L’altalenarsi delle ipotesi di dimissioni del premier e le successive smentite hanno provocato, ieri, un pesante effetto sui mercati. Non appena le voci di un passo indietro si facevano più insistenti, reagivano positivamente. Negativamente quando le voci rientravano. «Il mercato è convinto che il governo non sia stato in grado di fare le riforme che si attendeva per diminuire il debito e aumentare la crescita. Ha fallito in tre occasioni diverse: in primavera, con la prima manovra, in estate, con la seconda, e la settimana scorsa sotto le pressioni europee», ci spiega un analista finanziario (che preferisce rimanere anonimo) raggiunto da ilSussidiario.net. 



«In generale – continua  -, al mercato non piace l’incertezza e l’instabilità e, attualmente, la sua opinione nei confronti di Berlusconi è consolidata. Se continuerà questo trend, nell’arco di poche settimane, a causa dello spread con la Germania, il sistema bancario italiano si troverà in pesanti difficoltà. Ciò che emerge è che l’Italia non possa sopravvivere, in questa situazione, ancora a lungo». Per comprenderne il motivo, è anzitutto necessario capire cosa sia lo spread. «E’ la differenza – spiega – tra quello che deve pagare uno Stato sul proprio debito e quello che deve pagare un altro Stato. Per fare un esempio: se l’Italia, sui propri titoli, deve pagare il 6,5% di interessi mentre quello tedesco il 2,5%, la differenza è del 4%, che equivale a 400 punti base. Ultimante se ne sente sempre parlare in riferimento ai titoli decennali. Il paragone con la Germania dipende dal fatto che la sua economia e il suo debito sono considerati particolarmente solidi». Ebbene: l’aumento dello spread impatta sulle banche: «Se, in ragione del differenziale con i titoli tedeschi, l’Italia deve aumentare il rendimento dei propri per intercettare gli investitori, le banche devono fare altrettanto, ed emettere bond che siano competitivi rispetto a quelli dello Stato». A questo punto si produce un circolo vizioso: «Se le banche devono garantire rendimenti troppo elevati, non sono più in grado, poi, di garantire il credito. Il che, strozza l’economia. Viene indicato, come consuetudine, un rendimento del 7% e un rendimento a circa 550 punti come punto di non ritorno». Difficile capire come se ne possa uscire.



Secondo l’analista, «qualsiasi cosa serva per tranquillizzare i mercati sull’Italia, è positivo. Se su questo e sul fatto che il premier debba andarsene, in molti sono concordi, ci sono seri dubbi su cosa potrebbe accadere dopo. L’interesse esclusivo dei mercati è che un nuovo governo metta a posto i conti dell’Italia. Ma, se per fare questo, sarà necessario tartassare gli italiani, è evidente che lo scollamento tra i desideri dei mercati e quello dei cittadini sarà drastico.

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