Lo spread Btp-Bund schizza a quota 568 punti base, il rendimento dei titoli di Stato decennali supera la fatidica soglia del 7%, la Borsa di Milano vira in picchiata al -4%. Questi potrebbero essere alcuni dei sottotitoli di un ipotetico articolo intitolato “Berlusconi non molla” su un meno ipotetico quotidiano nazionale con sede a Roma. Invece sono i flash giunti dai mercati finanziari nella mattinata di oggi, il day after l’annuncio delle dimissioni del Presidente del Consiglio. Ma come: non si diceva che un suo passo indietro avrebbe fatto scendere lo spread di 100 o persino 200 punti base? Cosa sta succedendo? Difficile fornire una risposta certa e univoca, dato che i mercati sembrano seguire delle logiche tutte loro. Quella che segue è dunque una pura ipotesi di scuola.



Si dice che i mercati “puniscano” l’instabilità. Questa specie di mantra è stato anche ripetuto nel corso delle ultime settimane per spiegare che l’Italia è nel pieno del ciclone perché la sua situazione politica è tutt’altro che stabile. E c’è da dire che il passo indietro annunciato dal Premier tutto sommato crea ulteriore instabilità. In primis perché non si tratta di dimissioni con effetto immediato da oggi; anzi, non si sa con esattezza la data in cui verranno rassegnate. In secondo luogo, perché non si sa cosa accadrà dopo: chi governerà l’Italia? Chi metterà in campo le annunciate misure chieste dall’Europa che a quanto pare (visto il “quiz” con 39 domande spedito da Olli Rehn a Giulio Tremonti) non sembrano ancora bastare ai nostri partner?



Qui le ipotesi sono addirittura tre. La prima: un esponente dell’attuale maggioranza viene messo alla guida di un esecutivo che godrebbe anche dell’appoggio del Terzo Polo, arrivando fino al termine della legislatura. Diciamolo: potrebbe essere la soluzione migliore per tutti, anche per fare quel che ci chiede l’Europa. Ma la Lega vorrà tornare a governare con l’Udc e viceversa? Il partito di Casini non voleva un governo con il Pd? I finiani torneranno sui propri passi? Se il Terzo Polo vuole la patrimoniale, mentre la Lega non vuole toccare le pensioni, chi li metterà d’accordo?

Seconda ipotesi, quella più gradita dal Premier: si va a votare. Ma se poi vista l’attuale legge elettorale la Camera va al centrosinistra e il Senato al centrodestra? Chi lo scrive il programma del centrosinistra vista la “cozzaglia” Bersani-Di Pietro-Vendola? Con chi andrà il Terzo Polo? E mentre ci sarà la campagna elettorale e la formazione del nuovo governo, chi farà le leggi che ci chiede l’Europa? Dove arriverà, a questo punto, lo spread?



Terza ipotesi: governo tecnico che fa quanto chiede l’Europa e cambia la legge elettorale in modo che non ci sia il rischio di maggioranze diverse tra i due rami parlamentari. Problema: quale sarà la maggioranza parlamentare che sostiene questo esecutivo? È possibile un accordo per una nuova legge elettorale? Quanto tempo resterà in carica un governo tecnico?

Come vedete troppe opzioni e troppi interrogativi aperti per poter parlare di stabilità. Il sospetto, però, è che il permanere o il precipitare di questa situazione possa spingere il Capo dello Stato a optare per il governo tecnico: qualcuno potrebbe anche sostenere che in fondo i mercati potrebbero proprio volere questo.

 

P.S.: Tanto per la cronaca, è inutile fare paralleli tra Italia e Spagna. A Madrid Zapatero ha lasciato molto prima, il risultato delle elezioni anticipate sembra scontato, il debito pubblico è più basso e, soprattutto, è colpendo l’Italia che si fa molto male all’Euro.

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