. In crisi fortissima da tempo, la Saab aveva fermato la produzione dal mese di giugno: i lavoratori che rischiavano il posto erano 3.700, ma tenendo conto dell’indotto si arriva a 8.000. La società da settembre era in amministrazione controllata. Dopo la Volvo cade dunque anche Saab. I cinesi alla conquista del mercato automobilistico europeo? Secondo Franco Oppedisano (giornalista di Economy), raggiunto telefonicamente da IlSussidiario.net, non è così: “Ai cinesi interessa acquisire tecnologia avanzata a poco prezzo. Hanno già il mercato automobilistico più grande del mondo, il loro. Quello europeo ha per loro interesse estremamente limitato”.
Dopo Volvo capitola anche Saab. Non c’erano alternative, c’era solo la Cina?
Assolutamente no. I proprietari del marchio Saab hanno cercato di salvarla in tutti i modi, prima con l’acquisizione olandese poi con quella americana, producendo un modello di vettura molto particolare. Ma la realtà è che il mercato europeo non tira, non dà spazio per rifondare una azienda automobilistica. o si ha un’altra motivazione per comprare una azienda automobilistica o oggi non la si compra.
Qual è la prospettiva adesso: i cinesi sbarcano alla conquista del mercato europeo?
No, ai cinesi il mercato europeo non interessa. Hanno un mercato interno che cresce a ritmi elevatissimi, quello che interessa è la tecnologia. Con queste acquisizioni riescono a fare passi in avanti straordinari risparmiando parecchi soldi piuttosto che facendo ricerca e studi diretti. Comprando marchi che hanno tecnologie già in casa e persone che le sanno fare ottengono un risparmio notevole. Lo avevano già fatto con il gruppo Land Rover: i marchi resteranno attivi in Europa, ma per i cinesi non importano le vendite sul nostro mercato, tenendo poi conto che Volvo e Saab sono marchi che hanno quote molto ridotte sul mercato europeo.
E di questa tecnologia cosa se ne fanno?
Se la portano a casa e poi la rivendono in tutto il mondo, un business straordinariamente ricco. Risparmiano soldi nello sviluppo, negli investimenti e nella ricerca. A livello di sicurezza i cinesi sono indietro, con Saab e Volvo fanno un passo in avanti notevole. Tra l’altro, i costruttori cinesi attualmente sono tantissimi, ma il governo ha deciso di ridurli. In questo modo invece la tecnologia girerà per tutto il Paese, è una questione sistemica.
C’è un caso curioso in Italia: un imprenditore che costruisce vetture importando componenti dalla Cina.
È il marchio DR, di proprietà del signor Di Risio. Una azienda molisana che importa componenti dalla casa automobilistica Chery Automobile. Si tratta di una concessionaria molto grossa che per prima ha capito che c’era uno spazio sul nostro mercato per prodotti di basso livello qualitativo, ma non con marchio cinese. C’è già in Italia un altro imprenditore, a Brescia, che importa e vende macchine cinesi al 100%.
Invece De Risio cosa fa?
Lui ha provato l’avventura prendendo lo stock di carrozzerie dai cinesi e il motore da Fiat. In realtà non si è mai capito come sia strutturata la cosa, se sia cioè una joint venture o una realtà aziendale tutta sua. Ha avviato una produzione notevole, con tre modelli, ma il problema è che il momento del mercato automobilistico è drammatico. I primi due anni gli sono andati abbastanza bene, adesso però perde il 20-30%. È comunque un esperimento interessante dai confini ambiziosi: sta facendo un grande investimento a Termini Imerese con un piano di produzione di 60mila vettura, quando al momento ne vende circa 3mila.
In conclusione: quale quadro?
Il mercato italiano o europeo è interessante per i cinesi, ma in modo marginale come se per la Fiat fosse interessante il mercato della Tunisia. Quello che interessa è il mercato interno, già adesso è il primo mercato del mondo dove si vende in un mese quello che noi vendiamo in un anno. La richiesta di vetture in Cina è pressante, si trova un acquirente con qualunque modello. Lo stesso De Risio alcuni anni fa mi raccontò un episodio significativo: si trovava in una fabbrica cinese. Stavano montando i sedili, ma erano finiti quelli neri e cominciavano a mettere dentro dei sedili marroni insieme a quelli neri nella stessa macchina. De Risio disse che non si potevano mischiare, al che il direttore di produzione rispose: tanto la comprano lo stesso. I cinesi vogliono diventare i migliori e lo vogliono diventare in fretta: è il mercato automobilistico più importante del mondo, tanto che marchi come Bmw o Mercedes vanno bene non perché vendono in Europa, ma perché vendono in Cina.