Berlusconi, di fatto, non dovrebbe esserci più, eppure la Borsa va ancora giù. A questo punto lo spread è di sinistra o di destra? Adesso si parla di “velo di incertezza” sulle dimissioni di Berlusconi, dando indirettamente del cretino al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Diciamo pure che le schematizzazioni  fatte nei giorni scorsi sono tutte da rivedere. In effetti c’è solo un elemento che emerge in questa mattinata: il differenziale tra Btp e Bund sta battendo ogni record e continua a salire nella sua corsa verso i 600 punti e il rendimento dei nostri titoli di Stato supera il 7%. In più una raffica di sospensioni di tanti titoli, soprattutto quelli finanziari e bancari.



Ma il quadro è ancora più complicato perché piazza Affari, il giorno dopo la “virtuale cacciata” del premier più impopolare del pianeta, sta perdendo quattro punti in percentuale e un breve ritracciamento a -3% verso le due del pomeriggio non migliora l’orizzonte. ll Ftse Mib è aggrappato di pochi punti ai quindicimila, dopo essere andato sotto per gran parte della mattinata.Se piazza Affari è una “reginetta nera”, non è che il contesto europeo sia migliore e i futures in mattinata che arrivano da New York sono molto negativi.



La giornata si presenta più che problematica su tutti i mercati del mondo e raccontare che la “questione” sia solamente quella italiana comincia a diventare un po’ troppo comodo. La cosiddetta “contaminazione” è una spiegazione che sa un po’ di alibi rispetto alla complessità dell’economia e della finanza mondiale. La Grecia è stata sistemata, con un metodo “democratico” piuttosto discutibile, dato che alla fine a fare il presidente del Consiglio di un governo di transizione sarà il vecchio rappresentante greco nella Bce. E nessuno ha il coraggio di dire nulla su queste svolte di “nuova democrazia”.



Le banche francesi e tedesche cercano di salvare il salvabile e intanto, tra Parigi e Berlino, i due “geni incompresi”, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, continuano a non trovare un punto di accordo sul Fondo salva-Stati. Ed è più di un anno che se ne parla o forse ancora di più. In realtà, guardando ai mercati di oggi si deve dire che, nell’ordine, si assiste al default della classe politica e dirigente italiana, ma anche al default della classe politica e dirigente europea.

Gli italiani non hanno ancora finito di scrivere il famoso maxiemendamento (che si cerca di votare al più presto e non si sa con quali voti), gli europei non riescono a contenere nessun effetto “contagio” e vogliono imporre anche all’Italia un governo tecnico magari dando uno sguardo, soprattutto i francesi, ai portafogli delle loro banche. Nella “nuova democrazia” che avanza è il mercato che detta l’agenda politica.

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